Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloternanaturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Yanagisawa, l'erede di Zico

Yanagisawa, l'erede di Zico
lunedì 26 gennaio 2009, 00:002009
di Germano D'Ambrosio

Signori, giù il cappello. La storia di Atsushi Yanagisawa è quanto di più classico ci si possa aspettare da questa rubrica. E' la famosa montagna che partorisce un topolino: tanto clamore, tanta pubblicità, tanti soldi, all'inizio. Il tutto per un attaccante bravino, per carità, ma con un difettuccio: l'allergia al gol. I tifosi di Sampdoria e Messina ricordano tutto sommato con affetto questo sfortunatissimo numero 13, arrivato al calcio un po' per caso. Ecco com'è andata.

Atsushi Yanagisawa nasce il 27 gennaio 1977 a Kosugi, cittadina che sorge nel distretto di Toyama (letteralmente significa "paese ricco di montagne") e si affaccia sul Mar del Giappone. Inizia la sua carriera calcistica iscrivendosi alla FC Higashi Youth, una scuola calcio piuttosto prestigiosa, e militando poi nel Toyama Daiichi High, la squadra del suo liceo. E' qui che il ragazzo comincia ad ottenere una certa visibilità a livello nazionale, tanto che nel 1996 riesce ad ottenere un ingaggio con il Kashima Antlers, uno dei club giapponesi più blasonati. A dispetto dei suoi 19 anni Yanagi (da sempre il suo soprannome) dimostra una maturità impressionante, ed il tecnico brasiliano Joao Carlos non ha timore di metterlo in campo. L'esordio è datato 28 agosto, contro lo JEF United Ichihara; il primo gol in J-League arriva appena tre giorni dopo a Osaka. E' ufficialmente nata una stella. Lo pensa anche Zico - che proprio due anni prima aveva lasciato il Kashima -, il quale addirittura si sbilancia: "Quel ragazzo sarà il mio erede". Gli eventi immediatamente successivi fanno ipotizzare che non si tratti solo di una boutade. Nel campionato 1996 (che si concluderà con la vittoria degli Antlers) Yanagi segna in tutto cinque gol in otto partite; l'anno successivo, schierato come titolare da inizio stagione, ne realizza solo otto in 25 gare, ma in quel 1997 le soddisfazioni per lui non mancano di certo. A giugno trascina la sua Nazionale - segnando quattro gol su cinque partite - nei Mondiali Under 20 in Malesia, riuscendo ad accedere per la prima volta ai quarti di finale; pochi mesi dopo viene premiato dalla stampa giapponese come miglior giovane del campionato. Con il Kashima, poi, si aggiudica la Coppa di Lega, la Coppa dell'Imperatore e le Supercoppa Xerox. Il 1998 segna la definitiva esplosione di Yanagisawa, che non a caso a fine anno viene eletto "Player of the year", strappando il titolo a Hide Nakata. Vince il campionato e la Supercoppa con gli Antlers segnando ben 25 gol, e attestandosi come il più giovane capo-cannoniere giapponese di tutti i tempi; viene pure convocato nella Nazionale maggiore, con la quale debutta il 15 febbraio nell'amichevole contro l'Australia (salterà però il Mondiale di Francia). Il Giappone è ai suoi piedi: Atsushi diviene l'idolo delle ragazzine ed il vanto degli appassionati di calcio locali. La prolificità della giovane punta stimola l'interesse di diversi club europei, ma paradossalmente proprio da quel momento Yanagi inizia a segnare sempre meno gol, modificando in parte la sua tipologia di gioco e trasformandosi gradualmente in trequartista, o addirittura ala destra. Nei tre anni successivi con il Kashima, infatti, non riuscirà a superare i 12 gol a stagione. Tutto ciò non fa certo decrescere le quotazioni del ragazzo, il quale diviene anzi un punto fermo della propria Nazionale e partecipa anche alle Olimpiadi di Sidney con la selezione Under 23 (da ricordare un suo gol ai quarti contro gli USA). Ma mentre dal Giappone inizia l'esodo verso il ricco Occidente - Nanami, Nakamura, Ono, Inamoto e altri talenti sbarcano in Europa con alterne fortune -, Yanagisawa è l'unico a resistere alla tentazione. "Voglio dimostrare di essere il migliore qui, se ci riuscirò andrò all'estero", afferma, mentre con il Kashima continua ad accumulare scudetti ed altri trofei. La grande occasione è costituita dai Mondiali casalinghi del 2002. Atsushi vi si prepara segnando un gol in amichevole contro l'Italia (1-1 il risultato finale), l'8 novembre 2001. Durante il torneo, però, resta a secco e non riesce a traghettare i suoi oltre gli ottavi di finale. Ma la sua stella, ora, brilla a livello intercontinentale, e neanche le voci di una fuitina con la sua fidanzata prima di una importante amichevole della Nazionale riescono ad offuscarla. Il procuratore italiano Oberto Petricca, nel gennaio 2003, si reca in Giappone per capire se si tratta di un bluff o meno; torna con ottime referenze su Yanagisawa (ma anche su Ogasawara, futura meteora del Messina), corroborate dal parere entusiasta dell'ex sampdoriano Toninho Cerezo, allenatore del Kashima Antlers. Ed è proprio in virtù del vecchio legame con i blucerchiati che Cerezo e il dg Beppe Marotta (già artefice del trasferimento di Nanami al Venezia nel '99) iniziano a sentirsi sempre più frequentemente. L'affare si concretizza a maggio: la Sampdoria acquista il giocatore versando 350 mila dollari al Kashima per un prestito con opzione per il riscatto a fine stagione; stipendio da 450 mila dollari a stagione, invece, per il ragazzo. Il club ligure economicamente punta a rifarsi con gli interessi, e si frega le mani pensando ai diritti tv da vendere in Oriente e ai piccoli e grandi sponsor che si faranno avanti per mettere il loro nome sotto la faccia di Yanagi. Ai piedi della Lanterna, Atsushi è invece chiamato a riscattare il connazionale Kazu Miura, al Genoa nella stagione 1994/95. "Un uomo carismatico, ho giocato in Nazionale con lui", lo descrive Yanagi. Sembra incredibile, ma - dati alla mano - lui riuscirà a fare peggio.

La presentazione ufficiale di Yanagisawa si tiene il 15 luglio 2003 presso lo Star Hotel President di Genova, preso d'assalto da cronisti di mezzo mondo. Petricca ci tiene a mettere le mani avanti: "Non è solo un'operazione commerciale. Yanagisawa è un buon giocatore, molto motivato. Cerezo gli ha già insegnato tutti gli schemi del calcio italiano. Complimenti a Marotta per l'ottimo colpo". Meno loquace l'attaccante, accompagnato dal ds del Kashima Antler Suzuki e dall'interprete Tomy Matzuiama. "Buongiorno a tutti". Applausi. Poi, in giapponese: "Voglio dimostrare che sono all'altezza del campionato italiano. Inzaghi è il giocatore italiano che mi piace di più. Nakata e Cerezo mi hanno parlato molto del vostro calcio, mi hanno spiegato che si tratta di un test molto severo". A Walter Novellino il compito di farlo integrare in una squadra poco multietnica: assecondando l'evoluzione tattica compiuta negli anni precedenti, il tecnico di Montemarano vede Yanagi come ala sinistra con spiccate propensioni offensive. Nelle amichevoli estive il ragazzo sembra comunque avere lo sprint giusto, e anche ad inizio campionato gioca due buoni spezzoni contro la Reggina - all'esordio, il 30 agosto, con il connazionale Nakamura di fronte - e la Lazio. Ai tifosi blucerchiati sembra scongiurato il pericolo Miura. L'attenzione mediatica sul giocatore si fa sempre più insistente, ma lui rimane timido e piuttosto taciturno. Le dichiarazioni bisogna cavargliele dalla bocca: "Genova? Un posto stupendo. Davanti c'è il mare, dietro i monti, come a Toyama". Il cibo? "Non è un problema, già in Giappone andavo al ristorante italiano". E gli hobby? "Sto sul divano, o al computer". Bella la vita del campione. Ma forse è solo un problema di lingua: Yanagi ha ancora un bagaglio lessicale striminzito (ma Ciccio Pedone gli ha insegnato a dire "Barcollo ma non mollo", vuoi mettere l'utilità?). E del resto, forse che