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Napoli, occhio ai sogni: il fallimento dista tre punti

Napoli, occhio ai sogni: il fallimento dista tre puntiTUTTO mercato WEB
martedì 20 gennaio 2009, 00:002009
di Ciro Venerato
Giornalista napoletano per molti anni ha seguito, da inviato, la Juventus per la Redazione di Rai Sport. Attualmente opinionista di Kiss Kiss Italia, collabora con Canale 34, Conto Tv e con il quotidiano "Il Roma".

Dopo il panettone andato a male servitoci nella trasferta di Torino, il Napoli deve incassare anche questo pandoro indigesto dal Chievo. Oltre a problemi di natura mentale e di personalità, occorre interrogarsi riguardo le strategie tattiche da adottare lontano dal San Paolo. Mi chiedo: viste le due punte larghe del Chievo, con la presenza di uno come Pinzi tra le linee, giocare col 3-5-2 è stata la cosa migliore? No, questa la risposta inequivocabile. Gargano è stato preso in mezzo dal centrocampo clivense, ed Hamsik ha fatto pagare la sua ormai continua e preoccupante scarsa vena. I numeri parlano chiaro, cinque sconfitte consecutive esterne non sono un caso, ed in una situazione di emergenza come questa, anche rinunciare a questo Hamsik non sembra essere un peccato, al contrario dell'incomprensibile ostracismo nei confronti di un elemento come Dalla Bona, che potrebbe tornare quanto mai utile in determinate occasioni. Savini stesso, emarginato a causa dei suoi problemi contrattuali, sarebbe un'alternativa comoda considerando l'inesperienza di Vitale ed il momento difficile che sta vivendo Mannini a causa dell'affare Wada.
Sarebbe inoltre sciocco, trascurare l'empasse della squadra anche per quanto riguarda questioni di ordine fisico: il gruppo è in ritiro da luglio, e qualcuno inizia a pagare lo sforzo. Non è un caso il fatto che la squadra partenopea abbia dato il meglio nelle prime 8-9 partite, per poi dissolversi pian piano.
Anche al San Paolo, per la verità, con Siena e Catania si è sofferto parecchio, non incantando al di là del risultato. Occorre essere obiettivi e distaccati nell'analizzare questo tipo di situazioni.

Per questo non mi scaglio oltremodo contro il marchiano errore di Farina, nel rigore negato domenica a Maggio: sono infatti convinto che l'avere agguantato un pareggio, seppure immeritato per quanto fatto vedere in campo, avrebbe affievolito notevolmente il fuoco delle critiche, finendo per far passare sotto silenzio questioni che invece vanno forzatamente affrontate se l'obiettivo comune è quello di trovare una soluzione. Certe valutazioni vanno fatte a prescindere.
L'organico va rinforzato dalla società, questo in primis; ma in seconda battuta, anche l'allenatore deve evitare di fossilizzarsi su uno schema tattico, cercando di imitare ciò che Di Carlo ha fatto alla perfezione contro di lui. Scompaginare le carte, dare al Napoli una capacità di essere adattabile e camaleontico, aspetto che ancora non abbiamo avuto opportunità di constatare in questa travagliata stagione azzurra lontano dalle mura amiche.
A ciò si aggiunge una qualità di gioco che, anche al San Paolo, raramente ha fatto meravigliare chi assisteva alle partite. I complimenti derivano dalla qualità dei singoli, ma siamo ancora lontani dalla coralità di gioco che si richiede ad una squadra con questi obiettivi.
Non culliamoci su quanto fatto di buono fino ad ora, anche perché la Roma ha recuperato 6 punti in 4 giorni, senza dimenticare che l'ottavo posto, ovvero il fallimento della stagione, dista solo 3 punti.
Chiudo parlando di Denis, e della sua reazione al cambio voluto da Reja, totalmente fuori luogo vista la sua pochezza di rendimento. Questo dualismo con Zalayeta vissuto male da entrambi, alla lunga potrebbe rappresentare un problema non da poco.