Giacomini: "Quella dolorosa sconfitta del 1972 contro il Parma"

C'era una volta: se fosse un libro di fiabe potrebbe cominciare così questa storia. Ma il calcio non è una fiaba, e anche se la storia moderna intrinseca di successi, rischia di cancellare certe partite, ci sono ricordi lontani che comunque hanno scritto una pagina importante del club bianconero. Una storia fatta di sofferenza, di successi e di cadute, di rinascita e delusione. Proprio questa fu il minimo comune denominatore in uno degli spareggi che l'Udinese ha dovuto affrontare nella sua storia, guarda caso contro il Parma. Anno 1972, Stadio Menti di Vicenza.
C'è chi si ricorda bene quel pomeriggio assolato del 24 giugno1972: è Massimo Giacomini, ex giocatore allora dell'Udinese, in campo con Galeone e Bonora in una sfida che valeva la salita in serie B. La prima dopo anni bui nella palude della C. "Quel campionato con il Parma fu una rincorsa continua. Alla fine arrivammo pari, ma noi pagammo caro lo sforzo di quell'inseguimento. Ci presentammo allo spareggio con diversi giocatori malconci: tra questi anche io e Galeone. Allora non c'erano molte riserve", ricorda Giacomini.
Non erano bastati 52 punti (allora le vittorie ricordiamo ne valevano 2), per mettere il timbro sul passaporto per la B. Una sola potrona era disponibile e i passegeri erano molti, in un finale di campionato, che Sandro Ciotti nella radiocronaca dal Menti definì "thrilling come pochi altri nella storia della C". Quattro vittorie consecutive infatti nel finale del torneo portano in testa i crociati, con ben quattro lunghezze di vantaggio sugli avversari. Ma le sconfitte di Piacenza (1-0) e Venezia (3-1) assottigliano sempre più il vantaggio, e dopo la sconfitta a Trieste (1-0) ecco il Venezia scavalcare il Parma, raggiunto anche dall'Udinese.
La volata si conclude con il primo posto a pari merito di Parma e Udinese. Inevitabile lo spareggio dunque. Da seguire come si poteva, in un mondo dove la Tv era un privilegio per pochi, la radio un compagno fedele e la fantasia a ricamare azioni e sogni, in pomeriggi fatti di attese e passeggiate per un centro con poche macchine e negozi chiusi.
Già: la radio. Allora non esisteva altro mezzo per seguire i colori bianconeri da Udine, a meno che non si fosse stati tra i 4 mila fortunati che poterono raggiungere Vicenza nel rinnovato stadio. E le notizie in Friuli, come a Parma, arrivavano col contagocce.
"Saliva di categoria solo la prima del girone, composto da 20 squadre. - Ricorda Giacomini - Il Parma aveva un gruppo ben quadrato, allenato da un ex difensore molto forte, Sereni, che aveva curato molto bene il reparto arretrato".
E mentre sui giornali le notizie provenivano tutte da Washington e da quell'Hotel Watergate, oltre il Tagliamento e sotto il Po si cercavano notizie sulle formazioni. L'Udinese non era decisamente al meglio come forma. "Dopo una prima fase di studio - aggiunge Giacomini - nella quale era evidente la nostra preoccupazione anche per le precarie condizioni fisiche di molti calciatori, il Parma approfittò di una incertezza del nostro portiere, che aveva comunque fatto un gran campionato, e passò in vantaggio. Ricordo quella rete: un cross dalla sinistra, la palla che arrivava in porta e ci entrava con il nostro portiere. Noi allora ci buttammo in avanti per pareggiare e ci furono diverse occasioni, ma la loro difesa era solida. Arrivò quindi il loro secondo gol, un classico contropiede".
Udine torna a pensare ad altro: alle elezioni politiche, e ad Andreotti che stava per formare il suo secondo governo. Il sogno si era infranto. La C rimaneva l'incubo per molti tifosi. Le urla, gli incitamenti tra striscioni bianconeri e bandiere, non bastarono. "Ricordo il grande dispiacere, soprattutto per il Presidente di allora, Brunella: un galantuomo che meritava di più dal calcio. E purtroppo fu una sconfitta rilevante a livello economico: la serie C era semiprofessionista. Per la A e la B venivano stanziate cifre considerevoli che permettevano una adeguata gestione societaria. Un importante ritorno economico che quella sconfitta ci negò".
Udine non ce la fece: Giacomini dovette passara ad allenare per vendicarsi. Ma questa è un'altra storia.
Con il Friuli ancora preterremoto c'era comunque spazio per qualche sogno: spenta la radio e la voce di Ciotti, c'è chi accese il giradischi. Il 45 che andava era FLOY JOY dei Supremes orfani di Diana Ross.
37 anni da allora: Udinese e Parma sono cambiate. Il mondo è cambiato: ma quello che successe in quegli anni a pensarci bene viene discusso ancora oggi. Basti guardare a film come Il Padrino o Ultimo tango a Parigi, usciti allora.
E se siamo ancora qui a ricordare quel giugno 1972, vuol dire che anche una sconfitta può evocare emozioni. Quelle che il calcio d'oggi forse non sa offrire più. Ma anche questa è un'altra storia: che domenica tutti sperano possa cambiare.