Marco Lanna: "Mantovani maestro di vita, un papà per tutti noi"
Dopo le interviste a Pippo Maniero, Marco Franceschetti ed Enrico Chiesa, Sampdorianews.net ha contattato per i propri lettori uno dei protagonisti dell'epoca d'oro di Paolo Mantovani. Un difensore nato a Genova con il Doria nel cuore e la casacca blucerchiata appiccata addosso, la stessa che ha indossato sia nel settore giovanili, che in prima squadra. Il Salotto della Sud ha ricevuto in esclusiva la visita dell'indimenticato Marco Lanna:
Cosa fa oggi nella vita Marco Lanna?
"Sono rimasto nell'ambiente calcistico, commento le partite per La7, seguendo spesso la Sampdoria. Ho frequentato il corso da direttore sportivo, sicuramente interessante, ma, al momento, non ho avuto sbocchi".
Che ti ha lasciato dentro la lunga esperienza blucerchiata?
"Soprattutto numerosi amici e tante emozioni, essendo poi genovese e sampdoriano, crescere e arrivare a vincere lo scudetto giocando per la propria squadra è sicuramente il massimo per un ragazzo".
Come è rimasto il tuo rapporto con l'ambiente e la tifoseria blucerchiata? Sei in contatto con i tuoi ex compagni e con i protagonisti dell'attuale Sampdoria?
"Ottimo. Dei giocatori attuali conosco Palombo e recentemente ho conosciuto anche Cassano, per coincidenza ci siamo incontrati in un noto ristorante genovese, prima lo conoscevo soltanto per fama, è sicuramente un ragazzo genuino, una persona molto alla mano, molto semplice. Sento molti miei ex compagni, oltre a quelli residenti a Genova, vedo spesso Luca Pellegrini che lavora con me in tv, Invernizzi, Pagliuca, Mancini, Pari, Mannini, Lombardo, talvolta ci incontriamo anche nelle partite della nazionale master".
La tua più grande gioia e il più pesante rimpianto nell'arco della tua carriera
"La finale di Wembley raffigura entrambe le cose, la grande gioia per esserci arrivati e la delusione per non averla vinta".
Che ricordi hai di un Presidente irripetibile come Paolo Mantovani?
"Paolo Mantovani era un papà per tutti noi, soprattutto per un ragazzino cresciuto come me nel settore giovanile, la Sampdoria era la sua società, la seconda famiglia. Un uomo di poche parole, ma, quando parlava, lasciava sempre il segno. È stato anche il nostro cuscinetto verso il grande calcio, ci ha fatto entrare dentro senza farci bruciare. Sicuramente un maestro di vita".
Col segno di poi come giudichi la tua esperienza spagnola?
"Sinceramente i primi anni speravo di far qualcosa di più. Si parlava del Salamanca come di una società in mano a un presidente molto ricco e ambizioso, speravo di ottenere grandi risultati, invece era una squadra piccola costruita da una società disorganizzata, dopo 2 anni siamo retrocessi. Col Saragozza invece mi sono tolto grandi soddisfazioni: la vittoria della Coppa del Re, un quarto posto nella Liga che, per una coincidenza, non ci ha consentito di approdare in Champions. Un'esperienza che mi ha fatto crescere sia come uomo, che come giocatore".
Descrivici la situazione che hai trovato quando sei ritornato nel febbraio 2002 alla Sampdoria, travolta dallo spettro del fallimento e dall'incubo C1 dietro l'angolo.
"Quando sono arrivato, la situazione era molto grave, non c'era più una società, né interlocutori, molti dirigenti erano ormai fuori dai giochi, l'allenatore non riuscì a tenere in mano la situazione, esisteva un po' di anarchia sia in società che nella squadra, c'era scompiglio. Diventa difficile quando i giocatori non hanno più referenti, per uscire dovevamo restare tutti uniti, ma di unità ce ne era poca. Poi ci siamo un po' confrontati dopo un ritiro punitivo e la prima contestazione della tifoseria che io mi ricordi, ci siamo guardati in faccia, perché, a prescindere da cosa sarebbe successo al Doria, per ogni giocatore il fatto di retrocedere in C1 con la Sampdoria era causa di una brutta immagine. La nuova società è entrata in un momento molto difficile, Garrone ha avuto la bravura di scegliere lo staff giusto, ci sono stati molto vicini, garantendo una forte presenza, ne avevamo bisogno, anche perché la Sampdoria non era abituata a retrocedere, tutti non vedevano l'ora che finisse la stagione, erano logorati dalla situazione, con grande fatica, anche psicologica, siamo riusciti ad uscirne. Una volta ottenuta la salvezza, la società ha creato il gruppo per conquistare la A".
Come giudichi da esterno l'attuale progetto portato avanti dalla gestione Garrone?
"Da tifoso è ovvio che qualcosa in più si potrebbe fare, ma bisogna essere dentro alla società, ora è normale che ci sia la volontà della proprietà di andare avanti con un determinato budget, limitato, con le entrate che coincidono, o sono inferiori alle uscite, con la mutualità dei diritti tv nel 2010 si potrebbe fare qualcosa in più. Non si possono fare paragoni con Moratti, che, oltre a comprare, ci mette anche del suo, qua quasi ci autogestisce. La proprietà ha già fatto tanto al momento della rilevazione della società, Garrone è stato bravo a scegliere lo staff che ha sempre garantito campionati più che dignitosi anche con risorse limitate. Quest'anno si sta andando così così, le altre squadre si sono molto rinforzate, qualcosa arriverà nel mercato, quindi prima di mugugnare definitivamente, aspettiamo un mese e vediamo cosa arriverà. Con una punta la squadra può far bene, è partito soltanto Maggio, Padalino è un ottimo giocatore che si sta ritagliando il suo spazio, sono ottimista. La squadra è in ripresa: con il ritorno di Palombo che è un giocatore assolutamente fondamentale, Bellucci verso i suoi livelli dopo un gravissimo infortunio e l'arrivo di un uomo giusto capace di concludere le invenzioni di Cassano, la Samp può raggiungere la posizione che gli compete, ovvero una posizione di abbondante centro - classifica, con possibilità di arrivare a ridosso delle grandi".
Quale attaccante sarebbe perfetto per rafforzare il pacchetto avanzato? Con l'infortunio di Campagnaro, serve, secondo te, un altro difensore?
"Stanno circolando tanti nomi, serve un uomo d'area, dotato di piedi discreti e capace di buttarla dentro ma anche di dialogare tecnicamente con Cassano. Quest'anno Bonazzoli ha trovato delle difficoltà e ora è giù di morale, Fornaroli ha bisogno di crescere con calma senza gettarlo troppo presto nella mischia. Pazzini è un buon nome, più che Jimenez o Balotelli. Pellissier è un ottimo giocatore, rientra nelle esigenze di Mazzarri, perché lotta molto, aiuta la squadra nella fase difensiva e ha sempre fatto i suoi goal. Per i difensori non vedo sinceramente grossi nomi in giro, non so perché a Palermo non giocasse, ma Raggi mi ha fatto un'ottima impressione quando l'ho visto giocare ad Empoli. Non so se serve prendere ancora qualcuno tanto per prendere, per avere le spalle più coperte..".
Grazie mille Marco per la disponibilità e per tutto quello che hai dato alla causa blucerchiata. Un saluto ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net
"Spero che, alla fine di quest'annata con i cugini sopra di noi, tutto si risistemi come è sempre stato, ovvero con noi sopra ai cuginetti. Con l'avvento della mutualità per i diritti tv, spero in qualcosa di più grande".