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Gianluca Rossi: Sudafrica 2010, la rivincita dell'Europa

Gianluca Rossi: Sudafrica 2010, la rivincita dell'EuropaTUTTO mercato WEB
domenica 4 luglio 2010, 16:002010
di Redazione TMW.
fonte di Gianluca Rossi per qsvs.it

Il record delle formazioni sudamericane, che solo tre giorni fa si erano ritrovate in massa ai quarti, è stato polverizzato in 72 ore. La vecchia Europa, arrivata fin qui in minoranza, si è presa una rivincita storica, portando comunque tutte e tre le sue squadre alle semifinali. 3-0 il bilancio finale per l'Europa sul Sudamerica: dopo l'Olanda, che ha fatto fuori il Brasile, la Germania ha umiliato l'Argentina e la Spagna ha superato il Paraguay. In rappresentanza del Sudamerica ora è rimasto solo l'Uruguay che ha comunque rischiato grosso col Ghana.
L'umile Olanda di Wesley Sneijder ha mandato a casa il presuntuoso Brasile: 2-1 in rimonta. Un'impresa, altro che storie. Primo tempo tutto brasiliano, con la rete di Robinho su bellissimo assist di Felipe Melo con Heitinga e difensori olandesi in coma narcolettico. Poi, nella ripresa, Sua Maestà Sneijder, Campione d'Italia e d'Europa coccardato con l'Inter ha cambiato la partita: ad inizio ripresa su un suo traversone apparentemente inoffensivo Felipe Melo ha bucato Julio Cesar e a poco più di venti minuti dalla fine ha annientato il Brasile con un colpo di testa imprendibile: una rarità per un piccoletto come lui! Da lì Felipe Melo ha perso ancora la brocca rifilando una scarpata a Robben da cartellino rosso, prontamente sfoderato dal simpaticissimo arbitro giapponese Nishimura, sempre sorridente. Quasi come certi nostri arbitri, che non sorridono dai tempi di Canzonissima. Felipe Melo, dopo il bellissimo passaggio a Robinho per il gol del vantaggio della Seleçao, ha combinato di tutto e di più: autorete, abbandono di Sneijder nell'occasione del gol vincente degli oranje, calcioni e pestoni da espulsione a Robben. Non ha torto Ronaldone a consigliargli di non rientrare in Brasile per un po'. Già perché adesso in Brasile siamo alle solite: con un popolo che vive il calcio con troppa foga, pronto al suicidio di massa ad ogni bruciante delusione. D'altronde il Brasile del calcio è così dai tempi del dopo-Pelè. Sempre un po' arrogante e presuntoso, come quello di Zico, Falcão e Socrates a Spagna '82, colato a picco dall'Italia di Enzo Bearzot. Sempre pronto a trasformare ogni stadio in un sambodromo quando vince e disperato fino alle lacrime in caso di sconfitta imprevista. E per il Brasile, chissà poi perché, la sconfitta pare sempre imprevista. Invece non è così: quattro anni a fa, a Germania 2006, sempre nei quarti, un manipolo di vecchietti francesi col fuoriclasse Zidane in testa, gli impartì una delle più tremende lezioni tecnico-tattiche della storia del calcio. Per questo ho sempre desiderato pochi brasiliani nell'Inter. Per carità, è solo la mia opinione, ma in oltre vent'anni di mestiere, ho capito che il loro approccio al calcio è generalmente infantile: tolte le note eccezioni, il brasileiro vive il calcio non come professione in cui c'è pure la fatica quotidiana, ma come dono divino, eterno gioco infantile. Se il Brasile vince, è festa grande, feijoada a volontà e carnival ritmato, ma appena perde, apriti cielo! Vedi puntualmente visini rigati di lacrime, come bambini pronti a portarsi via il pallone per non far giocare più nessuno fino al prossimo Mondiale! In nove casi su dieci, quando un club ha a che fare con un brasiliano, è un tormento: alcuni non fanno certo vita d'atleta, ingrassando come buoi nel giro di un paio di notti brave e via a tutta birra, mica in campo però. Per non parlare delle incredibili sparizioni, manco David Copperfield, che puntualmente si verificano nelle pause prolungate tra ritiri o allenamenti. Se ripenso a quanto noi giornalisti siam diventati scemi negli aeroporti, tra torri di controllo e piani volo in mezzo mondo, alla ricerca di Edmundo, Ronaldo, Ronaldinho o Adriano, tanto per citare i casi più clamorosi, mi vien da piangere ancora adesso. Aspettare il un calciatore brasiliano in aeroporto per ore, se non per giorni, è la cosa più odiosa del mio mestiere. Al raduno della Juve, indovinate un po' chi è stato l'unico ritardatario ingiustificato? Diego. Per carità, io parlo in generale, perché i brasiliani dall'approccio europeo alla professione esistono e si conoscono: Kakà, Julio Cesar, Lucio, lo stesso Dunga che, come ogni tecnico brasiliano sconfitto in un Mondiale, ora vorrebbero crocifiggere sul Corcovado. Ma lui, il Mondiale di Usa '94, da calciatore lo ha vinto.

