Napoli, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare

Valutare la campagna acquisti di una società dotata di una seria programmazione supportata da un progetto ambizioso e credibile non è compito semplice.
Il 'progetto Napoli' è supportato dalle credenziali fornite da un imprenditore che, per la sua notevole professionalità e determinazione nel voler portare a termine tutto ciò che ha pensato e pianificato nei dettagli, corriponde al nome di Aurelio De Laurentiis.
E' difficile evitare le insidie che, durante l'iter progettuale, potrebbero minare un percorso caratterizzato non solo dal confort momentaneo offerto dalla strada intrapresa ma, essenzialmente, dalla meta che si vuole raggiungere e dalle modalità necessarie per non ripercorrere a ritroso, dopo una breve sosta, il viaggio di andata.
La pianificazione del 'Progetto De Laurentiis' prevedeva, in primis, l'attuazione di un 'laboratorio operante' in grado di poter mettere in atto le diverse fasi ovvero la fase 1 riguardante il ritorno del Napoli nel calcio che conta, la fase 2 finalizzata al raggiungimento di un posto al sole nel gota del calcio italiano e la fase 3 occorrente al mantenimento delle posizioni, eventualmente, raggiunte nel panorama calcistico continentale.
Per allestire un laboratorio di tali proporzioni e per renderlo operante nel migliore dei modi occorreva affidarlo ad un dirigente di notevole spessore. Un direttore generale che, oltre a notevoli capacità professionali, potesse avere l'esperienza necessaria per poter lavorare in un ambiente difficile e più incline ad un immediato raggiungimento di ottimi risultati non supportati, però, da alcuna programmazione. Risultati, quindi, destinati a restare delle icone da riproporre, solo con un nostalgico ricordo, in alcune ricorrenze quando il massimo della gratificazione personale è rappresentato, dulcis in fundo, dalla riproposizione del modus dicendi: " ... c'ero anch'io!
Cammin facendo, incuranti delle insidie che si sono puntualmente presentate sul tortuoso percorso e delle consequenziali critiche ricevute da coloro che, in mala o buona fede, non hanno ben compreso la valenza del progetto in atto, De Laurentiis ed il direttore generale, assunto per espletare le fasi della programmazione, Pier Paolo Marino, hanno inizito un'opera degna di menzione.
Dopo aver raggiunto la fase due, si sono resi conto che, nonostante il 'laboratorio' fosse stato dotato di ottima materia prima, qualche agente interno o esterno, poco propenso alla reattività in una soluzione atta a garantire un equilibrio stabile, risultava essere il responsabile della mancata chimica della squadra.
Quando il gioco si fa duro, i duri, ovvero coloro che notano il pericolo di veder svanire il loro encomiabile operato, cominciano a giocare. In quale modo? Inizialmente dimostrando che le pregresse scelte di mercato erano oculate e valide infatti, entrando nello specifico e riferendoci all'ultima campagna acquisti, ritroviamo alla vigilia del campionato 2009/2010 molti ottimi giocatori che il d.g. Marino aveva comprato in attesa che il puzzle fosse completato con i nuovi tasselli.
Il Napoli di De Laurentiis, essendo stato ricostruito ex novo e dovendo abbandonare, nel più breve tempo possibile l'inferno delle categorie inferiori, ha dovuto allestire in poco tempo un 'laboratorio' operante per il presente ed il futuro. Questo lavoro ha generato un surplus di produttività quantificata nella presenza di giocatori non ritenuti idonei, strada facendo, al progetto ma essenziali per porre le basi alla realizzazione dello stesso. Giocatori che, per giocare in serie C o B, hanno imposto la loro volontà in sede contrattuale. Resta la considerazione che, dopo aver ceduto i calciatori in esubero, la realizzazione delle successive fasi del progetto richiederà interventi di altra entità e fattibilità di esecuzione.