L'Inter e il dilemma allenatore
E' stata folle passione quella che ha unito il popolo nerazzurro a José Mourinho, una storia che nel giro di due anni ha generato tutto quello che poteva dare e poi è stata chiusa da un happy end rapidissimo con poche lacrime e neppure il tempo di dirsi addio o arrivederci all'alba di San Siro.
Oggi i tifosi dell'Inter hanno ancora in mente lui, quel portoghese abituato a dividere sempre e comunque. Fin dal primo giorno, dal non-pirla day: chi sposò la sua causa immediatamente, chi viveva ancora nella nostalgia di Mancini e chi lo identificò come un abile programmatore. Eppure per gli interisti, Mou è stato un collante che - nel giro di un anno - ha compattato e conquistato tutti a suon di vittorie, polemiche, provocazioni, conflitti e tituli.
Poi, dopo la notte del 22 maggio, si risvegliarono con una Champions attesa da decenni ma orfani dell'uomo che li aveva condotti fino a Madrid. Dove lui si era fermato. La panchina dell'Inter, però, aveva preso una piega troppo scavata dallo Special One a tal punto da rivelarsi scomoda per un tecnico dall'esperienza di Rafa Benitez che ha lasciato 2 trofei senza che nessuno se ne sia quasi accorto. Poi è stato il turno di Leonardo che, da allenatore, si portava sulle spalle solo un anno di Milan, proprio nella stagione del tris nerazzurro. Il brasiliano ha ricordato che si poteva sognare ancora, ma nel momento migliore l'incantesimo si è spezzato.
Ora si guarda già al futuro, anche se prima c'è ancora una Coppa Italia da disputare. Massimo Moratti è di nuovo al bivio: confermare Leo oppure cambiare ancora? L'importante è che la scelta sia compiuta a mente fredda, senza lasciarsi guidare da entusiasmi temporanei e che sia convinta al 100%: insomma niente riconferme dubbiose (vedi Simoni o Cuper ad esempio, poi esonerati dopo una manciata di giornate di campionato), né allenatori che non godono della fiducia assoluta (vedi Benitez).
Una scelta che andrà difesa fino in fondo, comunque vadano le cose perché i cambi in corsa non producono (quasi) mai miracoli. In questo campionato Genoa, Cagliari, Brescia, Catania, Bari, Roma, Palermo, Sampdoria e Parma hanno esonerato l'allenatore: solo gli isolani hanno migliorato un po' la loro classifica. E l'Inter lasciata da Benitez dopo 15 giornate di campionato aveva 10 punti di distacco dalla vetta: oggi ne ha 8.
I nomi che circolano per un'eventuale sostituzione di Leonardo sono affascinanti, ma nascondono pericolose incognite: Guardiola, Villas Boas e Mourinho. Innanzitutto c'è un grosso punto interrogativo sulla reale disponibilità a cambiare panchina nella prossima estate. Il mister del Barcellona, inoltre, appare un'emanazione molto legata alla realtà catalana. E' vero che ha giocato nel nostro campionato e quindi conosce la serie A, ma il suo stile di calcio è riproponibile sotto un'etichetta made in Italy?
Lo Special Two del Porto (blindato oltretutto, a quanto pare, da una clausola di 10 milioni di euro) intriga: era il "tattico" di Mourinho, sta facendo benissimo con Hulk e compagni e potrebbe rappresentare una sorta di continuità con il recente passato. Ma è già pronto per la panchina di una big italiana?
Infine c'è il ritorno dello Special One. Premesso che è tutto da vedere se lascerà o gli faranno lasciare il Real, ma varrebbe comunque la pena di rovinare il bel ricordo e la bella storia che ha scritto all'Inter? Nei suoi programmi c'è sicuramente quello di provare a raccogliere l'eredità di Sir Alex Ferguson al Manchester United e poi di diventare ct del Portogallo (cosa che gli converrebbe fare finché c'è un Cristiano Ronaldo in attività...): l'Inter potrebbe essere una sala d'attesa per il ritorno in Premier?
Certo è che in Corso Vittorio Emanuele devono iniziare a prendere decisioni per programmare la prossima stagione, senza poter aspettare troppo dato che le dirette rivali sono già al lavoro per rinforzarsi: giovedì gli agenti del Ganso sono stati avvistati a colloquio con il Milan. Insomma il campionato 2011/12 è già iniziato.