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Inter, l'appuntamento tra José Mourinho e i tifosi nerazzurri

Inter, l'appuntamento tra José Mourinho e i tifosi nerazzurriTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 12 febbraio 2010, 10:052010
di Redazione TMW.
fonte Inter.it

Si rinnova l'appuntamento tra José Mourinho e i tifosi nerazzurri grazie alla chat di Inter Channel.
In studio con Roberto Scarpini, l'allenatore portoghese ha risposto, mostrando come sempre enorme disponibilità, alle tantissime domande del pubblico e a partire dalle ore 21 (repliche ore 00.30 e domani mattina ore 10.30).

Iniziamo con la domanda di Giovanna che chiede come mai, durante le partite, ogni tanto la squadra tende a rientrare in ritardo dall'intervallo? Si tratta di scaramanzia?
"È perchè fa troppo freddo, seriamente. I giocatori con questa temperatura hanno bisogno di un po' più di tempo per riscaldarsi. Loro stessi vogliono cambiare la divisa di gioco, anche le calze, tenere per un po' i piedi al caldo e intanto io aspetto e parlo. Non c'è nessun problema, non si tratta di motivazioni scaramantiche, tecniche o tattiche, ma non mi sembra che uno o due minuti di ritardo possano davvero costituire dei grandi problemi".

Nando suggerisce di allestire due squadre nerazzurre, una per il campionato e una per la Champions League considerando la frequenza con la quale si giocano le gare ufficiali?
"È impossibile perchè quello che crea la struttura di una squadra, la sua dinamica e la sua compattezza non è possibile costruirlo con due squadre separate o applicando tanto turnover. Questo accade anche per la mentalità dei giocatori, per la qualità del lavoro e per l'ambizione che tutti hanno, non sarebbe proprio possibile allestire due squadre per due diverse competizioni. L'idea, tuttavia, non è completamente pazza".

Mourinho, però, una volta l'ha fatto e l'ha confessato proprio ai microfoni di Inter Channel...
"Sì, ma si trattava di una partita speciale: prima di una semifinale di Champions ho cambiato 9/11 della squadra solitamente titolare. Era un momento molto specifico nel quale al Porto mancavano solo 2 o 3 punti per laurearsi campione del Portogallo e un risultato positivo in quella semifinale di Champions avrebbe portato la squadra in finale. Quindi è possibile farlo, ma solo in un momento particolare e decisivo, con qualche rischio, ma è possibile farlo".

In un anno Mourinho ha costruito una squadra che gioca molto bene al calcio: anche se c'è qualche infortunato, la qualità del gioco nerazzurro è invariata. Questo si può spiegare dando per scontata l'esistenza di un vero e proprio impianto di gioco?
"Sì, ma una struttura costruita con difficoltà, in una situazione mai facile, nè per me nè per i miei giocatori. Ad esempio, ieri per concedere un po' di riposo a Santon, reduce dall'operazione al ginocchio e che dovrà essere al top nella sfida contro il Chelsea essendo l'unico terzino sinistro disponibile in rosa, siamo stati costretti a giocare con Cordoba schierato in quella posizione. Con la stessa difficoltà, abbiamo dovuto trovare anche un'opzione a Stankovic e a Sneijder, però è innegabile che la mentalità della squadra sia una forza in più, così come lo sono gli impianti di gioco e la struttura, nella consapevolezza del gioco che la squadra ha. Tutto questo rappresenta una base molto solida e consente alla squadra di trovare equilibrio nel suo gioco e, conseguentemente, dei risultati positivi".

Sembra quasi che con la partenza di Zlatan Ibrahimovic, da sempre considerato una sorta di accentratore del gioco nerazzurro, la manovra della squadra risulti più spettacolare. Che ne pensa?
"Questo è in parte vero. Quando sono arrivato all'Inter, a mio parere, la squadra giocava troppo bassa, con una mentalità più difensiva rispetto a quella che ha attualmente. In attacco, aveva un giocatore che era abituato, per personalità e per qualità di gioco, a risolvere da solo i problemi offensivi della squadra. Non era una squadra che giocava un grande calcio, mentre in questo momento il gioco che siamo in grado di esprimere si avvicina a un modello che piace a tutti, con molti giocatori che partecipano al gioco della squadra senza comunque perdere una certa compattezza e mentalità. Un allenatore preferisce sempre che la sua squadra riesca a raggiungere i suoi obiettivi giocando come squadra, con un gioco corale".

Come ha fatto Goran Pandev a inserirsi così velocemente ed efficacemente negli schemi della squadra?
"Ho sempre detto che i bravi giocatori non hanno bisogno di tempo per entrare negli schemi: arrivano, capiscono, anche con poche informazioni, e con il minimo lavoro entrano subito nei meccanismi di una squadra, soprattutto se questa squadra gioca già un calcio molto compatto e dinamico. È successo con Snejider, che è arrivato all'Inter e dopo due giorni ha giocato nel derby, con Pandev che ha esordito in squadra poco dopo il suo arrivo e non è più uscito dal campo, è successo anche con Balotelli che, anche partendo dalla panchina, è subentrato nelle ultime tre partite dimostrando di avere grandi qualità. Penso che l'equilibrio tra le qualità di un grande giocatore e quelle della squadra che lo accoglie possano, in questo senso, contribuire positivamente".

