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Gaarde, il gigante di Udine

Gaarde, il gigante di Udine
lunedì 5 gennaio 2009, 00:002009
di Germano D'Ambrosio

"Altezza mezza bellezza", si dice. Nessun proverbio, però, recita "lungagnone mezzo campione", e un motivo c'è. Già con Smoje abbiamo visto come non sempre la statura sia necessariamente propedeutica per il gioco del calcio. Stavolta tocca ad Allan Gaarde, meteora dell'Udinese, che per di più aveva la pretesa di voler fare il centrocampista d'ordine, anziché il solito difensoraccio di peso. Complimenti, se non altro, per il coraggio.

Allan Gaarde nasce il 25 gennaio 1975 a Grindsted, paesino della Danimarca settentrionale che dista pochi chilometri da Aalborg. Dotato di una stazza fisica non indifferente (1.95 di altezza), inizia a giocare come difensore centrale proprio nelle giovanili del Grindsted. Nel 1995 prova a ritagliarsi la sua prima esperienza nel calcio professionistico accasandosi al Vejen SF, in seconda divisione. Dopo due anni giocati a buon livello, l'Aalborg gli propone di tornare a respirare aria di casa, offrendogli un posto da titolare quasi garantito. Allan si trova a dover affrontare subito un test impegnativo: il 19 luglio 1997 la sua squadra deve fronteggiare i temibili olandesi dell'Heerenveen in Intertoto. Il tecnico Lars Søndergaard raccomanda di tenere particolarmente d'occhio il giovane Ruud Van Nistelrooy; Gaarde lo prende alla lettera e lascia l'attaccante a secco di gol, dimenticandosi però di tutti gli altri. Finisce 8-2 per l'Heerenveen, uno dei risultati più clamorosi degli ultimi anni a livello europeo. Allan capisce che forse quello del difensore non è proprio il suo mestiere ideale; viene dunque mandato d'urgenza a fare il centrocampista centrale, chiamato a produrre gioco al fianco dell'imprevedibile Jesper Gronkjaer. Di lì in poi, non si muoverà più da quel ruolo. Con il passare degli anni, Gaarde diventa un elemento sempre più insostituibile nell'undici danese; il ragazzo gioca bene e va pure in gol con una certa continuità, sfiorando più volte la convocazione in Nazionale. Nel 1999 vince il campionato danese - il secondo nella storia dell'Aalborg - e si consacra come uno dei giocatori migliori del torneo. Gli osservatori dell'Udinese lo notano, la prima volta, proprio a fine settembre '99: i bianconeri incrociano il club danese al primo turno di Uefa, e se ne sbarazzano senza troppe difficoltà. Gaarde non fa una figura indimenticabile; va meglio nell'estate successiva, quando le due squadre si trovano di nuovo a fronteggiarsi in Intertoto. Il 23 luglio allo Stadio Friuli il nostro Allan firma il provvisorio 1-0, colpendo di testa dopo una sconsiderata uscita a vuoto di Turci: finirà poi 1-2 per gli ospiti, ma l'Udinese passerà comunque il turno in virtù della vittoria all'andata. Il dg Pierpaolo Marino rimane comunque impressionato dalle doti (aeree e non solo) del ragazzo, e nelle ultime ore del calciomercato estivo acquisisce il suo cartellino dall'Aalborg, lasciandolo in prestito in Danimarca fino al mese di novembre, in modo da consentirgli di terminare il campionato. L'Udinese sborsa un miliardo e mezzo di lire. Miki Laudrup, all'epoca vice di Morten Olsen sulla panchina della Danimarca, avverte: "E' un buon centrocampista, ma il calcio italiano è molto duro...". E se lo dice uno come lui ci sarà da fidarsi, non credete?

