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Milan, il dopo Berlusconi parlerà piemontese e non arabo

Milan, il dopo Berlusconi parlerà piemontese e non arabo TUTTO mercato WEB
venerdì 27 febbraio 2009, 12:502009
di Francesco Lovati - Ilsussidiario.net
fonte www.ilsussidiario.net

Una certezza: il Milan è in vendita e la notizia che lo sceicco Mansour, già proprietario del Manchester City (ricordate il tormentone Kakà di inizio anno?) e socio al 7 per cento di Mediaset, sarebbe stato pronto a sborsare 500 milioni di euro per il club rossonero era una bufala orchestrata ad arte per sondare gli umori della piazza. Test passato a pieni voti, chi tifa il Diavolo vuole tornare a vincere, a prescindere da chi ne stia a timone. Vuole un proprietario che garantisca passione, attenzione e investimenti, tre prerogative che il Silvio Berlusconi politico non può più garantire. L'operazione, quindi, può avere inizio ed entrare nella fase operativa: tanto più che la famiglia Berlusconi non intende più svenarsi per ripianare i bilanci della società e dar vita a campagne acquisti competitive e che un Milan come quello attuale non garantisce un feedback commerciale e d'immagine come marchio, con buona pace di David Beckham.

Ma vediamo in che termini dovrebbero svilupparsi le trattative per la cessione - prevista entro il 2010 - che permetterebbe a Berlusconi di abbandonare l'onerosa proprietà del club rossonero. Sarebbe l'opzione cordata, con un imprenditore core a capo e altri con quote di minoranza, tra cui a stessa Mediaset e Banca Mediolanum come sorta di lascito affettivo, stando a fonti finanziarie e altre vicine alle società del presidente del Consiglio, la carta che verrà giocata per scaricare quel "giocattolo costoso" - stando al giudizio che del club avrebbe dato Marina Berlusconi, numero uno di Mediaset e da sempre favorevole alla vendita - garantendo però che la proprietà resti italiana e il club di via Turati non divenga la prima vittima illustre del cannibalismo calcistico-finanziario di sceicchi e fondi sovrani.

L'unico nome che filtra come apertamente interessato all'operazione, da concretizzarsi entro massimo due anni, sarebbe quello di Michele Ferrero, patron della multinazionale dolciaria nonché uomo più ricco d'Italia (68mo al mondo) in base alla classifica di Forbes 2008: il suo destino, stando ai beni informati, sarebbe quello del Colaninno della situazione.