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Daniele Garbo: "Le strade tra Leo e il Milan si divideranno"

Daniele Garbo: "Le strade tra Leo e il Milan si divideranno"TUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
lunedì 5 aprile 2010, 11:512010
di Antonio Vitiello
fonte milannews.it

Prima della partenza verso Mosca, all'aeroporto di Malpensa, dove l'Inter si è imbarcata per partire alla volta del ritorno di Champions League contro il Cska, l'attaccante nerazzurro Mario Balotelli (19), è stato applaudito dalla sua gente. Balotelli sembra aver sanato la frattura con tifosi, società e tecnico, dopo il periodo difficile. Molti, infatti, sono stati i tifosi che hanno applaudito SuperMario prima della trasferta europea, segnale di distensione importante per tutto l'ambiente nerazzurro e per Balotelli in particolare.

Sembra perfino troppo facile giocare con un cognome così. Daniele Garbo, volto amico del giornalismo sportivo di Mediaset, cortese lo è per davvero. Si concede con estrema disinvoltura ad un'appassionata e vibrante chiacchierata ai nostri microfoni, in esclusiva per MilanNews. Collega del maestro Gianni Minà alla rivista "Special Sport", "docente" di pallone capitolino ed esperto di calcio europeo, la sua voce apre scenari, a prescindere da tutto, estremamente colorati.

Daniele, rompiamo subito il ghiaccio con una domanda "bollente", chi vince il campionato?
"Mi sembra che in questo momento stia meglio la Roma, anche perché penso l'Inter avrà dei problemi soprattutto quando si avvicinerà la Champions. Non tanto il ritorno col CSKA, ma la semifinale che sarà col Barcellona, prima e dopo quelle partite l'Inter lascerà qualcosa al campionato. Quindi dal punto di vista psicologico sta meglio la Roma, forse anche dal punto di vista atletico, che nel complesso ha un calendario tra campionato e coppe più agevole rispetto a quello dei nerazzurri".

Possiamo considerare l'ultimo Roma-Milan uno snodo fondamentale del campionato, con i rossoneri incapaci di dare il colpo di reni decisivo, e i giallorossi tenuti in vita da quel punto?
"Si, questo è vero, infatti Ranieri dopo quel pareggio non era così insoddisfatto, la Roma aveva limitato i danni, ed era riuscita a strappare un punticino che alla luce di quanto è accaduto dopo è stato prezioso. Per il Milan è stato un crocevia negativo, però è vero anche che dopo quella partita ha avuto una serie di infortuni, che peseranno alla fine in maniera determinante. Certo, sia Leonardo sia Borriello dicono di credere al titolo, ma mi sembra una squadra troppo decimata, senza Nesta, Pato, Beckham e tutti gli altri infortuni, ci vorrebbe un miracolo affinché il Milan vinca lo Scudetto.

Sempre rimanendo dell'avviso che il Milan ha fatto, nel complesso, una stagione al di sopra delle aspettative".

L'asse di mercato Roma-Milano, almeno a parole, è molto caldo. Si vocifera di Mexes e Baptista al Milan con Abate nella Capitale, quanto c'è di vero?
"Parlo dei giocatori quando sono arrivati nelle società, era un vecchio modo di approcciare al mercato di Fabio Capello, che ai tempi della Roma diceva "Io i giocatori li giudico quando sono a Trigoria". Parlare di "se" e di "ma" mi sembra complicato, si Abate potrebbe venire alla Roma con Mexes al Milan, ma non no so se esistano trattative vere, siamo in una fase in cui si può dire tutto e il contrario di tutto".

Un altro giocatore, spesso accostato al Milan, è stato Luca Toni. Pensi che possa ancora fare la differenza, oppure ha dato inesorabilmente il meglio di sè?
"Io credo che obiettivamente abbia dato il meglio di sè, questo non vuol dire che non possa disputare una stagione ad alto livello, la prossima magari, se la Roma riuscirà a trattenerlo a Trigoria, perché è in prestito dal Bayern. Però pensare che Toni, possa esprimere ancora il meglio della sua carriera, mi sembra un'ipotesi poco praticabile".

Spalletti è da anni fra i papabili alla panchina del Milan, secondo te sarebbe la persona giusta?
"Probabilmente si, ma non c'è mai stata nessuna trattativa, non è mai stato nell'ottica del Milan, se n'è parlato ma più a livello giornalistico che a livello di un'autentica ipotesi di mercato. Lui è uno che lavora molto attentamente durante la settimana, prepara in toto le sue squadre e le fa giocare bene. La Roma di Spalletti è stata una delle squadre in Europa, negli ultimi anni, che ha espresso il miglior calcio. Detto ciò, non so se Spalletti quest'anno avrebbe fatto meglio di quanto ha fatto Leonardo, che conosce bene l'ambiente, sapeva dove mettere le mani e ha tirato il meglio dell'organico a disposizione".

