Di Natale a TMWmagazine: "A Udine mi ha voluto Luciano Spalletti"
Antonio Di Natale parla di sé a denti stretti nel numero di Dicembre del mensile TMWmagazine. Si tiene gli affetti stretti nell'intimo e quando parla del suo grande amore, della sue terra, lo fa con gli occhi che brillano. "Napoli è casa mia, non lascerà mai il mio cuore".
Racconta i capisaldi della sua carriera ed i sogni per il domani. "Udine ed Empoli sono le città che mi rappresentano, per un domani mi piacerebbe vivere in una realtà tranquilla, a misura d'uomo".
Totò è un non-personaggio. Perché esser due volte capocannoniere della Serie A e non popolare le prime pagine, anche delle riviste di gossip, è già una notizia di per sé.
Se è d'accordo partiamo da questo: una cosa ben più che strana, no? "Non lo so, forse perché gioco a Udine e non in una realtà metropolitana. E a me va benissimo così".
Ci sveli gli hobby del miglior bomber italiano. Forse, qualcuno, potrà prendere ispirazione...
"Musica rigorosamente napoletana, così come per il cinema: scelgo i film di Totò, un grande! Teatro? Mi piacciono molto le commedie di Massimo Ranieri, mentre se devo scegliere un libro allora dico Gomorra di Roberto Saviano".
Non ci sono sue tracce neppure nella vita mondana. Lo possiamo dire che Antonio Di Natale è un tipo casa e chiesa?
"Si, quando smetto di allenarmi ci sono gli affetti, mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita, e la mia scuola calcio. Non ho grilli per la testa, non faccio vita notturna e il tempo libero lo passo con i miei cari".
Tra i suoi segreti c'è anche il 'Caffè Totò'.
"Già -sorride-, ne prendo molti. E' il mio caffè, lo produciamo a Napoli e vendiamo a Udine. Piace molto, ai napoletani che qui hanno delle attività".
La sua carriera ha toccato molte tappe. Tutto, però, inizia nella scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna.
"E poi l'Empoli, ero davvero giovane, nei primi anni '90. Poi qualche tappa, tra Iperzola e Varese, poi il Viareggio. Lì giocavo con Bonuccelli in attacco, segnai 12 gol il 25 partite. Un buon viatico per poi tornare ad Empoli, una piazza alla quale sono e sarò sempre legato".
Poi il Friuli, poi la grande svolta.
"A Udine mi ha voluto Luciano Spalletti che mi conosceva dai tempi dell'Empoli. Ad onor del vero c'erano stati altri abboccamenti, ma l'Udinese è stata l'unica squadra ad essere convinta e decisa nel prendermi. E io do molta importanza a questo fattore. Eravamo una grande squadra, con un grande tecnico, e siamo arrivati meritatamente quarti dopo una splendida cavalcata".
Una curiosità: come si sente ad aver segnato in tutte le competizioni senza avere un trofeo di squadra in bacheca?
"Sinceramente? Non ho un rimpianto, neanche uno. Sono contento della mia carriera. Ho vinto due volte la classifica cannoniere, segnato più di 130 gol in Serie A, giocato un europeo e un mondiale. Sono più che soddisfatto".
Ecco, i gol. Ne ha segnati a valanghe, ma potrebbe stilare un podio dei migliori?
"Al primo posto metto quello alla Reggina nel gennaio 2008, poi quello segnato al Palermo nel settembre dello stesso anno, e la rete del 2-0 in Udinese-Napoli nella scorsa stagione".
A proposito delle reti. Non per incalzarla, ma capirà che è un tema che fa spesso rima con Antonio Di Natale. Si aspettava di vincere due volte la classifica cannonieri? Pensa mai al fatto che può raggiungere addirittura Platini?
"Aspettarmelo forse no, ma senza dubbio ne vado orgoglioso. Platini? Non lo so, sarebbe un onore. Io ci provo, con l'aiuto della squadra, a raggiungere un traguardo che sarebbe pazzesco per me, per la città e per la Società".
Le va di parlare di mister Guidolin? "E' un allenatore preparato, meticoloso e molto bravo. E' un'arma in più per questa Udinese".
E del compagno più talentuoso con cui abbia mai giocato? "Senza dubbio Sanchez. Un fenomeno. E lo sta dimostrando anche nella migliore squadra della storia: il Barcellona".
Si è sempre detto: Di Natale decisivo nelle piccole squadre, in Nazionale non ci è mai riuscito. "No, non credo sia così. In Nazionale ho giocato 36 partite e segnato 10 reti, alcune delle quali fondamentali per la qualificazione all'Europeo e al Mondiale. Non mi sembra poco, no?"
Quel rigore fallito contro la Spagna all'Europeo però... "Sul momento pensavo mi crollasse il mondo addosso. Ma poi, poco dopo, mi sono ricordato da dove ero partito, dai campetti di Pomigliano d'Arco, e dove ero arrivato, cioè a calciare un rigore in un quarto di finale di un Europeo. E allora mi sono detto: bravo Totò, bravo lo stesso. Anche se lo hai sbagliato".
Altri ricordi dal retrogusto, forse, dolceamaro: al Mondiale con il numero 10. Un onore ma forse un onere troppo grande? "No, un onore. Un vero onore. Il mondiale è andato male, lo sappiamo tutti, ma quella maglietta numero 10 addosso è stato uno dei momenti più alti della mia vita".
Spazio ai sogni: nel mirino c'è l'Europeo di Polonia ed Ucraina con Prandelli? "Come ho già detto tante volte il CT ha intrapreso un progetto nuovo, basato sui giovani, e che sta dando i risultati voluti. Certamente io resto a disposizione e, in caso di chiamata, risponderei presente perché sarebbe un onore partecipare ad un'altra rassegna continentale".
Largo ai giovani. E l'esperto Di Natale, che però gioca sempre come un ragazzino, cosa farà da grande? "Mi piacerebbe restare nel calcio e, magari, provare ad insegnare qualche segreto del mestiere ai più piccoli, ai bambini. Ho anche realizzato ed inaugurato dei campetti sintetici qui vicino Udine, per i giovanissimi".
E se tra molti, ce ne sarà uno capace di arrivare ai livelli di Totò, sarebbe bellissimo. Perché i segreti ed i trucchi del mestiere non vadano persi. Anche quelli di una vita presa così. Col sorriso, senza pressioni, senza rimpianti. "Mi va bene così, rifarei tutto quello che ho fatto in carriera". Orgoglio di Udine, orgoglio di Napoli, orgoglio d'Italia.