Parma, lettera di risposta di Pedullà al Presidente Ghirardi

Gentile presidente Ghirardi, come ha detto giustamente lei gli ingaggi delle altre società di serie A della stagione 2007-2008 sono facilmente deducibili, proprio per questo resto della mia teoria. E' vero che ho inserito nella mia lista gente come Kutuzov e Alessandro Lucarelli che non appartenevano all'organico della scorsa stagione, ma se avessi inserito i vari Morfeo, Dessena, Cigarini e Gasbarroni temo che la valutazione complessiva legata al monte ingaggi sarebbe lievitata. Lei dice di aver sbagliato ad intervenire alla trasmissione di sabato scorso su Sportitalia, io credo invece che sarebbe stato più opportuno intervenire senza offendere. Nessuno si ritiene depositario della verità, a maggior ragione il sottoscritto. E' sacrosanto dire che i presidenti sono imprenditori che investono e che non vogliono sperperare, ma in passato mi è capitato di avere confronti civili con responsabili di società che hanno accettato il confronto senza dover giocoforza alzare i toni. Purtroppo con lei non è accaduto. Io non mi ci ritrovo molto con il suo modo di fare calcio, mi lasci la libertà di pensarlo anche se mi rendo conto che è un bilancio parziale. Accetti qualche critica quando i fatti (i risultati) non depongono a suo favore. E' vero, ho dato il Parma per favorito assoluto dopo l'arrivo di Guidolin (avevo detto che Cagni non era stata la scelta giusta), mi auguro di indovinare il pronostico soprattutto perché così lei potrà pareggiare il conto ed archiviare lo smacco della retrocessione. Mi permetta un umile consiglio: accetti la serie B con le sue sfaccettature, come l'hanno accettata in un passato recente Juventus, Napoli, Genoa e Bologna. Colgo l'occasione per porgerle i miei più cordiali saluti e per ringraziare il 97 per cento dei tifosi di Parma che mi hanno scritto civilmente. Ringrazio anche il 3 per cento di incivili che sanno offendere nascondendosi dietro un computer. Cifra tonda, a livello di civiltà, non è possibile farla (purtroppo) in nessun posto del mondo: forse in Scandinavia, ma non ne sono convinto.

Alfredo Pedullà