non parli è anche meglio. In un'intervista al Corriere della Sera si lascia sfuggire passaggi inquietanti: "E' da quando sono bambino che in area di rigore mi chiedo se devo tirare, passare o stoppare". Oppure: "Da piccolo in realtà volevo giocare a baseball, ma c'era un limite d'età ed ero troppo giovane. Nella squadra di calcio del mio amico, invece, poteva giocare chiunque". Frasi non trasmettere alle decine di turisti e curiosi nipponici che affollano Bogliasco tutti i giorni. Meglio concentrarsi sul campo, dove il giapponese però continua ad accumulare solo spezzoni di gara, lasciando che a fungere da incursori siano i vari Doni, Donati e Diana. Per vederlo dal primo minuto bisogna aspettare Pro Patria-Sampdoria, Coppa Italia, del 1 ottobre. In generale, Atsushi alterna cose discrete (assist-gol contro il Chievo) ad altre disastrose (una pessima partita contro il Milan, partito finalmente da titolare); troppo timido, a volte spaesato, il giocatore palesa soprattutto evidenti problemi in fase di realizzazione. Il numero 13 che porta sulle spalle ("Ho tenuto quel numero per abitudine e perché per i miei tifosi sono facilmente riconoscibile") non sembra portargli troppa fortuna. E neanche il matrimonio - nel periodo di Natale - con la modella Yukari Kobata contribuisce a dargli la scossa psicologica necessaria. Nel 2004 Yanagi vede il campo soltanto cinque volte; "Voglio restare almeno un altro anno - chiede alla società -. Voglio crescere ancora e ripagare la fiducia". Ma i blucerchiati, a fine aprile, comunicano al Kashima Antlers che possono anche riprenderselo. In molti gridano giustamente al flop: del resto, nonostante le belle premesse, la Samp si rende conto di aver ottenuto, grazie a Yanagisawa, solamente articoli importanti sui giornali giapponesi, ma nessuna sponsorizzazione soddisfacente. Naufraga anche il progetto di una tournee in estremo Oriente. Insomma, tranne che con il merchandising e i diritti tv, i genovesi non hanno certo fatto affari d'oro. Oltre al danno, la beffa.

Passa appena qualche mese, e Yanagisawa è di nuovo in Italia, ancora in prestito con diritto di riscatto. A sfidare la sorte stavolta è il neopromosso Messina di Pietro Franza, che sempre grazie a Petricca chiude l'affare a fine giugno (battendo, pare, la concorrenza del Livorno). "Il ragazzo mi ha fatto un'ottima impressione, sono sicuro che da noi farà bene - spiega Franza, andato di persona fino a Tokyo per seguire la trattativa -. Lui non vede l'ora di venire in Italia e cominciare a lavorare con il Messina. Vuole prepararsi per bene e giocarsi il posto di titolare nella nostra squadra. Ho riscontrato in lui una professionalità superiore a quella dei giocatori italiani. Devo dire che l'obiettivo principale di Atsushi è quello di giocare, ha parlato pochissimo di sponsor e merchandising". E certo, ha lasciato parlare Franza. "Attorno al giocatore c'è un grande interesse, con lui in squadra si possono aprire interessanti prospettive. Siamo già stati invitati a fare una tournee in Giappone, ma sono certo che possiamo intraprendere tante altre forme di collaborazione col Paese dal punto di vista commerciale". Viva la sincerità, almeno. Il giocatore viene presentato il 17 luglio 2004 presso il Grand Hotel Timeo di Taormina (di proprietà di Franza): consueto forcing di giornalisti in assetto bellico. Yanagi sembra più sciolto: "Per essere qui in ritiro ho rinunciato a disputare la Coppa d'Asia con il Giappone. Ma stavolta voglio cominciare col piede giusto, sapendo quanto una buona preparazione sia importante per tutta l'annata. Voglio calarmi nella nuova realtà e mettermi subito a disposizione del Messina". Dall'altra parte dello Stretto c'è sempre Nakamura: i cronisti ci sguazzano. "Conosco bene Shunsuke dai tempi del liceo - spiega Atsushi -. Siamo troppo amici per essere rivali, ma ho saputo che