Lombardo: "La Samp è la mia vita, sempre disponibile a ritornare"

Se qualcuno pensa ai giocatori più rappresentativi della storia moderna blucerchiata, difficile escludere dalle prime file la candidatura di Attilio Lombardo: 7 anni e mezzo, 235 presenze in campionato condite da 35 goal, senza contare le pagine di storia scritte nelle competizioni europee e nelle edizioni della Coppa Italia. Popeye rappresenta un pezzo storico e prestigioso della nostra amata Sampdoria, della quale ha conosciuto il periodo di massimo splendore e ha contribuito ad uscire dal momento più buio prima dell'avvento del Presidente Garrone. Sampdorianews.net ha avuto l'onore di contattarlo in esclusiva:
Caro Attilio, come giudichi la stagione della Sampdoria?
"Sicuramente un po' altalenante, sarebbe diventata molto positiva in caso di trionfo nella Coppa Italia, non va però dimenticato che la Samp ha eliminato avversari di grande valore come l'Udinese e i Campioni d'Italia, l'unico grosso dispiacere è aver disputato una finale secca contro la squadra di casa, gli uomini di Mazzarri hanno comunque tenuto fino alla fine, arrendendosi soltanto alla lotteria dei rigori. L'inizio di campionato è vissuto in zone pericolose di classifica, i risultati sono stati altalenanti, sono stati persi entrambi i derby, una stagione tribolata con infortuni ai giocatori più rappresentativi, come Bellucci e Palombo, l'innesto di Pazzini ha aggiustato un po' le cose".
Con quale stato d'animo hai visto la finale di Coppa Italia da ex di entrambe le squadre?
"Ho passato 8 anni alla Samp, 2 alla Lazio, ho trovato tante similitudini, ho avuto la fortuna di trovarmi sempre nel posto giusto al momento giusto vincendo tanto in entrambe le piazze. Il cuore ha sofferto e tifato molto più per la Samp, speravo di vederla portare a casa il trofeo, ma ero consapevole delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare".
Tra tutti i tuoi goal quali hanno lasciato maggiormente il segno dentro di te?
"Quando fai goal, provi sempre un'emozione unica. Ricordo con particolare gioia il primo goal in A contro il Bologna, la rete in Coppa dei Campioni contro il Rosemborg, il goal realizzato nel derby a Tacconi, mi ricordo tutto delle stagioni doriane".
Ti vedremo prima o poi tornare nello staff blucerchiato?
"E' prematuro dirlo, spero di poter fare sempre qualcosa per la Sampdoria, sono legato a quella squadra e a quella società, da quei colori non ho mai staccato il cordone ombelicale. Mi farebbe molto piacere entrare in un progetto se ce ne fosse bisogno, sono sempre disponibile, la Sampdoria è la mia vita, la mia squadra, la mia casa".
Quali sono i tuoi ricordi della seconda esperienza doriana? Con Cagni non si raggiunse l'obiettivo promozione, l'anno successivo si rischiò la C1, mentre la società lottava per evitare il fallimento.
"Fu il momento peggiore, trovai una società diversa, con a capo sempre la famiglia Mantovani, ma era cambiato l'interprete, oltre che la categoria. Le difficoltà non erano soltanto economiche, ma anche ambientali, si viveva la depressione della gente, la squadra era attrezzata per fare bene, ma si portava dietro le scorie delle due annate precedenti, la serie A sfuggì per un non nulla sia con Ventura, che con Cagni. Per fortuna a due giornate dal termine ci salvammo a Vicenza con un goal di Bernini e fu poi possibile programmare la risalita sotto la gestione Garrone".
Quale è il tuo bilancio delle prime stagioni da tecnico?
