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Chievo, Pellissier: "Io juventino mancato"

Chievo, Pellissier: "Io juventino mancato"TUTTO mercato WEB
© foto di Marco Rossi/Tuttocesena.it
lunedì 17 ottobre 2011, 16:122011
di Antonio Vitiello
fonte di Gaetano Mocciaro per TuttoJuve.com

Dire Chievo Verona a uno juventino significava evocare lo spauracchio Sergio Pellissier. L'attaccante valdostano negli anni scorsi è stato un incubo per i bianconeri, che ricorderanno ancora quella tripletta che gelò l'Olimpico, oppure la rete nei minuti di recupero dello scorso dicembre, fermando il volo di una Juve che in quel periodo si stava convincendo di poter essere la vera anti-Milan. Ieri non è andata bene, anche se nel finale ha rischiato di giocare un brutto scherzo ad Antonio Conte. Il bomber è stato contattato in esclusiva da TuttoJuve.com raccontando il day after del Bentegodi e raccontando il suo punto di vista sui bianconeri da esterno, raccontando anche del suo essere juventino mancato...

Pellissier, a Torino si ricordano bene di te. Per la tripletta del 2009 e il gol l'anno scorso allo scadere. Stavolta solo sul finale sei andato vicino al gol.
"Non può sempre andar bene, giochi contro la Juve ed è già difficile giocarci contro. In ogni caso non dimenticiamoci che siamo riusciti a strappare un pareggio che per una squadra come noi che deve salvarsi va bene. Certe squadre è meglio affrontarle in questo periodo dell'anno. Ora sotto con l'Inter, dove siamo curiosi di sapere come reagirà a questo periodo difficile".

Per te è affrontare la Juventus è sempre stata una partita particolare, soprattutto per i tuoi trascorsi al Toro, con cui hai fatto la trafila nelle giovanili e con cui hai esordito nel calcio professionistico. Ma c'è mai stata la possibilità, in questi anni, di finire proprio alla Juve? Come è successo a molti ex granata (Vieri, Dino Baggio, Pessotto)?
"In verità si, quando avevo 11 anni. In quel periodo avevo fatto il provino sia con il Torino che con la Juventus ed era andato bene con entrambi. Sono stato io, però, a scegliere il Toro, perché avevo provato con loro per prima e ormai avevo dato la parola all'allenatore delle giovanili dell'epoca, Giorgio Tonino. Pentito della scelta? Sono cose che non puoi mai sapere nella vita. Quindi fondamentalmente direi di no, perché alla fine quando sei giovane non sai mai dove puoi arrivare. Io ho fatto la mia strada col Toro, poi ho avuto la fortuna di trovare una società che credeva in me come il Chievo, ed è stata la mia fortuna. Non è detto che se avessi fatto la trafila alla Juve sarei riuscito a sfondare con i bianconeri".

E del Chievo adesso sei la bandiera. Sei arrivato nel 2002 e nel frattempo la Juve l'hai incrociata da avversario tante volte: hai giocato al Delle Alpi, all'Olimpico e al ritorno vedrai il nuovo stadio. Hai visto la Juve di Lippi, Capello, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Delneri e adesso Conte. Quale ti ha colpito di più?
"Senza dubbio i primi anni la Juve era veramente forte. Riuscire a fare un gol a loro diventava complicato, penso ad avere contro Thuram e Cannavaro all'apice della carriera e a fenomeni come Ibrahimovic in attacco. Ora i tempi sono cambiati, c'è stato un cambio generazionale e la Juventus lo sta vivendo in questo periodo. Nel frattempo anche le altre squadre sono cresciute e loro hanno avuto più difficoltà, ma piano piano stanno ricostruendo".

La Juve di questi ultimi due anni ha palesato limiti in difesa e caratteriale. Basti pensare a quel 3-3 o al 2-2 dell'anno scorso. Che differenze hai trovato rispetto ad allora? Si vede la mano di Antonio Conte?
"Sicuramente la Juve si è ringiovanita parecchio, ha giocatori di qualità che corrono tanto, basta vedere la partita col Milan dove li hanno surclassati sul piano fisico. Conte sta facendo vedere la sua mano, si vede che li ha preparati bene. Rispetto al recente passato li vedo giocare più da squadra che da singoli, prima era una squadra diversa, meno compatta, non reagiva nel modo giusto".

Ieri ancora una volta bravo Andrea Barzagli, arrivato in punta di piedi dal Wolfsburg si è imposto ed è diventato titolare, tanto da spostare Chiellini a sinistra. Tu che l'hai avuto compagno di squadra al Chievo te l'aspettavi una crescita simile?
"Beh, era molto giovane all'epoca, ma si vedevano anche da noi le sue qualità. Poi c'è da dire che negli anni è cresciuto tanto, basti vedere la carriera al Palermo e al fatto che sia arrivato in Nazionele e a diventare campione del mondo. Quando sei arrivato a quel livello capisci che puoi andare a giocare ovunque e la Juve ha dimostrato di aver fatto bene a prenderlo".

Non tutti gli ex Chievo hanno avuto la stessa fortuna. Amauri è tagliato fuori, nonostante abbia voluto giocarsi una chance alla Juve. Tu sei stato il suo compagno di squadra al Chievo e con lui hai vissuto i momenti migliori, arrivando a portare una piccola realtà calcistica ai preliminari di Champions: come vedi questa situazione?
"Con Amauri siamo ancora amici, l'ho sentito quando era a Parma, meno ultimamente. È un periodo un po' così per lui. Ha grosse qualità ma se non vai d'accordo con la società non puoi dimostrare quello che vali. Se poi a questo aggiungi che la squadra a tante alternative nel suo ruolo è davvero difficile trovare spazio. Ha avuto la possibilità di andare al Mariglia, ma ha rifiutato perché voleva rimanere in Italia. D'altronde parliamo del torneo più equilibrato e difficile in assoluto. Poi è normale che se non vai d'accordo con le decisioni della società o ti metti d'accordo o rischi di stare fuori 6 mesi. Riaverlo a Verona? Con l'ingaggio che ha la vedo dura. Poche squadre possono permetterselo, tuttavia lui sarebbe disposto a rinunciare a qualcosina pur di rimanere in Italia".

Sempre ex Chievo, perché secondo te Delneri alla Juve è andato male?
"Delneri è un buonissimo allenatore, ha delle idee molto importanti ma c'è bisogno che debba essere seguito. È lui che deve decidere per tutti, il problema è che non sempre puoi scegliere da solo, ma deve anche prendere decisioni con i giocatori. Questo poteva permetterselo al Chievo, dove non c'erano campioni, per cui si stava zitti tutti, si correva e basta. A Torino sia per lo spessore dei giocatori, sia per l'ambiente che circonda la squadra. Al Chievo puoi lavorare con serenità, alla Juve ci sono ben altri giocatori e ben altre pressioni, molto più difficili da gestire".