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I limiti di Juventus e Torino

I limiti di Juventus e TorinoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 24 aprile 2011, 22:542011
di Redazione TMW.
fonte di Massimo De Marzi per carlonesti.it

Dentro l'uovo di Pasqua la Juve ha trovato una sorpresa poco gradita, l'addio ai sogni di Champions. Il pareggio contro il Catania, con i siciliani capaci di rimontare due gol negli ultimi dieci minuti di gara, ha messo in evidenza i limiti strutturali di un gruppo che, avendo vincendo sabato, forse non avrebbe agganciato il quarto posto, ma che continuando a dilapidare punti e occasioni, rischia di veder svanire anche un piazzamento in Europa League, ultimo obiettivo stagionale rimasto ad un gruppo che ha fallito su tutti i fronti.

Certo, ci si è messa di mezzo anche la sfortuna, perché la punizione che ha consentito a Lodi di firmare il 2-2 è arrivata largamente oltre il tempo di recupero concesso dall'arbitro, ma la colpa della Juve è di non aver chiuso prima una gara che aveva largamente prenotato grazie alla doppietta di Del Piero. Ma Del Neri ad un certo punto ha deciso di sostituire il capitano, oltre a richiamare Matri per inserire il marmoreo ed inutile Toni, regalando coraggio e spazi ad un avversario che ormai pareva rassegnato alla sconfitta. Gli errori e le paure di Del Neri (che hanno contrassegnato tutta la stagione bianconera) hanno rimesso in partita il Catania, assieme alla pochezza difensiva di una squadra che incassando 27 gol all'Olimpico ha dimostrato tutti i suoi limiti e perché sarà (quasi) impossibile andare oltre il settimo posto.

La Juve va rifondata, questo dovrebbe essere chiaro a tutti, ma si è arrivati a fine aprile senza sapere ancora da chi ripartire. Ai bianconeri serve un tecnico di spessore, ma se non sarà possibile arrivarci, allora sarebbe logico almeno fare una iniezione di juventinità, affidando la squadra ad un emergente come Conte, scelta che quanto meno servirebbe a ricreare il feeling coi tifosi. Poi va puntellata la difesa con due esterni di qualità, aggiunti due uomini al centrocampo e una prima punta di peso da affiancare a Matri e Del Piero. Questo è il minimo, se si vuole ricostruire una Juve da Champions, altrimenti fra dodici mesi si rischia di essere allo stesso punto di oggi: dopo due stagioni fallimentari, con i bianconeri lontani anni luce dalla vetta della classifica, non sarebbe accettabile un terzo flop, nell'anno in cui la squadra andrà a giocare nel ristrutturato stadio Delle Alpi, con l'obiettivo di aprire un nuovo ciclo.

Il destino del Toro, invece, sarà deciso (sia sul fronte sportivo che societario) da quello che succederà nel mese di giugno. Se il gruppo di Lerda non crollerà in dirittura d'arrivo, i playoff decideranno il destino dei granata, che se restano in B dovranno rifondare per l'ennesima volta, con un Cairo probabilmente costretto a vendere dalla furia popolare, perché nessuno gli perdonerebbe più di aver annunciato di cedere la società come nel 2010 e poi di essersi rimangiato a tutto.

Un ritorno in A, oltre a portare nelle casse societarie (almeno) una ventina di milioni di euro, consentendo un mercato diverso e aprendo orizzonti nuovi, potrebbe consentire all'attuale presidente di restare in carica, facendosi accettare anche dai suoi più accesi detrattori. Ma in A bisogna prima arrivarci e una condizione importante per centrsre l'obiettivo, fatto salvo che il terzo e quarto posto di Varese e Novara è ormai un piazzamento irraggiungibile, è quello di arrivare quinti, precedendo la Reggina, la rivale più pericolosa in ottica playoff.

Non aver perso contro i calabresi nel confronto diretto, visto come si erano messe le cose, è stato un punto guadagnato, sia perché arrivato al termine di una prova che ha regalato a tratti buon calcio e soprattutto una massiccia dose di coraggio e ardore agonistico, mentre l'1-1 di Modena è sembrato un passo indietro. Forse i granata hanno pagato la fatica fatta quattro giorni prima e l'aver avuto 48 ore in meno degli avversari per recuperare sul piano atletico. Di gioco se ne è visto poco e solo nel primo tempo, nella ripresa (forse) tanti calcoli e (di sicuro) alcune scelte poco convincenti di lerda, che ha preferito affidarsi al suo fedelissimo Gabbionetta invece di schierare un Gasbarroni che nel finale poteva fare la differenza, come purtroppo non gli succede mai quando viene utilizzato dal primo minuto.

I limiti di questo Toro sono noti e l'ultima partita non ha fatto altro che sottolinearli con la matita rossa, per fortuna però la mediocrità di questa serie B consente recuperi e autorizza speranze che solo un anno fa sarebbero stati utopia. Ora bisogna battere il Piacenza e la Triestina nelle prossime due gare interne per blindare i playoff, perché questo Toro non deve arrivare fino all'ultima giornata e consumare energie preziose per centrare l'obiettivo minimo.