Telelombardia - Milan: Il totem è sfregiato
Rinviata, al momento, a lunedì prossimo, quando si saprà di che morte deve morire questo Milan senza pace. Doveva saltare già ieri, ma era stato proprio il capitano a confermare che si sarebbe tenuta comunque. Invece niente: la nottata è passata, l'oltraggio resta. Paolo Maldini non meritava un congedo di questo tenore. Brutto, cattivo, inopportuno, fuori luogo, ingiusto. I rapporti con certa parte della Sud non sono mai decollati. Paolo non ha mai abbozzato di fronte alle contestazioni, ha sempre reagito, censurato, polemizzato. Quando con Zac fu scudetto lui non festeggiò coi tifosi, si era legato al dito le contestazioni durissime nell'anno da tregenda del Capello-bis. Mai accondiscendente con certe frange del tifo organizzato, mai troppo incline a coltivare rapporti ruffiani con gli ultras, zittiti platealmente nel loro fischiare anche al termine del rovinoso retour-match col Werder. L'addio di Kaiser Franz era stato assai diverso. Baresi pianse come un vitello, San Siro con lui, in una struggente corrispondenza d'amorosi sensi. Come se la sua vita finisse quel giorno.
Era quasi un dolore fisico, lancinante, come una morsa che ti strizza il cuore. Maldini confidava che la festa fosse una festa. Lui non piange. Né di gioia, né di rabbia. Ma dal tempio profanato se ne è andato masticando insulti, col magone nel cuore, con una smorfia di disgusto dipinta sul volto, dopo aver scansato con un moto di stizza Leonardo, per abbracciare invece Ancelotti. This is Milan. Oggi è così. La curva ha voltato pagina. Non c'è più gratitudine neppure per il presidente, invitato esplicitamente a levarsi dalle scatole. In attesa di Firenze, con il Milan che potrà giocare per tre risultati, compresa la sconfitta con il minimo scarto. Ma se ci fosse un altro epilogo nefasto, stavolta contenere la rabbia della gente rossonera sarebbe impresa impossibile, anche per Franco Baresi.