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Gasperini come Benitez? Tra mal di pancia e fair play finanziario

Gasperini come Benitez? Tra mal di pancia e fair play finanziarioTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 9 agosto 2011, 12:152011
di Andrea Losapio

Un'altra estate di passione. Dipingendola così non andiamo tanto lontani dal sentimento che provano i tifosi interisti a vedere - e rivedere - un film già osservato la scorsa stagione. Il periodo estivo assomiglia terribilmente a quello di un anno fa, con le dovute differenze. Innanzitutto il passaggio Mourinho-Leonardo: il primo ha lasciato dietro di sé un solco, tramite le voci che andavano avanti da tre settimane (dal momento dell'eliminazione del Barça), ma che solo al momento di alzare la Coppa hanno trovato concretezza. Il secondo, dopo essersi accodato al Mago di Setubal in tutto e per tutto magnificandolo in ogni suo passaggio stampa, ha deciso di seguirne le orme. Poco importa se la conferenza stampa di metà luglio ha poi confuso le idee a più o meno tutti, perché l'ipotesi PSG era forte già da quell'incontro a Dubai, e Massimo Moratti aveva deciso di non guardare in faccia a nessuno e concedere l'Inter a un altro allenatore. Villas Boas era il primo nome, è andato al Chelsea, Capello ha chiesto delle sicurezze tecniche, non le ha avute. E quindi, via col quarto nome, ovvero Gasperini, perché c'era pure un Guardiola di mezzo, con tutte i passaggi impossibili del caso.
Più o meno come Benitez un anno fa, arrivato dopo la successione impossibile di nomi del dopo Mou, lasciato a se stesso come il capitano di una barca che affonda. Chiede Mascherano e Kuyt, non arriva nessuno. Poi a gennaio l'Inter si riprende e acquista, in rapida successione, Ranocchia, Pazzini e Nagatomo. Probabilmente fossero arrivati prima avremmo assistito a un'altra Inter. I nomi in questione, stavolta, sono anche meno altisonanti. Palacio e Criscito, espressamente richiesti (anche se in maniera sommessa) dal tecnico non sono arrivati, mentre gli acquisti portano il nome di Jonathan e Ricardo Alvarez.

Due buoni giocatori, sicuramente, per puntellare la squadra, ma non per cambiarne il volto.
Altro punto in comune, gli "scontenti". Milito è stato trattenuto a forza - tramite rinnovo contrattuale - nonostante un'offerta forte del Real, così come Maicon voleva lasciare per andare a giocare con la camiseta blanca dei Galacticos. L'unico ceduto alla fine è stato Mario Balotelli, per una cifra alta ma non altissima, anche perché aveva rotto con l'ambiente interista, dai tifosi alla squadra.
Quest'anno c'è Eto'o che vuole lasciare la squadra - anche per via di un'offerta clamorosa dell'Anzhi -, mentre Sneijder è insicuro. Report da fonti vicine allo spogliatoio interista davano il giocatore sul piede di partenza da maggio, con un'offerta dall'estero congrua e interessante. L'olandese, in ogni caso, vorrebbe provare l'esperienza in Premier League dopo le due stagioni a Milano.
Il problema ora è: basterebbero le due cessioni di Sneijder ed Eto'o per riportare tranquillità a un ambiente comunque destabilizzato dal mercato? Moratti ci pensa soprattutto per via del fair play finanziario, ma urge chiarezza. Si può scegliere di cedere i due pezzi da novanta e poi provare a piazzare i veri colpi. I giovani, quelli che forse hanno un costo più alto - almeno inizialmente - ma che poi risultano diventare i veri punti cardine della squadra. Basti pensare al Milan con Pato, forse l'ultimo grandissimo giocatore arrivato in Italia in ordine di tempo. Anche all'Udinese con Alexis Sanchez o al Palermo con Pastore, con una differenza: l'Inter ha la forza economica per - una volta diventati grandi - trattenerli. Giovani dal futuro assicurato, che però vanno aspettati pazientemente. E San Siro ha il palato decisamente fino...