Roma, l'agente di Aquilani: "Rinnovo? Ci siamo quasi"
Nella giornata di ieri LAROMA24.IT ha avvicinato Franco Zavaglia presso il Tribunale di Roma, in attesa della sentenza per il processo GEA, che ha visto il procuratore romano assolto da tutte le accuse ascrittegli. Con l'occasione abbiamo approfittato per fare il punto della situazione sul rinnovo contrattuale di Alberto Aquilani (24) e anche sulle condizioni fisiche del centrocampista di Montesacro.
Come sta Alberto ora? E l'intervento di ortodonzia è servito?
"Si, ora sta bene. Anche grazie all'intervento ai denti. Era quello che gli consigliavo già da tempo: ha tolto due denti del giudizio, perché questi andavano ad inficiare direttamente sui muscoli della cervicale e sulla corretta postura, cosa di cui Alberto ha sempre sofferto. Sapevo di questo espediente già con Alessandro Nesta ed altri giocatori, per questo avevo suggerito ad Aquilani di provarci, ma forse la paura del dentista l'ha fatto desistere inizialmente".
Ora comunque è pronto per rientrare in campo, giusto?
"Si. Ha una gran voglia".
E anche di rinnovare con la Roma, immaginiamo. A che punto siamo?
"Siamo molto vicini. Credo che ci accorderemo per i primi di febbraio".
Sull'aspetto economico ci siamo quindi...
"Diciamo che c'è da limare qualcosa, ma, come si suol dire, dando un colpo al cerchio e uno alla botte".
Già decisa la durata del contratto?
"Dovrebbe essere un quadriennale".
Veniamo a lei. Cosa ci dice del processo Gea, che lo ha visto indagato? Che idea si è fatto?
"E' stato un processo mediatico, pieno di reticenze e spesso menzogne, che ha fatto gioco a quei personaggi che volevano Moggi sula graticola. Personalmente, sono stati tre anni durissimi".
Cosa le ha dato più fastidio durante l'iter processuale?
"Al di là di alcun testimonianze non vere, il dispiacere più grande l'ho avuto per i miei familiari. Ci sono stati periodi in cui mia moglie non poteva andare a fare la spesa e mia figlia a scuola, perché correvano il rischio di essere insultate e prese a male parole".
Ora però la sentenza ha messo un punto alla vicenda Gea: per la legge non si trattava di associazione per delinquere.
"Era evidente. A mio parere non c'erano neanche i presupposti per un processo "ordinario" sulla base di quest'accusa".
Giustizia ordinaria, no. Ma, "fuor di processo", non crede che a livello di giustizia sportiva ci sia bisogno di una regolamentazione seria in materia di procure?
"Probabilmente sì. Ma se a richiederlo sono quella cerchia di procuratori che hanno gettato fango sulla Gea e sui suoi componenti, non credo che la proposta sia autentica fino in fondo".