"La carriera da tecnico è molto difficile, dipende strettamente dai risultati ottenuti, da calciatore è totalmente diverso, se sbagli una partita, puoi rimediare nella gara successiva, mentre da tecnico ci si gioca di più. Nei 4 anni nel settore giovanile blucerchiato spero di aver lasciato tracce importanti, ho contribuito a lanciare giovani importanti, adesso protagonisti tra i professionisti, come Rossini, Soddimo, Koman e Marilungo, già a segno in 3 occasioni in serie A. A Chiasso ho vissuto una buona annata conquistando il quarto posto nella serie B svizzera, sono stato poi chiamato a salvare il Castelnuovo Garfagnana in poche giornate e ho raggiunto l'obiettivo, l'unica nota negativa è stato quest'anno il Legnano. Ho dovuto affrontare soprattutto le difficoltà psicologiche dei giocatori, la società naviga in gravi situazioni economiche, ho avuto la sfortuna di arrivare nel momento sbagliato. A Gennaio l'organico aveva tutto per salvarsi, poi la società, per questioni di bilancio, ha dovuto vendere 7 titolari di una squadra costruita a Luglio ed è finita male".
Gran parte dei protagonisti della Sampdoria di Paolo Mantovani hanno sempre ricevuto standing-ovation dal pubblico blucerchiato, oltre al tuo caso posso citare ad esempio Gianluca Vialli, Fausto Pari, Luca Pellegrini, Toninho Cerezo, Marco Lanna, Fausto Salsano, ecc. Secondo te quali sono le cause che hanno un po' incrinato nel tempo il rapporto tra una parte della tifoseria e alcuni tuoi ex compagni dal carattere forte, come Roberto Mancini, Gianluca Pagliuca e Pietro Vierchowood?
"Faccio riferimento a diversi atteggiamenti nell'approccio alle partite. Con la maglia della Lazio in Coppa Italia feci addirittura due goal alla Samp, venni comunque applaudito dalla tifoseria doriana e l'anno dopo tornai in blucerchiato. Non è facile comprendere le motivazioni, nei momenti delicati è possibile venire incolpati di qualcosa, ogni persona ha reazioni diverse a certe situazioni. Per gente di carattere dal passato importante, come ad esempio Pagliuca e Vierchowood, forse è bastato poco, magari soltanto un gesto per far sì che la gente non li odiasse, ma si disaffezionasse. Per Mancini la situazione è diversa, era più societaria, in tanti pensavano che avrebbe potuto finire la carriera in blucerchiato dopo aver vissuto gli anni più esaltanti, adesso è passato del tempo, la rottura forse è stata sanata e c'è ancora un po' di indifferenza in una fetta della tifoseria, ma, al di là di tutto, resterà sempre nel cuore di tutti i sampdoriani".
Due tuoi ex compagni non smettono mai di stupire: Enrico Chiesa è stato uno dei protagonisti della favola del Figline Valdarno, mentre Francesco Flachi è tornato a regalare perle in quel di Empoli. Come giudichi le loro scelte?
"Chiesa è approdato a Figline nella vecchia C2 lasciando il Siena nella massima serie, si è calato benissimo nella nuova realtà, dando il proprio apporto alla causa. Per Francesco non era facile tornare dopo 2 anni di inattività, ma è riuscito a tornare il giocatore ammirato alla Sampdoria, spero di rivederlo presto in A".
Secondo rumors di mercato dovrebbe essere Del Neri il sostituto più probabile di Mazzarri alla guida della Sampdoria. Potrebbe essere l'uomo giusto per la stagione del riscatto?
"Del Neri è un tecnico molto preparato, è un bravo gestore dello spogliatoio, dopo il miracolo Chievo ha fatto bene anche a Bergamo, dove ha allenato un mix di giocatori d'esperienza, come Doni, e un sacco di giovani interessanti. Aveva bisogno di un paio di buone stagioni dopo le difficoltà riscontrate a Roma e Palermo. Se sarà lui il sostituto di Mazzarri, credo si tratti di una buona scelta".
Un saluto ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net e all'intero pubblico blucerchiato.
"Credo che il rapporto con i tifosi sampdoriani non finirà mai, l'ho constatato recentemente anche nel derby della solidarietà, dove peraltro ho pure sognato come nei bei tempi. Spero di aver lasciato qualcosa di importante nei loro cuori, ho sempre dato tutto e sono orgoglioso di aver speso così tante energie per questi colori".