Presentato alla stampa il 1 dicembre 2000 in compagnia del procuratore Kurt Behrens, Allan fa subito parlare di sé per due constatazioni metriche. Innanzitutto la sua altezza (1.95, come detto), che lo rende il secondo giocatore più alto del campionato italiano dopo Van der Saar (1.97). Poi il suo numero di scarpa, 45, roba da giocatori di basket. "E' un elemento forse già pronto per l'Italia - spiega Marino - e avrà tempo per ambientarsi". Lui d'altro canto sembra molto deciso: "Per me è una grande occasione: il primo obiettivo è imparare lingua, cultura e abitudini italiane. Sceglierò la maglia numero 66 perché In Danimarca avevo il 6, ma qui è occupato da Gargo: allora raddoppierò". Il suo arrivo - formalizzato il 2 gennaio, alla riapertura del mercato - viene visto da tutti come una provvidenziale boccata d'aria fresca per il centrocampo di mister Luigi De Canio, reparto dove Jorgensen è già un leader ma l'altro danese Morten Bisgaard non sta impressionando (per usare un eufemismo). Addirittura, nei piani del tecnico, Gaarde è in grado di sostituire perfettamente David Pizarro, tanto che la società cede in prestito il Pek all'Universidad de Chile. Il danese esordisce in campionato il 7 gennaio, contro il Perugia al Renato Curi: rimpiazza Manfredini al 28' del secondo tempo, disputando uno spezzone piuttosto incolore (gli umbri vinceranno per 3-1). Allo stesso minuto, sette giorni dopo, tocca a lui andare in panchina: partito da titolare contro la Lazio, De Canio è costretto a toglierlo per manifesta inferiorità sul 4-2 per i biancocelesti. Gli spazi, da quel momento, si riducono progressivamente. A centrocampo prende il sopravvento la coppia titolare Fiore-Giannichedda, e c'è da far giocare anche i vari Helguera, Montezine, Walem e Van der Vegt (oltre al già citato Bisgaard). Allan deve accontentarsi di pochi minuti contro Napoli, Atalanta, Parma e Verona; contro il Brescia mette a segno un prezioso assist per Margiotta, ma niente a che vedere con i tanti gol promessi inizialmente (in Danimarca ne aveva segnati 31 in 140 partite). Il 25 febbraio, a San Siro contro l'Inter, la sua partita peggiore. Di fronte alla Meteore Football Club di Marco Tardelli - che tra campo e panchina ha Gresko, Sukur e Farinos - il danese sostituisce Margiotta a inizio secondo tempo sull'1-1, concedendo ai nerazzurri di assaltare l'area friulana fino a trovare il vantaggio in extremis con Ferrante. Braccia strappate alla pallavolo, commenta sarcastica la Gazzetta dello Sport del giorno dopo. Pochi minuti contro la Juventus, nel successivo turno di campionato, poi più nulla. Contro la Reggina, il 1 aprile, riesce a farsi ammonire - con conseguente squalifica di un turno - direttamente dalla panchina. Il danese legge il calendario e pensa subito ad uno scherzo, spiegando: "Ho detto semplicemente 'vaffa', non pensavo fosse una parolaccia. Lo sento dire tutti i giorni agli allenamenti, non credevo fosse offensivo". Ma l'arbitro Messina non torna sui suoi passi. A fine giugno l'Udinese convince Roy Hodgson a lasciare il Copenaghen per sedersi sulla panchina bianconera; Marino, a mò di risarcimento per il "danno morale", tenta di piazzare ai danesi Bisgaard e Gaarde, ma non riesce nell'impresa. Altre pretendenti, per Allan, non ce ne sono. E intanto il fato, sceso in terra con le sembianze di un infortunio muscolare, distoglie Hodgson dalla tentazione di schierare il danese nelle prime amichevoli estive. Al suo posto giocano Marcos Paulo ed Helguera - che a volte quasi lo fanno rimpiangere -, ma soprattutto il rientrante Pizarro. Sì, quello che era stato mandato via per far posto a Gaarde. Sarà così per tutta la stagione 2001/02. Passano i mesi e di Allan, perennemente infortunato, si perdono completamente le tracce; gli scozzesi del Livingston a febbraio sembrano vicini ad acquistarlo, ma poi l'affare sfuma proprio a causa delle incerte condizioni fisiche del ragazzo. "Quantomeno mi fa piacere che il mio nome non sia stato del tutto dimenticato durante il periodo in cui sono stato fermo", commenta il danese. Il 25 aprile 2002 il ragazzo può festeggiare anche la sua, di liberazione. Viene ceduto di nuovo all'Aalborg, e non fa in tempo a disfare le valige che il tecnico Rudbæk lo manda subito in campo da titolare, il 1 maggio, contro il Copenaghen. Il ché rafforza l'ipotesi secondo cui, quegli infortuni, fossero più diplomatici che reali. Il 15 maggio Gaard torna addirittura al gol, e ritrova il sorriso perso da troppo tempo.

Gaarde resta all'Aalborg per altre tre stagioni, avare di successi. Incrocia, pur se per un brevissimo periodo di tempo, il brasiliano Tulio de Melo, all'epoca in uno dei suoi periodi migliori. Ma nel febbraio del 2005 un brutto quanto curioso episodio lo convince a lasciare il club. Il suo compagno di squadra David Nielsen lo colpisce volontariamente con un pugno durante un allenamento. Spiegherà poi: "Allan non faceva che parlare continuamente di vini, in un italiano stentato. Gli dissi più volte: 'La prossima volta che parli in italiano ti spezzo in due. Tu non sei italiano! Sei stato soltanto otto mesi lì, non fare il gradasso!'. Ma lui continuava a parlare in quel modo, e ho deciso di fargli del male. Dopo mi sono sentito meglio". Nielsen viene cacciato dalla squadra e abbondantemente sanzionato dalla Federazione. Gaarde, come detto, cambia aria e si trasferisce in Norveglia, al Viking FK, dove ritrova Roy Hodgson in panchina. Con il club di Stavanger, il centrocampista partecipa alla Coppa Uefa 2005/06 e va anche in gol contro lo Slavia Praga. L'anno successivo, con la fascia da capitano al braccio, ottiene un sorprendente terzo posto in campionato. Attualmente Allan è ancora al Viking, ma in attesa che ricominci il campionato (a marzo) ha già fatto sapere che il suo futuro potrebbe essere altrove. "Ci sono diversi club in Norvegia e in Danimarca che mi seguono" ha spiegato di recente. A 33 anni, Gaarde garantisce senz'altro esperienza e qualche gol (viaggia ad una media di 4 reti a stagione, da quando ha lasciato Udine); le pretendenti, ora, non gli mancano di certo. Se poi in squadra c'è qualcuno che vuole imparare l'italiano...