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Quando bastava essere sampdoriani...

Quando bastava essere sampdoriani...TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 6 ottobre 2010, 07:032010
di Redazione TMW.
fonte di Diego Anelli per sampdorianews.net
...quando eravamo tutti sampdoriani

La mia Samp, la nostra Samp ha sfiorato l'ingresso ai gironi di Champions League, in campionato sta stentando, non riuscendo a vincere dall'esordio contro la Lazio, ma è in testa, assieme al PSV, nel girone di Europa League. Poteva andare meglio, poteva andare peggio.
Con qualche ritocco, un po' di buona sorte ed esperienza saremmo riusciti a spazzare definitivamente via il Werder Brema, con un'identità precisa di gioco e chiare idee sul modulo probabilmente avremmo racimolato qualche punto in più contro Napoli e Udinese, fossimo più concentrati e non ci facessimo prendere dalla paura della propria ombra negli ultimi minuti, avremmo messo in cassaforte vari successi, se potessimo contare sulla vena realizzativa del Pazzo e sul vero Fantantonio, a quest'ora nessuno avrebbe più motivi per mugugnare.
Può sembrare un paradosso, una considerazione incomprensibile per chi non è nato vivendo il calcio da curvaiolo, ma non posso nascondere il mio dispiacere verso l'attuale situazione delle tifoserie organizzate a livello nazionale e in particolare sulla nostra. Frequento la Gradinata Sud da sempre, custodisco gelosamente il mio abbonamento nel tempio del tifo doriano, ho superato ampiamente quota 100 trasferte in giro per l'Italia e per l'Europa, ma in questo momento non posso ritenermi soddisfatto. A prescindere da cosa possa essere successo sul campo, quest'anno ho vissuto 90' da Sampdoriano esclusivamente a Brema e ad Eindhoven, dove nessun doriano valeva più di un altro, eravamo tutti lì a sostenere la nostra amata con cori secchi capaci di far tremare gli impianti avversari, di farci giocare in casa grazie ai quasi 3.000 presenti in Germania e ai 1.500 in Olanda.
In Germania eravamo in una curva unica, in Olanda una divisione separava le due fette del tifo blucerchiato, ma eravamo tutti là con un unico obiettivo: a Brema credere in un sogno, ad Eindhoven viaggiare spesso con Lei in Europa. Al triplice fischio finale eri consapevole di aver dato tutto, con la gola a pezzi, il cuore messo duramente alla prova da una contrastante e spesso incredibile escalation di emozioni. Per l'ennesima volta ci sei stato, poco importa se avendo speso una cifra importante per accaparrarsi il proprio posto sul volo charter, oppure aver cambiato tre mezzi di trasporto (auto, treno e aereo di linea) in un viaggio rocambolesco ma indimenticabile con vecchi o nuovi amici, un'unica cosa contava dentro ognuno di noi: non lasciare sola la propria amata.
La realtà europea, priva di biglietti nominativi e del prodotto italiano denominato "tessera del tifoso", è purtroppo l'opposto a quanto ci ritroviamo in Italia, dove si fa passare questa card come l'unico strumento per combattere la violenza, rendendo assolutamente inutili, con le parole e con i fatti, tutte le precedenti scelte (dalle telecamere ai tornelli, dagli steward ai biglietti nominativi, dai Daspo alle trasferte vietate o limitate, dalle autorizzazioni per gli striscioni al divieto di tamburi e megafoni).


