Nicola Dionisio a TMW: "Napoli e Avellino? Per ora non c'è nulla"

"Con la Cavese avevo un contratto a tempo indeterminato, senza una scadenza prestabilita. Questo perché il mio rapporto con la proprietà aveva un valore che andava al di là del legame calcistico". Elementare intuire i motivi alla base di un legame così robusto e duraturo. Cinque stagioni condite da una promozione in serie C2 nel 2006 e dalla semifinale play off persa l'anno successivo col Foggia, a cui sono seguiti due campionati in cui gli aquilotti hanno mancato per un soffio l'appuntamento con gli spareggi. Sono queste le credenziali con le quali Nicola Dionisio si riaffaccia sul mercato da uomo libero, dopo aver lasciato una settimana fa il club blu foncé (formalmente le parti si separeranno soltanto il 30 giugno). Strappargli un sì equivarrebbe oggi a depositare in una cassetta di sicurezza il proprio avvenire e non è un caso che il ds irpino sia attualmente uno dei dirigenti più corteggiati del momento. TMW lo ha raggiunto per sapere cosa bolle in pentola a proposito del suo futuro.
Direttore, sono tanti i club che pensano a lei. Tra questi, si è parlato anche di Napoli ed Avellino
"Ho avuto diversi contatti e sto vagliando tutte le proposte. Adesso è presto per precipitare le cose: voglio decidere con calma e fare ogni valutazione in maniera scrupolosa. Il Napoli sarebbe il top ma se ne è parlato per la mia amicizia con Pierpaolo Marino: francamente non ho sentito nessuno. Lo stesso discorso vale per l'Avellino. Sono avellinese e non nascondo che lavorare per la squadra della mia città sarebbe un sogno. Ma anche in questo caso devo dire che nessuno mi ha chiamato".
Però lei ha ampiamente dimostrato in questi anni di meritare palcoscenici superiori
"Non nascondo che il mio obiettivo sarebbe quello di lavorare in un club di serie B. Ognuno nella vita vuole migliorarsi, ma dipende tutto dal progetto. Comunque mi bastano gli attestati di stima che ricevo costantemente dagli addetti ai lavori. Mi ritengo una persona umile e, ancora oggi, continuare ad essere gratificato sul piano tecnico ed umano mi riempie di gioia. Chissà quali saranno i motivi...ma ciò mi emoziona sempre".
Quindi, teoricamente, accetterebbe anche la Seconda Divisione?
"A priori non direi no. Io cerco una società che mi ponga davanti ad un progetto ambizioso e credibile, il resto è secondario. Posso lavorare con i giovani o allestire squadre più esperte: dipende da cosa mi chiederanno. L'importante è che ci sia serietà. Ma ci tengo a chiarire che, quando parlo di progetti, non significa che io sia uno che va a caccia di contratti pluriennali. Anzi, sono disposto anche a restare fermo se non sarò convinto della bontà dei piani che mi verranno sottoposti. Rientrare eventualmente a gennaio non mi disturberebbe affatto. Per certi versi può essere un vantaggio perché potrei gettare le basi per la stagione successiva".
L'addio alla Cavese è dovuto ad un possibile ridimensionamento del club, a qualche rapporto che si è andato deteriorando o a cosa altro?
"Niente di tutto ciò. Nella Cavese c'è un altro socio pronto ad entrare, quindi non credo che ci sarà smobilitazione. E poi il mio rapporto con la società è sempre stato e rimarrà ottimo. Nessun mistero: avevo solo necessità di trovare quegli stimoli che mi erano venuti a mancare. Ho bisogno di rimettermi in gioco. Cinque anni passati qui sono tanti ed ora voglio abbracciare nuove sfide".
Ma come è stato possibile fallire l'aggancio ai play off in extremis?
"Abbiamo perso una partita a Benevento che non dovevamo perdere e lì si è deciso il campionato. Abbiamo pagato solo un brutto finale ed il fatto che il Foggia non ha sbagliato praticamente nulla. Sia chiaro: siamo tutti responsabili, a partire da me fino all'ultimo dei massaggiatori, ma escludo che si sia trattato di un calo fisico o mentale. Camplone aveva i giocatori contro? Non mi risulta e comunque ha lavorato bene e non gli si può imputare niente".