Udinese: aspettando Godot
Le abitudini di tutta una vita, cantava Claudio Lolli, sono difficili a morire.
E questa regola vale anche - anzi soprattutto- per il mondo del calcio.
Una realtà in cui il detto "errare è umano, perseverare diabolico" , sembra avere l'importanza del due di coppe quando a briscola c'è denari.
Ed è così che anche questa volta ci ritroviamo seduti in poltrona (o magari, visto il clima estivo, sdraiati sotto l'ombrellone) a guardare l'orologio ed a chiederci se mai il nostro caro amico arriverà.
Chi è il nostro amico? Beh, semplice. Godot...
Perché a ben pensarci, da quando esiste il calcio e l'essere tifoso, il caro vecchio Godot è sempre il più atteso.
Si vive il campionato nell'attesa di Godot. Si archiviano le vittorie e le sconfitte per proiettarsi verso il futuro come un gabbiano impazzito che, stufo del cielo, i concede in picchiata verso il mare.
Si cercano stimoli in quello che verrà, sognando le grandi imprese, i campioni, archiviando il passato come un vecchio dvd visto decine e decine di volte, che incomincia ad essere anche un po'difettoso.
E'successo con la grande sfida (quella con la S maiuscola) contro il Milan, vinta con un pareggio ed ora già annegata tra le pieghe di ciò che è stato. E'successo con Sanchez, abile cantore di una storia ormai letta, assieme al guerriero Inler ed al mago Zapata.
Perché il tempo va avanti, corre più veloce di Armero quando ci da dentro sulla fascia. E l'unico modo per adeguarsi a tale inesorabile scorrimento è proiettarsi con la mente verso ciò che ancora deve essere. Con le più rosee aspettative ed i migliori propositi.
Aspettare quel Godot multiforme che ora si chiama Arsenal, in passato si è chiamato Napoli, Lazio, ancor prima Barcellona, Sporting Lisbona.
A volte è arrivato,il nostro amico. Ci ha colti forse un po' di sorpresa, ma il suo volto è stato ben accetto alle nostre tavole domenicali.
Altre volte, invece, non si è fatto proprio vivo, lasciandoci con il nostro antipasto di amarezza condito da un contorno di recriminazioni.
Morale della favola, siamo ancora qui. Ci siamo ricascati in pieno, ancora una volta lo stiamo aspettando.
Chi con ansia, chi con nervosismo. Altri la vivono più serenamente, della serie "in fondo chi se ne importa, è sempre una partita, mi distrarrà per novanta minuti vada come vada."
Forse è proprio questo il bello del calcio. Il suo essere sempre Godot, senza mai andarsene o stabilirsi definitivamente.
Ci riempie le giornate, ci fa discutere, arrabbiare, piangere, comprare il giornale magari solo per leggere la pagina sportiva, scrivere, esultare, ed aspettare.
Meno tre a Londra.
E mannaggia a Beckett che ha dato un nome ed un'identità ai nostri vizietti...