Nedo Sonetti: "Ho un sogno nel cassetto, fare il direttore tecnico"
Nedo Sonetti, allenatore del Torino dal 1994 al 1996, risponde con cortesia alle domande su un Toro che sente ancora suo. Ecco le sue parole in esclusiva per ToroNews.net:
Dopo la breve esperienza al Vicenza dell'anno scorso si gode un po' di meritato riposo? "A dir la verità io a riposo non mi godo mai niente. Dopo 35 anni passati in panchina restare a casa non mi fa molto piacere. E' un peccato perchè mi sento ancora in grado di dare molto; probabilmente se avessi 50 anni ora non farei certi discorsi".
Segue sempre le vicende granata?"Certamente, è una squadra che ho avuto e nella quale mi sono trovato benissimo. Quando vesti quella maglia ti rimane dentro per sempre un pezzo di quella stoffa, di quella storia".
Cosa succede ai giocatori quando vedono un allenatore andarsene per volere del DS e poi ritornare per volere del Presidente? "E' sicuramente una situazione difficile da comprendere, come è difficile capire in che modo si potrebbe sviluppare. Partendo dal presupposto che i giocatori siano dei ragazzi con la testa a posto, è umano che quando le cose vanno male cerchino delle scuse per dare la colpa a qualcun'altro. La società, comportandosi in tale modo, dà loro i capri espiatori ai quali addossare le colpe. Si tratta di una situazione delicata e c'è da sperare che questa stagione finisca presto. Bisogna puntare forte su playoff e una volta lì giocarsi tutto".
Quindi bisogna già programmare la prossima stagione? "Sperando che questa finisca nel migliore dei modi, bisogna cambiare quello che in questi anni non ha funzionato. Non ha senso vedere il Torino dannarsi l'anima per raggiungere quella che dovrebbe essere una corona obbligatoria per una società come questa. E' tempo che certi errori non si ripetano".
Se lei adesso fosse al posto dell'allenatore cosa direbbe ai ragazzi? "Ognuno ha il suo metodo. Diciamo solo che saprei bene che cosa fare".
L'anno scorso ha vissuto a Vicenza una vicenda "alla Papadopulo". "La situazione era un po' diversa. Ho tuttora un rapporto ottimo con la società tanto che sono ancora sotto contratto. Durante i 15 giorni in cui sono subentrato a Maran c'era un nutrito gruppo di giocatori molto legato al vecchio allenatore. Quando la società mi ha spiegato questa situazione mi sono sentito in dovere di farmi da parte per il bene della squadra. E' stata una decisione quasi concordata. Ho mantenuto con l'ambiente un rapporto molto buono".
Che progetti ha per il futuro? "Ho un sogno nel cassetto, fare il Direttore Tecnico.Vorrei lavorare a fianco di un allenatore giovane, credo che sia un ruolo che potrei ricoprire con successo".
E se Cairo, o chi per esso, il prossimo anno la chiamasse proprio per quel ruolo? "Accetterei senz'altro, che domande! Partire da una squadra come il Torino sarebbe un ottimo modo per cominciare la mia seconda giovinezza e ricostruire qualcosa di importante".
Chiudiamo questa intervista con un aneddoto che lei ricorda con piacere della sua esperienza al Toro. "Come posso dimenticare l'emozione per aver vinto entrambi i derby della stagione? Fu una gioa bellissima. Ricordo che la seconda partita con un dirigente dell'epoca facemmo una scommessa: lui mi disse che dopo l'andata Lippi mi avrebbe ucciso. Ci giocammo una bella cosa, e la vinsi".