Alessandro da Modena, intenditore dei vini, fatica a trovarne un tipo che possa adattarsi alla personalità di José Mourinho. La considera un vino millesimato di annata eccezionale, insomma un vino pregiatissimo...
"È un gran complimento, forse esagerato".

Michele da Pistoia chiede se Eto'o, Milito e Pandev possano coesistere con alle spalle due centrocampisti più Sneijder?
"Ieri a Parma abbiamo fatto anche di più: Balotelli, Eto'o e Milito hanno giocato avendo alle spalle Goran. In determinati momenti la squadra lo fa senza avere nessun problema".

C'è chi dice che Mourinho sia nato già interista senza saperlo e che questo si noti dalla maniera nella quale si comporta, nella sua schiettezza, nel rifiuto che ha dell'imbroglio, nell'onestà intellettuale, nel gusto della sfida e nell'essere contrario ai poteri del calcio.
"Nella mia storia come allenatore c'è un pochino di tutto questo: ho sempre avuto bisogno di trovare squadre con un'empatia tra la storia del club e la mia personalità di allenatore. Decisi di allenare il Porto perchè, in Portogallo, Lisbona significa potere, capitale, Benfica e Sporting, mentre Oporto è 400 kilometri più a nord e lì è più difficile vincere. Le persone di Oporto sono note in Portogallo per la loro mentalità nella quale io sono riuscito a entrare e dalla quale ho cercato di estrapolare tutto quello che potevo per costruire una squadra e un club più forte, con una maggiore empatia tra giocatori, allenatore e società.
Successivamente, sono andato ad allenare il Chelsea una squadra che voleva vincere per la prima volta e che in quel periodo era vista come la squadra che, invece, non doveva vincere, perchè era il simbolo del potere economico straniero che entrava nel calcio inglese. Adesso ci sono tante squadre possedute da stranieri, allora il Chelsea era l'unica. Era proprio la squadra che per la mentalità del calcio inglese non piaceva; io sono arrivato in quel club e sono riuscito a trovare, con i giocatori e i tifosi, qualcosa che veramente ci teneva assieme, che ci univa. Poi sono arrivato a Milano, nell'Inter, e mi sembra che tutte le caratteristiche dell'Inter e dell'interismo si adattino perfettamente alla mia personalità".

Allora questo tifoso nerazzurro ha proprio ragione...
"Sì, ha ragione".

Alberto esprime un ringraziamento speciale per Mourinho, a nome suo e a quello della moglie: hanno due figli, Francesca di 8 anni e Luca di quasi 2. La bambina è nata con tanti problemi, ancora oggi ha delle difficoltà neuromotorie, grazie a Mourinho e al lavoro che fa con la squadra però la loro famiglia riesce a distrarsi almeno in occasione della partite dell'Inter...
"Quello che posso dire è che una persona deve divertirsi il più possibile e ribadire che, oltre ad andare solo allo stadio la domenica, le porte di Appiano Gentile sono aperte tutti i giorni per Alberto e per la sua famiglia. Se vuol venire alla Pinetina a seguire l'allenamento, a conoscere i giocatori e a mangiare con noi, perchè no? Per vedere l'Inter dall'interno e non solo durante i 90' della gara. Sarà sempre il benvenuto qui, lo aspettiamo".

Andrea solleva il problema relativo alla Coppa Italia e si chiede come mai non ci sia nessuno che s'impegni a incrementare il prestigio di questa competizione. A questo proposito suggerisce di giocare alcune fasi della competizione durante la sosta natalizia.
"Non so davvero che cosa si possa fare. Si possono avanzare tante proposte, ma è necessario fare qualcosa perchè continuare così non onora la competizione che, invece, negli altri paesi desta davvero tanto interesse. Non voglio paragonare la situazione italiana con quella inglese perchè quello è un mondo completamente diverso, ma ad esempio, in Portogallo, Spagna e Francia la coppa nazionale è davvero importante. Ripeto, anche in Italia si dovrebbe far qualcosa per migliorarla. Quello che propone il nostro tifoso non è male, perchè se si gioca una partita di campionato il mercoledì sera, anche se c'è freddo e piove, il pubblico non manca mai. Magari, sarebbe un passo avanti disputare le partite di Coppa Italia la domenica pomeriggio quando tutti, cioè, hanno la possibilità di venire allo stadio. Ad esempio, in Inghilterra le partite di coppa si giocano la domenica. Ci sono tante idee, qualcosa si dovrà fare".