Il tuo giudizio su Leonardo è quindi positivo?
"Gli hanno tolto Kakà, non hanno fatto una campagna acquisti straordinaria, ha lavorato col materiale che aveva a disposizione da aziendalista qual è, più di così credo fosse impossibile ottenere. Il mio giudizio è positivo, lui stesso ritiene che la stagione del Milan sia straordinaria per certi versi, credo anche peraltro che le strade di Leonardo e del Milan siano destinate a separarsi a fine stagione".

Sei da sempre un grande appassionato di tennis: il Milan, contro il Manchester, nella doppia sfida ha praticamente ottenuto un risultato degno di quello sport, perché questa disfatta?
"Il Milan è stato abbastanza sfortunato nella partita di San Siro, nella prima mezz'ora poteva segnare due o tre gol, e forse sarebbe cambiata la storia della qualificazione. Una volta che si è perso 3 a 2 in casa era impossibile pensare di andare a Manchester a vincere con due gol di scarto, impresa peraltro mai riuscita nella storia delle coppe Europee. Il calcio è fatto di episodi, con quella sconfitta in casa si è giocato tutto, la partita di Manchester non contava più nonostante tutti dicessero che il Milan poteva sperare nel miracolo. La qualificazione si è decisa nella prima mezz'ora dell'andata, quando il Milan non ha concretizzato le occasioni che ha avuto".

Un'altra tua grande passione sono gli studi monetari, ed infatti sei laureato in Economia e Commercio. Pensi che il Milan sia destinato d'ora in poi a campagne acquisti dal basso profilo?
"Questa è una domanda che andrebbe fatta al presidente del Milan, Silvio Berlusconi. Mi sembra di aver capito che stia investendo sempre meno nel Milan, le esigenze di bilancio hanno preso il sopravvento sul desiderio di creare una squadra sempre più competitiva. Questo non vuol dire che non lo sarà nei prossimi campionati, ma bisognerà rivedere tutto il discorso della campagna acquisti, con investimenti in più sui giovani, come hanno fatto altre squadre. Non dimentichiamo, poi, che se passa questa politica del rigore sul piano finanziario ed economico, che vuole imporre il presidente dell'Uefa Michel Platini, ci saranno parecchi scossoni per alcune squadre che dettano legge sul mercato. Mi riferisco su tutti al Real Madrid, che non ha ottenuto nemmeno risultati pari ai soldi spesi, squadre come questa dovranno rivedere i loro piani, e ci sarà più spazio per i clubs che faranno una politica di spesa più saggia, e punteranno i loro soldi sul settore giovanile, in questo senso in Italia la Roma si sta muovendo molto bene".

Come sta il calcio italiano, per te che lo vedi spesso dall'estero, inviato in lungo e il largo per il Vecchio Continente?
"Non sta benissimo, perché lo dicono le cifre, l'Inter è rimasta la nostra ultima rappresentante in Champions League, in Europa League siamo usciti già nel turno precedente. Il nostro campionato già da tempo non è il più appassionante, superato dal campionato inglese e da quello spagnolo, anche da quello tedesco per quanto riguarda la presenza negli stadi. Gli stadi di proprietà sono il vero problema del calcio italiano, non esistono ancora e non so per quando tempo ancora saremo in questa situazione, siamo in ritardo di almeno vent'anni col resto d'Europa, e da qui nascono tutti i problemi. Scontiamo questo gap organizzativo, e lo sconteremo ancora per molto tempo.
In questa prospettiva il titolo Mondiale del 2006 è stato un vero miracolo, ottenuto in condizioni che tutti sappiamo, in piena Calciopoli, nelle difficoltà il calcio italiano tende ad esaltarsi, quella vittoria ha mascherato i problemi strutturali che il calcio italiano non ha ancora risolto".

Fa bene Galliani a battere, con insistenza, il tasto degli stadi di proprietà?
"Si, è fondamentale, gli stadi di proprietà sono la svolta per il nostro calcio, il problema vero è che è una sfida difficilissima da vincere, e che purtroppo ci vede in ritardo enorme rispetto agli altri Paesi. Io che ho una fortuna enorme di girare l'Europa, per le varie competizioni, vedo che anche in Paesi calcisticamente inferiori all'Italia, mi riferisco alla Grecia, esistono degli stadi che noi ci sogniamo.
Lo stadio dell'Olympiakos o il nuovo stadio Olimpico di Atene sono impianti bellissimi, comodissimi, gli spettatori stanno bene, non hanno disagi, riescono a parcheggiare, o arrivano coi mezzi pubblici. Da noi sono troppo difficili da frequentare, sono blindati per i motivi che tutti conosciamo, dovuti alla mancanza di cultura sportiva del nostro calcio e dello sport in generale.
Sono militarizzati, le famiglie non vanno più allo stadio, mentre se tu vai all'estero le famiglie vanno unite negli impianti, da noi non accade più da tempo perchè sono troppo pericolosi, troppo scomodi, disagevoli e inospitali".