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De Sisti tuona: "Basta, non ci stò più a passare da drogato"

De Sisti tuona: "Basta, non ci stò più a passare da drogato"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 25 agosto 2010, 07:402010
di Redazione TMW.
fonte Corriere Fiorentino

Tristezza e rabbia. Giancarlo Picchio De Sisti, alterna l'una e l'altra in una telefonata in cui la voce si abbassa quando parla «dell'amico Galdiolo» e si fa improvvisamente alta e condita da più di un'imprecazione quando pensa al suo nome di campione legato a una storia in cui farmaci e pallone sembrano rotolare insieme.

De Sisti, un altro ex compagno in viola sta molto male.
«La notizia della malattia di Giancarlo mi ha riempito di tristezza. Abbraccio idealmente lui e la sua famiglia che sta vivendo un momento drammatico ma...».

Ma...
«Ma sono stanco, stufo, anzi glielo dico brutalmente mi sono rotto le palle di vedere il mio nome ogni volta legato a quello di chi non c'è più, in articoli dal titolo la ''Fiorentina maledetta degli anni 70''. Ora basta. Ma che vuol dire anni '70? Iniziamo a specificare, perché io a questo stillicidio fatto di sospetti, dubbi di doping, non ci sto più. Io sono andato via dalla Fiorentina nel 1973-1974 e l'ultimo anno di fatto non ho quasi mai giocato (19 gare, ndr) per dissidi con il tecnico Radice che mi aveva scaricato. In pratica degli anni Settanta ne ho vissuti due, alcuni compagni che sono morti o hanno avuto problemi hanno giocato dopo di me. Ma soprattutto c'è un prima che non va dimenticato e che mi fa infuriare...».

Cioè?
«Cioe? Glielo dico io il cioè. Nel 1970 il sottoscritto era già campione d'Italia con la Fiorentina, campione d'Europa con l'Italia e vice campione del Mondo. Ero in campo in Italia-Germania 4-3, io, se qualcuno se l'è scordato. Avevo già alle spalle quasi 300 gare in serie A. Ero un giocatore di classe e un professionista esemplare. Non ho mai preso niente. Basta con sta storia della Fiorentina maledetta in cui si fa di ogni erba un fascio, piazzando giocatori di anni diversi e unendo patologie successive diverse tra loro. Io so che non assumevo nessuna sostanza»

Magari lei no, però...
«Io parlo per me. Non posso mettere la mano sul fuoco per tutti, non so se privatamente qualcuno prendesse cose illecite, ma all'immagine di quella Fiorentina come ospedale da campo io non ci sto. Perché non è vera. C'è stata una lunga inchiesta sulla scorta della denuncia della signora Beatrice. Non vi è bastata?».

Ma diversi suoi ex compagni dissero che giravano pillole, flebo.
«Io ricordo il Micoren, un cardiotonico che serviva anche per rompere il fiato. Ricordo delle flebo di ricostituenti. Non so se qualcuno ha abusato di questo o altro. Ma ame nessuno ha mai imposto di prendere niente né si permetteva di dirmi cosa dovevo fare. Io ero De Sisti... E non ho mai visto neanche imporre cose ad altri».

Però non può negare che il numero di giocatori viola di quel decennio che sono morti o hanno avuto gravi malattie fa impressione.
«Bisogna valutare caso per caso. Beatrice, lui sì probabilmente deve la sua malattia a tutti quei raggi per curare la pubalgia, in anni in cui peraltro io non c'ero più. Ma il povero Mattolini che è morto di tumore? Lui era il terzo portiere, mi dice lei perché avrebbe dovuto prendre robe strane? Lui che non giocava? E Ferrante, lo posso assicurare, non prendeva niente neanche a quando stava male. Odiave le medicine. Antognoni ha avuto un problema cardiaco, ma sa quando? A 50 anni durante una partita tra vecchie glorie, in cui forse esagerò la foga agonistica. Una cosa peraltro lieve e senza conseguenze».

Il suo problema alla testa però fu più grave.
«Anche di questo ho piene le scatole. Ogni volta ritrovo scritto: ascesso frontale al cervello. Non è vero. Ho avuto un granuloma sub dentario. Il pus si era propagato. Quando mi hanno aperto la scatola cranica, hanno capito il problema. Mi hanno tolto tre denti. E sono guarito. Ma nessuno lo dice... A forza di ''Fiorentina maledetta'' qui sembra che eravamo tutti drogati. Prima o poi querelo qualcuno. Perché a passare da sopravvissuto di una squadra bombata io non ci sto più».