Il mercato alla rovescia
Lo abbiamo annunciato per tempo: l'ultima curva del mercato avrebbe potuto riservare colpi a ripetizione, magari sorprendenti. Troppo brutto per essere vero, il calciomercato di giugno, luglio e tre quarti di agosto si è dissolto sotto una messe di colpi a profusione, nemmeno si trattasse di una mitragliatrice piazzata sulla battigia di una spiaggia assolata. Zlatan Ibrahimovic e Robinho al Milan, Quagliarella dal Napoli alla Juventus, Borriello alla Roma, solo per fermarci ai titoli. La disarmante e generale mancanza di liquidità non è certo venuta meno, ma al potere dei soldi si è sostituita una fervida abilità nel piazzare prestiti onerosi all'insegna del "pagherò" fra uno, due o tre anni. Così i fuoriclasse ed i campioni hanno comunque potuto ottenere i loro trasferimenti di prestigio ed i tifosi si sono potuti rifare di tante giornate passate a sbadigliare o a rincorrere sogni troppo veloci. Un finale al cardiopalma, in netto contrasto con gli esordi e la sezione centrale di questa sessione estiva, caratterizzata dall'arrivo di David Villa al Barcellona e dalla partenza di Mario Balotelli verso il Manchester City, due acquisti condotti sul filo ingrigito e banale dell'ovvietà. Perchè l'arrivo del futuro campione del mondo a Barcellona ha sancito l'inevitabile addio di Ibrahimovic, già da mesi alle corde con Guardiola e le cui spalle non erano certo alleggerite dal sogno americano di Henry, e perchè il passaggio della procura di Balotelli a Raiola è stato, fuori di metafora, come appendere il cartellino "Vendesi" al robusto collo di Mario. Il festival dell'ovvio ha poi trovato la sua culla in un'estate torrida e monotona e si è cristallizzato facendo temere agli appassionati una sua affannosa conclusione. Ed invece, grazie ad una serie di colpi di coda, la geografia della serie A è cambiata radicalmente. Così dal mercatino dell'ovvio si è passati alla fiera delle sorprese. Il Milan, accolto al raduno tra lo scetticismo dei tifosi che non si accontentano "del greco" e pretendevano il libretto delle giustificazioni dal loro Presidente - un tempo munifico ed ora prigioniero di contratti piu' pesanti che utili - è riuscito in poche ore a riportare a Milano Ibrahimovic ed a consegnare la platea italiana a Robinho. Un doppio colpo degno dei tempi di Gullit e Van Basten, Baggio, Rui Costa ed Alessandro Nesta, un acquisto da annunciare dopo essere sceso dall'elicottero e nel mezzo di una luccicante passerella. Ibrahimovic è una persona noiosa e ripetitiva, visto che sa fare una cosa soltanto: vincere lo scudetto. Gli capita ininterrottamente e sempre da protagonista assoluto sin dal 2004, guarda caso l'anno dell'ultima affermazione del Milan. Fa reparto da solo e la sua presenza aumenta il potenziale offensivo di qualsiasi squadra in maniera considerevole. La curva sud di San Siro, entro poche settimane, non avrà neppure un vago ricordo del suo predecessore Huntelaar. Robinho deve rilanciarsi dopo un paio di stagioni in chiaroscuro, secondo noi potrà ritrovarsi pienamente solo quando si sarà scrollato di dosso l'alone di fenomeno che lo contorna da un decennio e avrà trovato la sua dimensione di ottimo giocatore, decisivo in alcuni frangenti. L'Inter dei record, fedele al suo immobilismo strategico (ha cambiato unicamente il portiere di riserva e accolto i già suoi Biabiany e Coutinho) ha assistito inerte al cambio di sponda da parte dello svedese ed all'oggettivo rafforzamento dei cugini. Il dolore nel vedere l'attaccante svedese con la maglia rossonera sarebbe stato straziante, se Mourinho non avesse fatto incetta di titoli, ma l'aver toccato lo scorso anno il vertice del mondo ha alleviato la botta al popolo interista. E' stato come vedere una propria ex fidanzata tra le braccia di un altro, ma avendo al proprio fianco una nuova compagna non da meno. Il mercato alla rovescia, dunque. Come le due facce del Duomo e del porto di Genova: il Milan che mostra il braccino corto ai quattro venti e poi ritorna d'incanto ai fasti di un tempo, e Moratti che non accontenta il suo nuovo allenatore ed anzi gli nega ogni singola richiesta, lasciando Mascherano al Barcellona e Kuyt alla corte di Hodgson ed il Genoa che, prima dell'inversione di marcia a Via Turati, si traveste da squadra predominante e presta giocatori allo stesso Milan.
