Il Milan e Becks contro gli USA: l'ultima sfida per essere grandi insieme
David Beckham è come il nero Armani: non passa mai di moda. Passatemi il paragone modaiolo, per altro in piena sintonia con gli sponsor del nostro numero 32, ma quanto sta dimostrando Becks in campo con maglia rossonera fa onore innanzitutto alla sua carriera, forse troppo spesso sottovalutata da chi ha superficialmente catalogato questo grande campione unicamente come un fenomeno glamour. Leggo spesso forum e newsgroup di tifosi del Milan e devo dire che purtroppo questa idea era quella prevalente anche in questi ambienti, quando circolò per la prima volta la voce di un possibile arriva dello Spice Boy a Milanello: tanto scetticismo, lecito per carità visto lo "svernamento" in Major League Soccer che in Italia come quasi in tutta Europa è sinonimo di ritiro anticipato. Il resto della storia lo conosciamo tutti, dunque è persino inutile narrarlo: mi soffermerei piuttosto invece sul prosieguo, analizzando il futuro di "Mister Bend it" ed ovviamente la sua possibile permanenza qui a Milano. Nel dopo partita di Lazio-Milan, Adriano Galliani ha affermato senza troppa pretattica di coltivare ancora "qualche speranziella" per non veder partire Becks il 9 marzo come da precedenti accordi: per capire perchè la situazione sia tanto complicata, occorre fare un piccolo viaggio nello sconosciuto mondo della Major League Soccer e nella fattispecie dei Los Angeles Galaxy. Dimenticatevi dunque totalmente la dimensione europea di fare mercato, di imbastire una trattativa con il Presidente di turno o con il direttore sportivo della controparte: la MLS, di cui Beckham è diventato l'11 luglio 2007 il simbolo commerciale e non, ha dei rigidi regolamenti che ricalcano esattamente quelli degli altri campionati professionistici americani, come la seguitissima - anche nel nostro paese - National Basketball Association (NBA). Prima "stranezza" per un europeo è dunque sapere che Beckham è legato alla federazione, prima ancora che al suo club, da un contratto: per banalizzare, la Federcalcio Americana detiene i cartellini di tutti i giocatori del campionato e li "presta" per un arco di tempo pari alla durata del contratto, ad un club, secondo le rigide regole del Salary Cap, il monte ingaggi totale per una società. Pensate che per "acquistare" Becks, è stata inventata la cosìdetta "Beckham Rule", che consente ad un club di sforare per un solo giocatore il Salary Cap non gravando oltre i 400mila dollari di multa (la "luxury tax"): capirete dunque che smontare un regolamente costruito "ad hoc" per DB non è esattamente la volontà del Soccer d'Oltreoceano. Veniamo poi ai Los Angeles Galaxy, il club dove ha finora sempre militato David, analizzando la sua proprietà: AEG (da non confondersi con lo sponsor del Man United, AIG) sta per Anschutz Entertainment Group, società che detiene anche gli Houston Dynamo (altra squadra di MLS...
Come se Berlusconi avesse Milan ed Inter), una quota di minoranza dei Los Angeles Lakers e di un'altra dozzina di squadre professionistiche, ma soprattutto è proprietaria delle migliori strutture mondiali per sport ed entertainment, come lo Stapless Center di Los Angeles e, per citare una meraviglia europea, The O2, la fantastica arena multifunzione di Londra. L'AEG, è bene specificarlo, è solo parte della holding detenuta da Philip Anschutz, il discussi magnate tra gli uomini più ricchi del mondo (7,8 bilioni di dollari il suo patrimonio) e che ha interessi importanti in altri svariati campi, dal petrolio al cinema passando per la politica e persino la religione: dunque non esattamente la controparte più tenera con cui intavolare una trattativa per interrompere un contratto che finora ha fatto sì la fortuna di Beckham, ma anche della stessa AEG. Anche lo stesso contratto contiene delle clausole davvero innovative, oltre alla mera parte economica che sembra ammontare a soli 5,5 milioni di dollari, che al cambio di oggi suonano 4,3 milioni di euro, probabilmente meno di quelli che percepisce Flamini o Emerson: nell'accordo, curato in ogni dettaglio da Simon Fuller (segnatevi questo nome...), grande importanza hanno le percentuali che Becks incassa dalla vendita di biglietti, magliette e dalla chiusura di accordi pubblicitari e televisivi... Una formula contrattuale usata nel mondo solo da altre grandi stelle dello sport professionistico americano, da Shaquille O'Neal ad Alex Rodriguez, che in pratica rende il giocatore quasi un "azionista" della sua franchigia, incassandone gli utili. Dicevamo appunto di Simon Fuller, 49enne manager dell'East Sussex, che ai più può suonare come un nome sconosciuto: in realtà è la mente di operazioni commerciali di grande successo legate al mondo della musica, da Annie Lennox alle Spice Girls, passando per Will Young e soprattutto la creazione dei "talent show" come American Idol, o X-Factor ed Amici per dirla all'italiana. Fuller è diventato, grazie alla sua grande amicizia con Victoria Beckham, sin dall'inizio l'unico responsabile e manager di ogni aspetto lavorativo e commerciale della coppia più glamour del Mondo: ecco perchè c'è da aspettarsi che sia proprio lui, con la potente "19 Management", a schierare tutto il suo esercito per provare a liberare David dalla prigione dorata di Los Angeles, magari con quello che in Europa sarebbe un normale pagamento di cartellino, ma che in America sarebbe uno storico e rivoluzionario "buyout" da 6,5 milioni di dollari che nessuno ha mai pagato per annullare un contratto in essere al di là della "pozza". Nel caso in cui l'operazione vada in porto, il Milan potrebbe vantarsi di aver fatto molto di più che acquistare semplicemente un giocatore, ma di aver scardinato un modello storico, dalla perfezione quasi mitologica, come quello del professionismo americano. Un annuncio attesissimo e poi, addio Beverly Hills per Vic, addio bordocampo al fianco di Jack Nicholson durante le partite dei Lakers per David ed il figlio Romeo: forse non basteranno il famosissimo Quadrilatero della moda e la gloriosa Olimpia Milano per lenire la nostalgia, ma l'emozione di calcare l'erba storica di San Siro rispetto all'asettico Home Depot Center sarà di certo... "priceless".