tra Messina e Reggina c'è una grande e sana rivalità sportiva. In questi giorni Nakamura mi è stato particolarmente vicino. Ci siamo sentiti spesso, mi ha parlato di Bortolo Mutti che ha avuto a Reggio Calabria due stagioni fa. Mi ha manifestato l'affetto di sempre, ma questo non mi impedisce di cercare di batterlo nei derby. La gara più importante sarà invece quella contro la Sampdoria: vorrei batterli con un mio gol". Velenoso ma non troppo. Al Messina il giapponese vuole tornare a fare la seconda punta vera e propria, e Mutti lo asseconda: ma già nelle amichevoli estive il mal di gol riemerge in tutta la sua drammaticità. Yanagi almeno segna la sua prima rete ufficiale in Italia, nel 4-0 contro l'Acireale in Coppa Italia (il 22 agosto). In campionato invece si parte il 26 settembre contro il Chievo, ma - come a Genova - è un susseguirsi di frammenti di gara. Alcuni interessanti, come il finale del derby con la Reggina, quando entra e serve l'assist per il gol-vittoria Di Napoli. Altre decisamente poco brillanti, e purtroppo sono la maggior parte. Contro la Sampdoria, Mutti spera nel preannunciato gol dell'ex e lo tiene in campo 90 minuti, ma lui non tira mai in porta. E' solo grazie ai gol di Amoruso, Zampagna e Di Napoli che i peloritani riescono a conquistare un inaspettato settimo posto. Atsushi chiude la stagione con 21 presenze in campionato e zero gol segnati, dati paradossali per uno che è tornato a fare l'attaccante. Peggio di lui riesce a fare solo Panagiotis Gonias, super-pacco girato al Crotone a gennaio. "Yanagi è un bravo ragazzo - confessa alla fine Mutti - ma non è abbastanza cattivo e smaliziato per il nostro calcio". Fuori dal campo l'utilità del giocatore è innegabile: la Regione Sicilia, per esempio, lo assume come testimonial per il progetto "Sicilie terre d'Oriente", con l'obiettivo di esportare le arance rosse in Giappone. Ma nel rettangolo di gioco di lui non si sente la necessità. Terminata la Confederation Cup (un gol per lui contro il Messico), Yanagisawa torna comunque a Messina per mettersi a disposizione di Mutti. Ma i giallorossi si pentono in un baleno di aver rinnovato il prestito con il Kashima. Altre sette presenze e nessun gol, nessun segno di vita. A gennaio l'attaccante viene rispedito in Giappone; in cambio il Messina prende Ogasawara, che non avrà sorte migliore in Sicilia. L'esperienza italiana di Yanagi finisce qui, alle soglie dei Mondiali di Germania 2006. Competizione alla quale il giocatore partecipa, sotto gli ordini di coach Zico. Quello di cui sarebbe dovuto essere l'erede, e del quale in effetti ha seguito le gesta. Non è diventato un talentuoso fantasista; semplicemente, si è seduto in panchina.

Il ritorno al Kashima Antlers non porta a risultati eccelsi. L'attaccante stenta a ritrovare la via del gol, rivelando forse una disabitudine alla segnatura; l'anno successivo il club rossonero vince sì il titolo nazionale (che mancava da quando Yanagi era partito) e la Coppa dell'Imperatore, ma la situazione non migliora. Nel gennaio del 2008 l'ex enfant prodige - giunto all'età di 31 anni - sceglie allora il più modesto Kyoto Sanga, club neo-promosso nella J-League. La scelta si rivela azzeccata: qui Atsushi, seppure lontano dai clamori di un tempo, segna ben 14 reti in 32 gare (una anche al Kashima, nel luglio scorso), rientrando di forza nella Top 11 del campionato giapponese. Si trova tuttora lì, a Kyoto, dove probabilmente ha trovato la sua dimensione ideale. Forse, se non avesse voluto fare il passo più lungo della gamba, oggi sarebbe ricordato come un discreto attaccante, duttile e tenace. E invece ci tocca parlare di lui come di uno dei più grossi flop della storia recente del nostro campionato. Presenze 43, gol fatti zero. E pensare che lui in Italia è venuto solo per vincere, mica per far vendere le magliette ai turisti. O no?