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Serafini: Cassano, Dinho, Pato. Il Milan è sereno, Allegri un po' meno

Serafini: Cassano, Dinho, Pato. Il Milan è sereno, Allegri un po' menoTUTTO mercato WEB
© foto di tv
venerdì 17 dicembre 2010, 07:302010
di Pietro Mazzara
fonte di Luca Serafini per Milannews.it

Dunque, Antonio Cassano. Chi l'avrebbe detto. Non c'è da stupirsi, a Berlusconi questi giocatori piacciono, questi colpi piacciono: le opportunità, i fantasisti, le ciliegine sulla torta. Baggio, Redondo, Rivaldo, Ronaldo, Beckham, lo stesso Ronaldinho, hanno insegnato. Fosse per lui, prenderebbe a gennaio Totti e Del Piero. Sono regali, sono extrabudget (in questo caso le cifre sono al limite di un'operazione "minore"), sono sfizi. Se giocano bene, se non giocano fa niente: lo abbiamo noi, non ce l'hanno gli altri. I soldi sono i suoi, li spende come gli pare e piace.
Sulla questione caratteriale, inutile discettare. Sappiamo tutti chi è Fantantonio e da quale ultima, gravissima marachella arrivi: i calci a una bandierina, le corna a un arbitro, l'imitazione di un allenatore sono niente rispento agli insulti di una persona, che è anziana, è il tuo datore di lavoro, ti ama e ti tratta come un figlio. C'è solo da sperare, evidentemente Berlusconi e Galliani sperano, che a Milanello e con la paternità Cassano si dia finalmente una calmata.
Sul piano tecnico, l'operazione suscita(non poche) perplessità. Premesso che l'ex sampdoriano non potrà giocare in Champions, n una squadra che ha trovato un equilibrio geometrico e un passo da carica senza Pato, senza Ronaldinho, senza Seedorf e con Pirlo a rischio, che arrivi uno che corre pochissimo e in certe partite si veda ancora meno, è difficilmente comprensibile. Ronaldinhio è accusato di stare sulla mattonella, Cassano nemmeno la danza da immobile, la mattonella. E se sia uno che accetterà la panchina o - peggio - accetterà di entrare per 2 volte di fila a pochi secondi dal 90', col sorriso e pronto ad abbracciare i compagni, è da vedere.
L'aspetto più serio è quello filosofico, quello "editoriale": Allegri è il secondo allenatore dell'epopea berlusconiana ad avere imposto una vera e propria rivoluzione ideologica: Zaccheroni rivoltò il modulo con il 3-4-3, Allegri ha piano piano congelato i fantasisti per dare spazio ai mastini.

Ora Berlusconi gli rovescia in casa un altro della categoria dei silurati, un fantasista appunto. E per nulla dinamico. E per nulla educato come quelli che il Milan ha in casa.
L'operazione Allegri l'ha capita poco, ma ha già la scorza per gestirla al meglio. Cioé mettendo Cassano quando e se sarà il caso, se non saranno panchine e tribune. Il problema, in panchina e in tribuna, diventa la convivenza con Ronaldinho. Se resta, per Allegri i problemi umorali non saranno indifferenti. Se se ne va, continuerà a mancare un attaccante viste la precarietà di Pato, l'infortunio di Inzaghi e l'inossidabilità incerta di Ibra.
Terzo e ultimo nodo, Pato. Dice che rientrerà il 6 gennaio e giocherà ininterrottamente fino a maggio. Se sarà così, l'abbondanza non sarà un problema per Allegri: saremmo pronti a scommettere che metterà i 3 doberman a centrocampo, Ibra trequartista e Robinho con Pato in prima linea. Così alle panchine e alle tribune si sommeranno a Dinho e Cassano anche Pirlo, Seedorf e uno tra Flamini e Boateng o Gattuso. Se non sarà così, sarà peggio, perchè per vincere lo scudetto e fare strada in Champions ci vuole Pato sanissimo.
Allegri, fino ad oggi, oltre che ad essere preparato, pronto, bravo, ha dimostrato di avere intuizuioni geniali (Pirlo e Ambrosini invertiti, Boateng trequartista). Gli servirà sempre più genio, per andare avanti dritto per la sua strada con tanti geni arrabbiati intorno.