Maurizio Ganz: "Grazie alla Samp sono diventato un calciatore"
Se un appassionato di calcio, o un addetto ai lavori pensa agli attaccanti italiani più prolifici dell'ultimo ventennio, sicuramente non può dimenticarsi la strepitosa vena realizzativa di un autentico padrone dell'area di rigore con oltre 150 goal messi a segno tra i professionisti, un acerrimo nemico delle difese avversarie, ovvero Maurizio Ganz. Nato a Tolmezzo, in provincia di Udine, è cresciuto calcisticamente nel vivaio blucerchiato, ha esordito in serie A con la casacca della nostra amata Sampdoria, ma, nel corso della carriera, non è mai riuscito ad indossare nuovamente i nostri colori, né a farci alzare in piedi per un suo goal. Il Salotto della Sud è orgoglioso di ricevere la visita di Maurizio Ganz in esclusiva per Sampdorianews.net:
Cosa fa oggi nella vita Maurizio Ganz?
"Lavoro con la scuola calcio Milan allenando le leve giovanili del 1993 e 1994".
Sulla tua apparizione nella nazionale della Padania hai qualcosa da raccontarci?
"Mi hanno convocato per un'esibizione a favore del Tibet e ho accettato, è stata una bella serata di sport. Anche se posso pensarla come loro, non si è trattato di una scelta politica, bensì di una partecipazione pro Tibet".
Cosa ti ha lasciato l'esperienza blucerchiata?
"La Sampdoria mi ha dato la possibilità di diventare calciatore, mi ha preso in una squadra friulana a 13 anni, mi ha formato, mi ha dato l'opportunità di esordire in A a 17 anni, le devo tutta la strada che ho fatto, ho seguito l'intera trafila delle giovanili, ma ho ancora oggi il rammarico di non averci giocato da protagonista, ma soltanto briciole, spezzoni, ma del resto davanti avevo campioni del calibro di Vialli e Mancini. Avrei voluto tornare, o chiudere la carriera nella Samp, la mia volontà c'è sempre stata, ma non è arrivato il momento giusto, la società ha preferito prendere altri giocatori".
Quale è il tuo rapporto con l'ambiente e la tifoseria blucerchiata?
"Ho tanti amici che vanno in curva a tifare Sampdoria, la mia moglie è genovese, è di Quinto. Anche se ho giocato in tantissime squadre, sono sempre stato legato ai colori blucerchiati, è sempre un piacere tornare a Bogliasco. Conosco Cassano, col quale ho giocato alcune volte da avversario, Palombo, mio compagno alla Fiorentina, e Bellucci, mio grande amico".
La più grande gioia e il più pesante rimpianto vissuto nel corso della carriera
"Il rimpianto sicuramente la finale di Uefa con l'Inter a S. Siro contro lo Schalke 04. Tra le gioie inserisco lo scudetto vinto con il Milan e la Coppa Italia conquistata con la Samp".
Il tuo ricordo del Presidente Paolo Mantovani
"Di lui ho un grandissimo ricordo, era una persona splendida, ci volevamo un sacco di bene, è merito suo se sono diventato calciatore, lui e Arnuzzo hanno subito creduto in me. Sono ancora in contatto con Francesca Mantovani, anche lei vive a Milano, ci vediamo spesso, con lei è bello ricordare il passato. Per me non è stato soltanto un Presidente, ma un altro papà".
In carriera hai superato quota 150 goal realizzati, ma quale è stato il più pesante?
"Tra le tante squadre dove ho militato, la Samp è l'unica con la quale non ho segnato in prima squadra, ma soltanto nelle giovanili. È incredibile venire a raccontarlo proprio a te, ma il più importante credo sia stato quello realizzato contro la Samp al 96' a San Siro quando indossavo la maglia del Milan, significò poi lo scudetto, un goal rocambolesco, ma, se la palla non fosse entrata, l'arbitro avrebbe concesso il rigore per il fallo di mano di Castellini".
Da esterno come giudichi il progetto portato avanti dalla famiglia Garrone?
"Ha fatto sicuramente tante cose buone, quest'anno è un po' particolare, forse in estate si è pensato soltanto di ritoccare la squadra, ma finora la proprietà ha sempre agito nella maniera giusta, sempre nel bene della Samp, una presidenza che merita applausi e considerazione".
L'acquisto di Pazzini è stato un autentico colpaccio, risolverà i problemi offensivi del Doria?
"E' un acquisto azzeccato, è giovane, un grande talento, deve solo dimostrare quello che a Firenze è riuscito solo parzialmente. Quello sampdoriano è un ambiente positivo, ti lascia lavorare tranquillo, può fare grandi cose assieme a Cassano e Bellucci".
Quale attaccante italiano in attività ti assomiglia maggiormente?
"Pippo Inzaghi, anche se ha 35 anni, è quello che mi assomiglia di più. Ora vanno di moda gli attaccanti alti e grossi, hanno caratteristiche diverse alle nostre, si privilegia la forza fisica alla tecnica. Noi invece siamo giocatori d'area, che vivono sul filo del fuorigioco, sulla bravura di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, spesso sull'errore dell'avversario. Giocatori come Gilardino e Acquafresca, ad esempio, sanno fare molti goal, ma hanno caratteristiche diverse alle nostre".
Un saluto ai tifosi blucerchiati che non perdono mai di vista Sampdorianews.net
"Saluto tutti voi. Nonostante le peripezie in tutte le squadre nelle quali ho militato e le delusioni sportive che posso aver causato con alcuni miei goal alla Sampdoria, voglio precisare che non l'ho mai fatto per ripicca, mai per rabbia, né per rivalsa contro società o i tifosi, ma soltanto per professionalità e la gioia di fare goal. Alla Samp devo tutto, grazie a lei sono diventato un giocatore importante, a Genova torno sempre volentieri".