...con Gregucci
Angelo Adamo Gregucci è uno dei tanti allenatori importanti ai box e che, nelle ultime ore, è stato accostato a qualche club come il Sassuolo. Con lui parliamo del momento particolare che sta vivendo, ma anche di alcune squadre in cui ha militato da giocatore o allenatore: Fiorentina, Lazio e Torino.
Le fa rabbia vedere allenatori, con magari poca esperienza, seduti anche su panchine di serie A?
"Non mi fa rabbia. Io valuto e baso tutto sulle mie esperienze. Penso di avere i requisiti per essere competitivo, non mi sento superiore a nessuno, ma nemmeno inferiore. Non nutro grandi invidie, l'unica cosa è che l'anello debole della catena calcio lo diventa sempre di più se i parametri sono quelli che si vanno manifestando sempre più".
Lei è stato anche a Firenze, cosa ne pensa dei viola di quest'anno?
"La Fiorentina ha iniziato un secondo ciclo, l'era Mihajlovic, ed il binomio Corvino-Prandelli che ha dato grandissime soddisfazioni è storia. Il comune denominatore è la famiglia Della Valle, ma questa è un'altra storia ed un'altra squadra che si trova nella parte embrionale. Devono crescere visto che sono una squadra giovane, ma possiamo mettere anche in conto che c'è stata un po' di sfortuna visto il brutto infortunio di Jovetic e la situazione di Mutu. L'unica cosa che la gente deve capire è proprio che è finito un grande ciclo, dove la squadra ha anche raggiunto la Champions e, così come il Manchester, è andata vicino ad eliminare una finalista: il Bayern Monaco".
Cosa manca ancora alla squadra?
"Un po' di continuità di risultati, quando hai una squadra giovane è la medicina migliore per acquistare autostima. Questa è la medicina migliore anche per la progressione della squadra".
Invece come vede un'altra sua ex squadra: la Lazio?
"Per me, tecnicamente, è interessante. Una squadra molto duttile, che ha molta prospettiva e non si deve porre dei limiti. Credo che nemmeno loro ora possano sapere quanto valgono percui dovranno guardare al futuro con interesse, ma anche tanta ambizione".
Hernanes può essere un investimento molto importante per questa Lazio?
"Per me è un giocatore dal profilo squisitamente tecnico eccelso. Penso che la tecnica eccelsa manchi al campionato italiano, ma poi questi giocatori vanno portati ad un'intensità alta perché il calcio ai massimi livelli, oggi, imponte tecnica sopraffina e intensità alta".
Un'altra squadra che sta facendo soffrire i propri tifosi è il Torino. Cosa ne pensa?
"Bisogna aver pazienza. Si può far bene, ma vivono di eccessi troppo grossi in un senso e nell'altro. Il Torino ha una storia nobilissima, è molto radicato sul territorio ed io lo so perché essendo lì nell'ultimo anno del Filadelfia ho notato l'identificazione e l'immedesimazione nel giocatore del Torino. A testimoniare tutto ciò c'è la 'leggenda' del Cuore Granata. Io tutto questo l'ho capito solo andando a Torino perché da lontano non si poteva capire. Da quegli anni il Torino ha perso un po' questa che è una sorta di casa-monumento dove rappresentarsi. Hanno vissuto anni di alti e bassi, ma hanno la potenzialità di essere una grande squadra perché la storia lo certifica. Quando questo si impone, però, è molto difficile perciò serve tempo e il tifoso lo deve capire anche se non è facile".
Quindi come vede questa contestazione verso Cairo?
"Stando lontano non lo so. Cairo sta facendo degli sforzi, questo è evidente, ma non posso avere la presunzione di giudicare".
Lei prima parlava di pazienza, ma i tifosi, chiaramente, vorrebbero rivedere la squadra in A il prossimo anno
"Non è facile perché due retrocesse hanno fatto investimenti importantissimi in questa stagione. Non si può nascondere che Atalanta e Siena hanno avuto un effetto cuscinetto nella retrocessione e hanno organici importanti che, tuttavia, non certificano la vittoria matematicamente. Dover vincere per forza la gara anche con la macchina più veloce è sempre difficile perché la curva dove puoi andare a sbattere è sempre dietro l'angolo. La B è uno dei campionati più difficili dell'intero panorama agonistico e poi ci sono squadre con entusiasmo e con le tre P: pazienza, programmazione e perseveranza. Il Novara può essere una di queste squadre, con un programma solido che viene da lontano e difficile da scardinare".