I brasiliani seri però si contano sulle dita di una mano. Quindi onore all'Olanda che, come la Francia quattro anni fa, si è dimostrata più squadra: e che squadra! Da europeo, al di là dei brasiliani che giocano nell'Inter per i quali ovviamente mi dispiace, sono orgoglioso. Soprattutto per Sneijder che, se dopo il Triplete, vince pure il Mondiale è da Pallone d'Oro per acclamazione! Come ha acutamente osservato un mio amico juventino Olanda-Brasile è stata per certi versi lo specchio del campionato italiano: il campione è Sneijder, non Felipe Melo, la squadra è l'Inter, non la Juventus. Ora la trattativa per Maicon al Real può cominciare: se si chiude se ne andrà un Campione d'Europa ma non del mondo. Nel dopo-partita, tra le solite tristi cantilene brasiliane di circostanza, perché parlano in modo insopportabile, mi ha copito l'italiano, basic ma pulito, del nostro Wesley: il tappetto non finisce di sorprendermi!
Bruciante l'eliminazione dell'Argentina al Green Point Stadium di Cape Town. La Germania l'ha letteralmente asfaltata con un 4-0 che, dopo il 4-1 all'Inghilterra, la dice lunga sulle qualità della Nationalmannschaft del bravissimo Joachim Löw, che ha stravinto il confronto tattico-tecnico con Diego Armando Maradona, spaesato in panchina più della sua Albiceleste in campo. Partita a senso unico, diretta dall'arbitro uzbeko Ravshan Irmatov e sbloccata dai tedeschi già in avvio con Müller e chiusa nella ripresa da Friedrich e dalla doppietta di Klose. La Germania mi ricorda l'Italia di Bearzot a Spagna '82: solida, concreta e bella da vedere. Pensandoci bene però, niente accade per caso.
Questa Germania è squadra giovane, con un'età media 24 anni e 96 giorni, e multietnica, con la perfetta integrazione dei figli degli immigrati. Ed è anche l'immagine della rinascita del movimento calcistico tedesco, visto che il Paese detiene tutti i tre titoli europei Under 17, 19, 21. C'è da ricordare che a livello di club, la sua squadra tedesca più prestigiosa, il Bayern, quest'anno ha anche raggiunto la finale di Champions League. L'Argentina magari ha calciatori di maggior qualità, presi uno per uno, ma l'inesperto Maradona non è riuscito a fonderli in una squadra, senza contare le scelte inspiegabili: dalla rinuncia a Cambiasso e Zanetti, al mancato impiego di Samuel e Milito, che prima che interisti sono i calciatori che a livello di club hanno appena vinto tutto. Con loro Messi avrebbe avuto vita più facile, anziché deludere quasi quanto Cristiano Ronaldo in questo Mondiale. Ho intervistato spesso Diego Armando Maradona quand'era calciatore, e lo considero da sempre il numero 1, il migliore che abbia mai visto, ma a volte sarebbe da prenderlo a calci. Come quattro mesi fa, quando in un incontro con la stampa, si ritrovò al fianco del giovane talento tedesco Thomas Müller e lo trattò con arroganza e maleducazione, definendolo un raccattapalle al suo cospetto. Ora però le palle, nella porta argentina, ha finito per raccattarle Diego, la prima infilatagli proprio da Müller.
In serata i campioni d'Europa della Spagna hanno raggiunto in semifinale proprio la Germania soffrendo le pene dell'inferno contro il Paraguay all'Ellis Park di Johannesburg. Match-winner nel finale il solito David Villa, al suo quinto centro mondiale. Del Bosque deve ringraziare anche il suo portiere Iker Casillas che, oltre al rigore parato a Cardozo, ha compiuto un autentico miracolo su Roque Santa Cruz all'ultimo minuto.
Due rigori concessi dal guatemalese Carlos Batres, arbitro anche di Italia-Nuova Zelanda 1-1, entrambi sbagliati nel giro di due minuti. Uno al Paraguay sprecato da Cardozo e l'altro alla Spagna, segnato da Xabi Alonso ma sbagliato nell'assurda e inspiegabile ripetizione. Il tecnico Martino recrimina pure per l'annullamento di un gol a Valdez viziato da fuorigioco di Cardozo nel primo tempo. Il Paraguay se ne torna comunque a casa col miglior risultato di sempre e la soddisfazione di aver eliminato l'Italia campione del Mondo uscente, mentre la Spagna eguaglia il suo miglior risultato mondiale, il 4° posto a Brasile '50, e ora incrocia proprio la Germania al Durban Stadium mercoledì alle 20.30.Prima però c'è altra semifinale, al Green Point di Cape Town, martedì alle 20.30: di fronte Olanda e Uruguay. Il Mondiale entra finalmente nel vivo.