Da Secco a Marotta: due modi opposti di fare mercato. Ma i risultati...
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I conti si faranno anche alla fine, ma il confronto tra questa Juventus e quella della disastrosa passata stagione è quantomeno inquietante. Stessi punti dopo 26 giornate: quarantuno. Allora però i bianconeri erano quinti a due soli punti dalla zona Champions, ora sono sesti a sette lunghezze dalla Lazio quarta in classifica.
Nulla è cambiato al momento, nonostante una rivoluzione estiva che aveva fatto gioire i tifosi bianconeri. Secco, vista la disfatta della Juventus da dopo Natale difende il suo lavoro - ma a ben guardare - c'è poco di cui gioire per l'operato dell'ex ds bianconero.
Della sua campagna acquisti messa in piedi in concerto con Blanc ci sono pochissime tracce. Prima Diego, arrivato in pompa magna dal Werder Brema per 25 milioni di euro e poi rivenduto un anno dopo per dieci in meno, poi Felipe Melo, passato in questo anno e mezzo più alle cronache per i suoi interventi scomposti che per le prestazioni sul campo.
Infine operazioni di contorno, come il ritorno in Italia di Fabio Cannavaro e Fabio Grosso, l'acquisto in prestito di Martin Caceres e l'arrivo a gennaio di Michele Paolucci e Antonio Candreva.
Allora si spesero poco più di 50 milioni di euro per pochi innesti ritenuti di qualità, cifra pressapoco simile a quella investita questa estate da Giuseppe Marotta per un mercato diametralmente opposto. Undici i calciatore arrivati in estate, tre a gennaio. Per una dirigenza - quella degli Agnelli - che ha già speso 58 milioni di euro e che ne spenderebbe altrettanti, se volesse riscattare tutti i calciatori arrivati in prestito.
Due modi diversi di interpretare il mercato. Guardando il campo però, nessuno sembra essersene accorto...