Sampdorianews.net è stata probabilmente l'unica testata ad assumere una posizione contraria ad un prodotto avente il denominatore del business, ma diventato un provvedimento di legge, al quale tutti, prima o poi, saranno costretti ad adeguarsi. Le società di calcio l'hanno fatto, al di là di convenienze presunte o reali dinanzi agli introiti delle pay - tv e alle rispettive card di fidelizzazione dei tifosi, ma, nel nostro piccolo, la società Sampdoria è venuta incontro ai vecchi abbonati intenzionati a non rinnovare il proprio abbonamento per l'opposizione alla tessera del tifoso, proponendo una prelazione sui tagliandi del proprio settore.
Una scelta coerente e di buon senso, il massimo possibile nelle proprie possibilità. A qualcuno forse non è bastato, qualcuno si è sentito "tradito" dalla stragrande parte della tifoseria che ha deciso di sottoscrivere la tessera del tifoso, qualcun altro ha voluto necessariamente diventare protagonista e differenziarsi anche dinanzi ad un argomento che peraltro aveva unito tutte le componenti del tifo organizzato, qualcun altro ancora si è arreso definitivamente e ha trasformato lo stadio in un autentico teatro.
Al di là della battaglia sportiva contro il Werder Brema, da vero Sampdoriano sono rimasto assolutamente sbigottito, disorientato, a disagio in un contesto di campionato lontano anni luce rispetto al Ferraris blucerchiato che da anni, nel bene e nel male, mi ero abituato a condividere: la parte superiore della Sud assolutamente impassibile e passiva, incapace di sostenere coralmente la squadra, ben disposta a restare perfino seduta e rimasta priva degli UTC, la componente più carismatica e coinvolgente che ha deciso, vista la chiusura del settore 6, di staccarsi dal resto del mondo doriano andando a finire nella gradinata storicamente nota come casa dell'altra tifoseria cittadina; la parte inferiore della Sud composta in gran parte da persone provenienti da altri settori, oppure abituate ad assistere alla partita da meri e puri spettatori, non trasmettendo nulla di positivo alla squadra, mentre la minoranza è rappresentata dai Fedelissimi e dai Fieri Fossato, che, pur in opposizione alla tessera del tifoso e optando per l'acquisto dei biglietti, hanno deciso di non abbandonare la Sud e incitare la squadra occupando il parterre. Distinti e tribune? Li senti soltanto per fischi, o mugugni, ma, almeno questo, è tradizione.
Il colmo dei colmi, tipica soluzione all'italiana, avviene in trasferta: chi ha la tessera se ne va nel settore ospiti, chi non ce l'ha, si compra il tagliando di un settore confinante, talvolta perfino pagando meno dei "tesserati", come avvenuto a Torino contro la Juventus. Ma se qualcuno in Lega, o al Governo vuole farci passare la tessera del tifoso come l'unica soluzione alla violenza, allora perché consentire la trasferta ai non tesserati? Non aumenta il rischio di eventuali incidenti con i tifosi ospiti organizzati al di fuori del proprio settore d'appartenenza, oppure non si aspetta altro che succedano degli scontri per colpire ancora più duramente la parte più appassionata delle curve?
In tutto il resto d'Europa come fanno a garantire l'ordine pubblico senza la tessera del tifoso: applicano le leggi, dispongono di forze dell'ordine maggiormente capaci e messe in condizioni migliori per poter esercitare la propria professione (ad Eindhoven esiste perfino un breve tunnel coperto dalla stazione ferroviaria al settore ospiti dello stadio), oppure esiste una migliore cultura sportiva? E come viene accolto il tifoso che segue la propria squadra in qualità di "tesserato"? Spesso si lotta contro il significato del termine "discriminazione", ma molto frequentemente i medesimi difensori della libertà finiscono per aggiungersi ai loro nemici, deridendo oppure offendendo chi ha deciso di tesserarsi, facendoci quasi tornare ai tempi delle autogestioni nelle scuole, quando i pochi non aderenti alle iniziative studentesche, venivano ostacolati all'ingresso, isolati, denigrati a tempo indeterminato.
Ognuno dovrebbe avere il diritto di andare avanti per la propria strada oppure cambiare idea, ognuno dovrebbe difendere la libertà di scegliere l'opzione che preferisce, in base alla fede, ai valori, alle concezioni , alle disponibilità economiche, chiunque dovrebbe essere rispettato e rispettare chi non la pensa nella stessa maniera, evitando ogni sorta di protagonismo, o di spaccatura.
Altrimenti si rischia soltanto di fare il gioco di chi vuole distruggere il tifo organizzato, rendendo lo stadio in un salotto, il calcio in uno sport da seguire in pantofole seduti sul divano, e soprattutto si rischia di non garantire alla Sampdoria il tifo che si merita: tutti torneranno sicuramente a casa con la coscienza a posto per aver fatto il possibile per incitarla, ma, restando in settori diversi, la compattezza, il coordinamento, l'efficacia e la Sampdorianeità del tifo se ne vanno a benedire, a favore di coloro che, anche con il Debrecen, credevano di essere ad assistere all'opera al Carlo Felice piuttosto che al Luigi Ferraris al seguito della Sampdoria, contenti loro....