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Le contraddizioni di Berlusconi e gli errori di De Laurentiis: tutto torna

Le contraddizioni di Berlusconi e gli errori di De Laurentiis: tutto tornaTUTTO mercato WEB
Michele Criscitiello, Direttore Tuttomercatoweb
© foto di Image Photo Agency
lunedì 22 febbraio 2010, 00:002010
di Michele Criscitiello
Nato ad Avellino il 30-09-1983, vive e lavora a Milano presso la redazione di Sportitalia. Inizia a collaborare con Eurosport. Giornalista e conduttore televisivo. Direttore di Tuttomercatoweb.

Sono da poco finite le partite della domenica pomeriggio e la considerazione che mi viene in mente è soprattutto una, dopo una settimana piena di tensioni ed accuse. Dal punto di vista tecnico, il calcio italiano è peggiorato in maniera esponenziale negli ultimi tre anni. Non mi riferisco allo spettacolo, ma proprio alla tattica. Non è un caso che in serie A siano stati battuti tutti i record con 14 cambi di panchina (in 25 giornate). Due anni fa a fine stagione se ne contavano 13, lo scorso campionato finimmo ad 11. C'è poca preparazione e non bisogna piangersi addosso se Ancelotti, Trapattoni, Mancini e Capello fanno fortuna altrove: se lo meritano. Ad Udine è stato esonerato De Biasi per richiamare Marino; ma cosa può esser mai cambiato da fine dicembre ad adesso? Il Parma pensa di sostituire Guidolin e se non lo ha ancora fatto è solo perché non ha una valida alternativa pronta. La maggior parte dei club di A ha almeno due allenatori a libro paga e poi ci si lamenta che la crisi investa anche il calcio italiano. Sembra la solita morale, ma vuole essere un semplice prologo ad un discorso che riguarda soprattutto i Presidenti, ricchi ma spesso poco competenti.
Non è il caso di Silvio Berlusconi che, nei suoi anni rossoneri, ha dimostrato di saper fare sia business che calcio, vincendo anche nell'anno in cui aveva tagliato i fondi al club di Via Turati (magica notte quella di Atene per tutti i milanisti). Ma qualche domanda, che esuli dalla politica, al Cavaliere la vorrei porre. Ha (giustamente) criticato l'acquisto di Amantino Mancini, chiedendo spiegazioni ad Adriano Galliani sulla funzione a Milanello dell'ex interista. Prima contraddizione: il Presidente ha deciso di non investire più, poi si lamenta per gli acquisti? Perché, mentre Moratti porta a Milano Goran Pandev, Galliani sposta di qualche chilometro, dalla Provincia di Como alla Provincia di Varese, un Mancini qualunque? In settimana, dopo la sconfitta con il Manchester United, ha precisato che il Milan è forte, ma basta saperlo far giocare. Toh, pure Leonardo nel mirino! Seconda contraddizione del Presidente Berlusconi: ma chi ha messo un dirigente in panchina? Era ovvio che Leonardo non avesse già la competenza e le capacità tecniche di altri suoi illustri colleghi, ma, se si fa una scelta così azzardata, bisogna essere preparati alle conseguenze; a maggior ragione se l'allenatore in questione risulta essere aziendalista fino all'estremo. Leo deve giustificare il parcheggio di Beckham a Milano e deve tirare la corda verso la società affinché il contratto ad Inzaghi non venga rinnovato alle condizioni che vorrebbe Pippo. Il Milan rise in faccia ad Antonini quando, un pomeriggio dello scorso giugno, il difensore chiese adeguamento e prolungamento del contratto. Oggi Antonini si è rivelato uno dei pochi affidabili della linea difensiva e gli è stato prolungato il contratto fino al 2014. Un passo indietro su Beckham. Un anno fa fu accolto nello scetticismo generale come l'ennesima figurina in rossonero, invece fece bene. Quest'anno, in cui tutti ci aspettavamo grandi cose da David, si sta rivelando davvero una figurina. Paradosso del destino.

Tra Berlusconi e Galliani forse qualcosa si è incrinato. Le voci della scorsa settimana ci hanno sorpresi solo in parte. Berlusconi non lascia nulla al caso e, da re della comunicazione qual è, sa bene che qualunque cosa dica viene puntualmente ingigantita. I panni sporchi si lavano in casa, ma Silvio questa volta sembra volersi portare la lavatrice per strada. Che Galliani vada a lavorare per qualche altra società sembra fantascienza, che Galliani possa chiudere il suo ciclo al Milan fa parte dell'evolversi dei tempi. Caro Presidente, decida se vale ancora la pena fare sforzi e sacrifici per questo Milan e, una volta presa la decisione, si comporti di conseguenza. Questo "vivacchiare" in Italia ed in Europa non si addice alla sua mentalità, lei ha, giustamente, pensato sempre a vincere e non a partecipare. Invece, da 3-4 anni, al Milan lei si sta accontentando di partecipare. Bene, questo è l'unico appunto che le possiamo fare.
Non è paragonabile a Berlusconi per competenza calcistica, invece, il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Se avesse avuto davvero una mentalità vincente, avrebbe fatto a gennaio le spese di cui necessitava Mazzarri, il quale, al termine della partita di Siena, ha detto di aspettare fine stagione per fare un bilancio con la società. Napoli è una grande piazza che meriterebbe la Champions League anche solo per le emozioni che sa regalare il San Paolo. La flessione che gli azzurri hanno avuto era prevedibile, per questo dal mercato di riparazione sarebbe occorsa maggiore benzina. Anche con una Ferrari ogni tanto bisogna sostare al box, per non essere poi costretti a rallentare. Che peccato, perché questo Napoli avrebbe potuto accorciare i tempi per raggiungere la Champions. De Laurentiis, al quale i tifosi campani devono tantissimo, dopo Napoli-Inter ha dichiarato di non voler disputare l'Europa League, competizione poco blasonata e, soprattutto, non redditizia. Se il Direttore Bigon avesse preso tre calciatori, il Napoli avrebbe potuto pensare seriamente di insidiare il quarto posto, oggi terra di nessuno, a causa della flessione della Juve e della stagione negativa della Fiorentina. Quando Mazzarri si volta verso la panchina per cercare cambi, spesso non trova conforto. Sì, vede il suo D.S. Bigon che, per quanto possa portare fortuna, non è certo un valido rinforzo da utilizzare a gara in corso.