Torino, ripartire dal mercato

La disastrosa prestazione di sabato è l'ennesima conferma della pessima situazione in cui versa il Torino: una squadra che non è una squadra. Avevamo già avuto una serie di campanelli d'allarme nelle settimane passate, con due sole eccezioni (Fiorentina e Napoli). Ora però c'è il mercato e, che gli piacca o no, Cairo dovrà metter mano al portafogli.

È inammissibile che una squadra di serie A abbia dei ruoli scoperti. Lo diciamo da quest'estate: serve un terzino destro. Così come serve un centrale veloce. Idem per il centrocampo, dove è ancor più inammissibile che manchi un'ala sinistra e che Rosina debba fare l'esterno. Mano al portafogli quindi, e in fretta. La sessione invernale è corta, e il cosiddetto "mercato di riparazione" è chiamato tale proprio perché le società cercano di "rattoppare" le proprie rose il prima possibile. Cairo badi bene, "il prima possibile".

Ma il mercato non può né deve essere l'unica soluzione. Ruoli scoperti a parte, nella formazione che di volta in volta vediamo in campo riscontriamo un'unica costante: la confusione. Confusione alimentata anche da Novellino stesso: perché schierare Ogbonna dal primo minuto dopo l'incidente stradale di due settimane fa? Perché schierare lui (centrale) come terzino sinistro e Pisano (terzino sinistro) come centrale? Perché tenere Di Loreto (centrale) sulla fascia quando in panchina c'è Diana? E poi ancora: che senso ha scambiare ripetutamente Rosina e Abate durante la gara?

La mancanza di un'organizzazione (per dirla con Patrizio Sala) fa sì che la manovra granata diventi lenta, macchinosa e prevedibile. Indispensabile il mercato e, con esso, qualche buon investimento che non sia - tanto per fare un esempio - un altro 35enne. Pescare in serie B potrebbe essere un'idea, anziché acquistare dall'estero con tutti i problemi di ambientamento del caso. A ciò però deve affiancarsi il lavoro di Novellino, che dovrà occuparsi di "insegnare" a ciascun elemento della squadra dove mettersi in campo e che cosa fare. Ci pare che questo non sia ancora stato fatto o, se è stato fatto, i giocatori se ne sono dimenticati.