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Il Fair Play finanziario rischia di paralizzare il mercato italiano

Il Fair Play finanziario rischia di paralizzare il mercato italiano
martedì 8 febbraio 2011, 08:352011
di Cesare Di Cintio
Nato il 01.07.1972, avvocato, iscritto al Foro di Bergamo, ha collaborato sino al 2009 con l'Università di Bergamo alla Cattedra di Diritto Privato prima e quella di Procedura Penale poi, socio dello studio legale Di Cintio- Ferrari.

Gentili lettori, dopo aver illustrato nelle settimane passate i contorni e i principi ispiratori del Fair Play Finanziario (FPF), ideato per rendere il sistema calcio meno farraginoso di quello che attualmente dimostra di essere, mi corre l'obbligo di analizzare altri aspetti non affrontati nei precedenti scritti.
Se un club vorrà partecipare alle competizioni europee, a partire dalla stagione sportiva 2012/2013, dovrà innanzitutto cominciare ad osservare, con assoluta cura e precisione, quanto voluto dal massimo organismo europeo.
Il nuovo regolamento verrà presentato il prossimo 27 maggio 2011 ed entrerà in vigore tra due stagioni.
Per molti sodalizi sarà necessario iniziare una ristrutturazione aziendale volta ad abbassare la pressione del monte ingaggi per poter, finalmente, competere nei limiti dei propri introiti puntando sul settore giovanile e sulle infrastrutture per assicurare quella solvibilità e l'affidabilità finanziaria che, oggi, manca all'ente sportivo. (Concludereste mai un contratto di fornitura con una società di calcio correndo il rischio di morosità o insolvenza? Non credo!)
Dopo l'entrata in vigore delle nuove regole i clubs dovranno iniziare a pensare a come spendere i soldi poiché, come già anticipato, verranno avallate dalla Uefa solo le spese destinate alla crescita economica di una società ( stadi e infrastrutture) mentre saranno analizzate sotto la lente d'ingrandimento quelle destinate agli ingaggi e per l'acquisizione di prestazioni di atleti provenienti da altri sodalizi sportivi.
Parlo ovviamente di quelli che sono comunemente, e impropriamente, definiti come "cartellini" dei giocatori e che costituiscono quelle spese che la Uefa vuole decisamente controllare in quanto pesanti come macigni sui bilanci delle società.
Trattasi di veri e propri costi che, in troppe occasioni, sono stati alla base di fallimenti blasonati.
La società sportiva è "un ordigno da maneggiare con cura" perché, come già è capitato, spesso la bomba è esplosa tra le mani di Presidenti poco avveduti e mal consigliati in tantissime occasioni che, per soddisfare il loro ego calcistico, hanno provocato danni inimmaginabili alle società da essi presiedute oltre che alle loro aziende.
La Uefa, pertanto, si è posta nell'ottica di svolgere, tramite il "Panel di Controllo Finanziario dei Club", a partire dell'anno 2012/2013 controlli periodici ai clubs, con cadenza trimestrale, dai quali dovrà necessariamente emergere la trasparenza di bilancio.
Questo organismo (oggi già esistente), invece, fino all'entrata in vigore del FPF avrà il compito di guidare e consigliere i clubs per permettere loro di ristrutturarsi secondo le norme stesse e giungere puntuali all'appuntamento della stagione 2012/2013.
Il "Panel di Controllo" avrà poi il compito di controllare tutte le operazioni finanziarie sospette ed, in particolare, quelle che potranno nascondere sponsorizzazioni "fittizie" o giri di denaro che poco hanno a che vedere con l'oculatezza amministrativa.
Sul punto, cari lettori, posso tranquillamente affermare come sia assai semplice per un professionista che legge un bilancio apparentemente lineare individuare i passaggi che possono destare sospetti di operazioni fittizie e fatturazioni gonfiante.


Più volte mi sono capitati tra le mani documenti contabili "a prima vista" in ordine ma che, alla luce di "taglia e cuci" comunque ben condotti, lasciavano intravedere situazioni a dire poco allarmanti.
Reputo, pertanto, quanto ideato dalla Uefa molto importante per il calcio moderno che, in futuro, non potrà prescindere dal FPF nell'ambito del quale un ruolo importante sarà svolto, appunto, "Panel di Controllo" il quale potrà proporre l'irrogazione di pene comprese tra il minimo della sanzione pecuniaria e il massimo della esclusione dalle coppe europee.
È chiaro, pertanto, che dalla stagione prossima la "musica" sarà destinata a cambiare poiché la società sportiva dovrà esser in grado di autofinanziarsi e produrre quei ricavi necessari per intervenire sul mercato e non come avviene oggi che il sacrificio economico avviene per mezzo del costante indebitamento con ricorso al credito.
Chi avrà managers preparati potrà disporre delle risorse necessarie per poter scegliere gli atleti migliori i quali, tuttavia, alla luce di quanto accadrà, per forza di cose, dovranno misurarsi con un sistema che, almeno inizialmente, disporrà di possibilità minori da cui potrà anche derivare un netto calo degli ingaggi che oggi, al contrario, sono decisamente fuori controllo.
A livello di mercato tutto sarà possibile solo se consentito dalla salute finanziaria del club e non dal presidente benefattore.
Ciò premesso appare lapalissiano che stiamo assistendo all'inizio di una nuova era per il calcio europeo che segnerà l'ingresso nel panorama sportivo di quei professionisti che mi piace definire come "sport managers" o "soccer managers", ovvero soggetti in possesso di un bagaglio culturale alto ( laurea in materie giuridico-economiche) cui dovrà esser, necessariamente, affidata la gestione aziendale del club che, per forza di cose, dovrà esser svincolata da quella tecnica.
La rigidità delle regole poco prima enunciate, tuttavia, per le prime due stagioni avrà un temperamento per consentire ai clubs, non rientranti immediatamente nei parametri dettati dalla Uefa, di evitare sanzioni a condizione che riescano a dimostrare di aver imposto un netto cambio di strategia rispetto al passato.
È chiaro che ciò sarà possibile solo se il momentaneo risultato "negativo" verrà giudicato "provvisorio" in quanto destinato a tramutarsi in positività amministrativo-gestionale nel giro di breve tempo ( anche nella negatività può esserci un trend positivo di crescita economica).
Il deficit, inoltre, dovrà esser unicamente dovuto al risultato contabile del 2012 e ciò dovrà esser dovuto solo ad eventuali contratti con calciatori professionisti conclusi prima del 1 giugno 2010.
È chiaro che se un accodo è stato concluso e/o rinegoziato dopo tale data non potrà esser preso in considerazione ai fine dell'applicazione di suddetta fattispecie attenuante.
Appare evidente che le società che hanno speso per atleti molti soldi nel mercato di gennaio scorso dovranno esser in grado di giustificare a bilancio le operazioni compiute per non trovarsi impreparate all'esame della Uefa ( ad esempio l'ingaggio di Pazzini da parte dell'Inter come di Cassano per il Milan rientrano nel suddetto ambito).
Le prime sanzioni contro club, che non rispetteranno l'obbligo di pareggio del bilancio, potranno esser elevate a partire dalla stagione 2013/14 sulla base di informazioni raccolte nei due anni precedenti
Alla luce di quanto esposto, pertanto, ciascun dirigente e/o tifoso può iniziare, sin da ora, a svolgere le prime considerazioni in merito alla politica societaria e di mercato della squadra per cui tifa e per verificare quali e quanti contratti pluriennali onerosi sono stati conclusi dopo il primo giugno 2010.