Milan, da Coloccini a Mattioni: la mentalità non è cambiata
Coloccini, Kakà, Grimi, Pato, Cardacio, Viudez, Thiago Silva, Mattioni: no, non stiamo dando i numeri nè allestendo una formazione, anche se i ruoli, almeno quelli della difesa, sono tutti coperti. "Milan, focus on Sudamerica" potrebbe essere il titolo dell'articolo: obiettivo dichiarato, soppesare quanto i Rossoneri siano davvero protagonisti del mercato del presente e del futuro, quello del nuovo Continente, del calcio più ricco di talento dove pescare a piene mani. All'occhio saltano ovviamente i nomi di Kakà ed Alexandre Pato, i fiori all'occhiello degli ultimi mercati rossoneri: merito di Leonardo dicono i tifosi, grande conoscitore del Futebol e designato da alcuni persino come nuovo "manager". Ma non perdiamoci in chiacchiere ed andiamo ad analizzare tutti gli otto acquisti, uno per uno, partendo da Fabricio Coloccini: qualcuno lo ricorda con ironia per via della sua stavagante chioma da "Cugino di Campagna"... Chissà se dopo aver visto la pelata di Senderos o la criniera di Kaladze avrà riso ugualmente. Comprato come promettente astro nascente delle Inferiores del Boca Juniors, girato in prestito prima in Argentina, poi in Spagna per anni: bocciato al Milan per due, massimo tre, sciagurate apparizioni in Coppa Italia insieme ad Abbiati, Simic, Stam, lo stesso Kaladze. Un flop? Così è stato valutato, almeno in via Turati, sul campo: il bilancio dice però 500mila euro spesi, 9 milioni incassati dalla sua cessione al Deportivo. Di Ricardo Kakà si sa praticamente tutto: stellina del calcio brasiliano, giovane campione del Mondo (a 20 anni) in Corea e Giappone, acquistato all'indomani del successo di Manchester... Altre parole sarebbero superflue.
Leandro Grimi invece era arrivato dal Racing Avellaneda nell'inverno del 2007 per 2.5 milioni di euro: i bene informati, o i maligni, decidete voi, dissero che era l'anticipo ad un intermediario per acquistare poi Mariano Pavone dall'Estudiantes, operazione che Ancelotti bloccò. Fatto sta che Grimi, come Coloccini, il campo lo vede poco: prestito al Siena, cessione allo Sporting Lisbona per la stessa cifra per cui era stato acquistato, e pochi rimpianti e rimorsi. Saltando comprensibilmente Alexandre Pato, destano curiosità gli ultimi acquisti: Mathias Cardacio, quotato centrocampista nel giro della Celeste ed autore di una grande Copa Libertadores con la maglia del Nacional Montevideo... A Milanello? Desaparecido, riserva anche dopo i diecimila infortuni della linea mediana rossonera. Peggio ancora Tabarè Viudez: lui la prima squadra l'ha vista raramente se non in tv, peccato che in Uruguay gli hanno affidato il numero 10 della Nazionale under20 e lui ha ripagato con buone prestazioni nel Sudamericano Sub20 di questo inverno. Infine Felipe Mattioni, aspettando Thiago Silva: da uno dei più interessanti "lateral derecho" del Brasilerao con la maglia del Gremio, a Carneade sulla scia di Viudez. La domanda da farsi, analizzando la situazione, allora è: perchè il Milan, sfruttando la sua rete di osservatori, dirigenti, ambasciatori, riesce a vincere solo le scommesse certe, bruciando promettenti giocatori (e non "scarponi", come pensa qualcuno)? Puntare su due Campioni del Mondo (uno per Nazioni, l'altro per Club) ha dato sicuramente i suoi frutti, come li darà Thiago Silva, il miglior centrale della scorsa Libertadores e vice-campione di Sudamerica, ma possibile non si possa fare di più? Forse, più che la mentalità nell'individuare ed acquistare i giocatori giusti (visto che come detto, quelli arrivati erano tutt'altro che scarsi), manca quella di saper rischiare: perchè se Leonardo è così competente come si dice (e come effettivamente dovrebbe essere), di sicuro avrà un quadro preciso del cosìdetto "sottobosco" brasiliano e sudamericano, ovvero giocatori, anche delle selezioni giovanili, da far diventare grandissimi spendendo pochi euro. E non ci riferiamo, bene intesi, a Keirrison, uno che già oggi potrebbe costare 15 milioni e che ha gli occhi di tutti addosso (pensarci ai tempi del Coritiba?): perchè, se si cerca una punta da inserire nel contesto rossonero ma che non crei scompiglio con Ronaldinho e Borriello, non affacciarsi sui tanti attaccanti che offrono i campionati sotto l'equatore? Perchè un centrale sotto i 20 anni non pescarlo proprio lì, come fatto da diverse squadre (il Siviglia con Fazio, il Barça con Henrique, il Villarreal con Caceres e così via) in passato? Perchè il Manchester United, mentre il Milan acquistava Oddo, prenotava i gemelli Rafael e Fabio, due scheggie di fascia che sulla carta d'identità non raggiungevano insieme Favalli? Benissimo Kakà, straordinario Pato, ma serve di più, serve saper cogliere la vera occasione e non solo il campione già semi-affermato da pagare 8, 10, 20 milioni (prezzi da Europa, non da Sudamerica). Un'altra svolta per il futuro del Milan passerà da qui, specie se i fondi saranno sempre meno: tornare a puntare sullo scouting (che non è un metodo per dare una gratificazione agli ex giocatori, ma un'arma) vuol dire saper rimanere al passo coi tempi e non affogare nel mare di una mediocrità che rischia di risucchiare una società con l'occhio più ai bilanci ed al passato, che al talento ed al futuro.