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Il Rubin Kazan si riconferma Campione di Russia

Il Rubin Kazan si riconferma Campione di Russia
lunedì 23 novembre 2009, 00:152009
di Alberto Farinone

E così il Rubin Kazan, in barba a chi credeva che difficilmente il suo titolo sarebbe stato riconfermato, si laurea Campione di Russia con una giornata d'anticipo. Con lo Spartak sconfitto a Mosca per 3-2 dal CSKA, ai Tartari basta un pareggio a reti bianche con lo Zenit San Pietroburgo per far esplodere una città intera, la capitale della Repubblica Autonoma Russa del Tatarstan. Nonostante sia ancora poco nota ai più, Kazan è ormai a tutti gli effetti insieme a Mosca la città leader dello sport russo, come dimostrano anche i recenti risultati ottenuti nel basket, nell'hockey su ghiaccio e nella pallavolo. Il Rubin diventa inoltre, nella storia del calcio russo, la prima squadra non di Mosca a riuscire a confermarsi campione.
Un successo sicuramente più sofferto rispetto a quello dello scorso anno, nonostante i più concordino che il Rubin del 2008 e quello del 2009 siano due squadre distinte e separate.
Il primo Rubin era una formazione cinica e spietata, che riusciva sempre a trasformare il calcio in una partita a scacchi. Il suo gioco non entusiasmava, tanto da essere snobbato dalla critica e dagli addetti ai lavori in toto. Una squadra insomma all'italiana, che sbagliava poco e concedeva ancor meno. Bastava un morso ai giocatori in maglia granata per stecchire la preda di giornata. Il primo titolo arrivò così, tra lo stupore - ma anche la debolezza (perchè tutte le presunte favorite delusero) - generale. Già lo scorso anno la banda di Kurban Berdyev mise però in mostra attributi che parevano non volerne sapere di risiedere in Russia: carattere, concentrazione, sapienza, modo di preparare le gare ed attenzione massima. Tutte qualità sconosciute alle altre compagini russe ed alla stessa nazionale, eliminata clamorosamente dai Mondiali. Lo scorso anno il Rubin era una squadra nuova, letteralmente rivoluzionata rispetto a quella che la stagione precedente era giunta al decimo posto ed era uscita mestamente in Intertoto. A Kazan era arrivata gente come Ryzhikov, Sharonov, Orekhov, Kvirkvelia, Ansaldi, Semak, Gokdeniz Karadeniz, Rebrov e Milosevic, e la dirigenza - per festeggiare al meglio il 50esimo anniversario - aveva posto l'Europa come obiettivo dichiarato. Il Rubin avrebbe dovuto necessitare di tempo per l'assemblaggio ed invece iniziò ad imporre la propria legge sin dalla prima giornata, vincendo sempre in modo analogo, avessero di fronte tanto lo Zenit quanto il Luch-Energia. Semak e compagni presero il volo nello scontro diretto con la Dinamo a fine aprile, una serie di cinque pareggi nel mese di luglio rischiò di riaprire il campionato, poi un sonoro 4-1 rifilato ad uno Zenit che pochi giorni dopo vinse la Supercoppa Europea, e torneo mandato in archivio, con la festa a Ramenskoe, a ben tre giornate dal termine.
Nel mercato invernale la dirigenza aggiunge alla rosa due rinforzi di non poco conto: il difensore spagnolo César Navas, prelevato dal Racing di Santander, e soprattutto il grande ex Alejandro Dominguez, beniamino dei tifosi ed idolo locale. Con il 'Chori' il Rubin acquisice anche quel tocco di fantasia e di imprevedibilità che gli mancava. L'argentino, inizialmente in ritardo di condizione, giochicchia e corricchia ma è decisivo fin dalle prime battute. Quando poi la sua forma raggiunge il picco, gli avversari non lo prendono più, e non solo entro i confini russi. Ma il potenziale offensivo del Rubin nel 2009 beneficia anche di un altro giocatore, che già c'era ma che causa infortuni non si era ancora consacrato definitivamente: Alexander Bukharov, sfortunato centravanti 24enne con il fisico da cestista. Con lui e Dominguez in attacco, i gol arrivano a raffica: 32 in coppia, più della metà di quelli segnati dal Rubin. L'elemento che differenzia il primo titolo dal secondo è proprio questo: gli uomini del turkmeno Berdyev non si limitano più a chiudersi per poi ripartire in contropiede (tattica comunque sempre buona per ogni evenienza e che ha dato i suoi frutti in Champions contro il Barcelona), ma hanno imparato anche a proporre gioco, a stravincere, facendo talvolta anche divertire, come dimostrano le diverse goleade rifilate quest'anno. Allo stesso tempo il Rubin è stato bravo a non sbilanciarsi, non perdendo quello spirito di sacrificio che l'aveva contraddistinto: sarebbe sbagliato quindi lodare solamente i giocatori offensivi come i già citati Bukharov e Dominguez o come l'imprendibile turco Karadeniz ed il giovane russo Ryazantsev, dimenticandosi del lavoro oscuro svolto dai vari Noboa, Semak e Sibaya davanti alla difesa.
Il tutto senza contare che il collettivo è diventato nel frattempo ben più cementato dell'anno precedente, che la Champions League che inizialmente deprime i ragazzi di Berdyev dopo lo sfortunato esordio a Kiev, mette le ali ai Tartari in ottica Russian Premier League.
Anche le cifre parlano chiaro: secondo miglior attacco (un gol in meno rispetto allo Spartak), miglior difesa, due giocatori nei primi tre posti della classifica cannonieri, Inter messa all'angolo nella manifestazione per club più importante, un solo punto in due partite concesso al Barça Campione d'Europa. Numeri da grande squadra.

Impossibile dunque non complimentarsi con i Tartari, che tuttavia non potranno concedersi troppo ai festeggiamenti, perchè martedì avranno davvero la possibilità di entrare entrare nella storia e forse sarebbe meglio non aggiungere altro, visto che la scaramanzia è di casa in questa metropoli della Russia Centrale. Vero Berdyev?