Inoltre, in barba al vecchio detto secondo cui l'opportunità di giocare le coppe determina un decisivo richiamo per i grandi giocatori, i rossoblu', fuori dall'Europa, sono riusciti ad acquistare nomi altisonanti e di impatto come Luca Toni, Miguel Veloso e Rafinha, mentre la Sampdoria, attesa dal possibile ritorno in Champions dopo quasi un ventennio, si è limitata a trattenere i pezzi pregiati ed a confermare Pozzi, Zauri e Guberti. Il Napoli, a sua volta chiamato in Europa dopo 16 anni dalla sua ultima qualificazione diretta, ha recitato da semplice comparsa e lesinato sugli investimenti. Acquistare Cavani è un rinforzo, ma se vendi Quagliarella, l'effetto si annulla ed i valori in campo rimangono sostanzialmente gli stessi. L'algerino Yebda ha fisico e gioco aereo, si spera possa trovare pace dopo le ultime stagioni in giro per l'Europa, Sosa gode di qualità ma scarsa rapidità di mosse, il Bayern non lo ha mai ritenuto utile in Bundesliga e se ne è privato senza alcun rimpianto, questo non costituisce certo un gran biglietto da visita. Dumitru una scommessa da vincere, ma resta forte il sospetto che il suo miglior attaccante under 20, e cioè Fabbrini, l'Empoli l'abbia venduto all'Udinese. Cribari infine non è il puntello piu' ambito per sistemare il reparto arretrato, ma di certo risulta tra quelli maggiormente economici. In ogni caso De Laurentiis dovrà riporre nel cassetto un paio dei suoi tormentoni: l'incedibilità dei giocatori migliori (Quagliarella) e il disinteresse per i calciatori over 30 (Lucarelli e Cribari). Il mercato alla rovescia, dicevamo. La Roma che per anni ha dovuto tenere un budget limitato a causa delle note questioni proprietarie, lascia intatta la gioielleria di casa (tranne la dolorosa eccezione di Cerci), strappa Borriello alla Juventus (già fallita la riabilitazione di Adriano?) e si permette di pagare oltre il dovuto Burdisso, al suo ultimo anno di contratto, consegnando ai bianconeri il terzo rifiuto estivo dopo quelli di Borriello e di Di Natale. Insomma: l'Inter che va al risparmio, pur ricoperta dai proventi Champions e avendo incassato dalle vendite un centinaio di milioni in due anni, e la Roma che compie investimenti a medio-lungo termine senza nemmeno aver chiaro il futuro quadro societario. Fermate il mondo, voglio scendere! Abbiamo fatto presente la bravura di Lotito, ricevendo per questo diverse critiche, però i fatti assegnano alla Lazio un'abbondante sufficienza per quanto svolto durante l'estate, il rinnovo di Ledesma è solo l'ultima mossa in ordine di tempo da meritare la piena approvazione, se fosse arrivato anche Santa Cruz il voto sarebbe ulteriormente lievitato. Il mercato degli svincolati ha immediatamente dato i suoi frutti dopo la fatal sirena, con il terzino brasiliano Angelo, in uscita da Lecce, legatosi al Parma sino al 2011. Svincolato vorrebbe esserlo con tutte le sue forze, ma la situazione di Federico Marchetti, nel giro della nazionale e terza scelta di Bisoli nel Cagliari, non troverà soluzione prima del mese di gennaio. Occorrerà aspettare ancora piu' tardi per risolvere una volta per tutte il legame eterno fra Luis Jimenez e la Ternana, il prestito del cileno a Cesena è solo l'ennesima tappa di un percorso estenuante che non accenna a concludersi e fra dodici mesi si ricomincerà da zero. Per finire la Juventus. Ha comprato e venduto tanto. Non enfatizziamo la presunta dimensione operaia assunta dal corso Delneri. I nuovi arrivi sono di qualità, specialmente Krasic, Aquilani e Bonucci, le vecchie colonne della Signora che fu sono state quasi tutte dismesse, gli ingaggi di Quagliarella e Rinaudo sono stati dettati dalla estemporaneità piu' che dalla programmazione, ma la compagine torinese è competitiva per rientrare nel giro che conta e per cancellare un'annata orripilante. Il tanto agognato ruolo di anti-Inter ancora non le compete, così come ormai la Roma se lo è cucito addosso, ma forse per questa stagione, se tutte le premesse troveranno conferma sul rettangolo verde, si dovrà andare alla ricerca della squadra che potrà opporsi al nuovo Milan. Se fra alcuni mesi ci troveremo a raccontare un campionato completamente diverso, allora significherà che non solo il mercato, ma anche il calcio è diventato alla rovescia.