Dall'Iran Mr. Derakhshan: "A Roma il clima è teso"
Si dice che il calcio unisce i popoli e accorcia le 'distanze'. Questo è il quotidiano motto di chi di sfera a scacchi è vissuto e cresciuto. Pane e pallone, passione come credo di vita, quella che Hamid Derakhshan ex campione e attuale tecnico del football iraniano ha scelto per se e per la sua professione. "Nel calcio sono vissuto da sempre sin da bambino - ha confessato hai taccuini di tuttomercatoweb.com il tecnico iraniano - Giocavo nel Persepolis, la più grande squadra dell'Iran e ho vestito quella maglia per 13 anni. Poi l'ho allenata ed ho vinto molto sia da giocatore che da tecnico". E si, la distanza non conta, a prescindere dal metro di misura che si utilizza. La palla rotola e corre di piede in piede. Poco importa di che nazionalità si è, né tanto meno di che religione. "Il calcio è il gioco più bello del mondo, - spiega il tecnico - che non conosce confini statali o barriere di alcun genere. In Iran sta crescendo molto. Ci sono tanti investimenti e il governo sta puntando molto su questo sport (anche se la disciplina nazionale resta la Lotta grecoromana, ndr). Sono venuto in Italia perché il vostro calcio mi piace. Ho fatto visita alla Roma qualche giorno fa ed ora spero in un sì dalla Lazio, mentre Milan e Juventus mi attendono la prossima settimana". Fiero e soddisfatto, incuriosito e voglioso di imparare Hamid Derakhshan scruta tutto e tutti, come Alice nel paese delle meraviglie. Per lui il calcio è un libro aperto ed ha voglia di continuare a scrivere pagine importanti: "In Iran ho collaborato con diversi club, ho giocato tanto, ho commentato gare locali e internazionali, ora voglio imparare qui in Italia. L'oggetto del mio viaggio è acquisire tecniche di allenamento nuove, e studiare tattica, ma non solo. Voglio sapere e tutto ciò che rende un club competitivo anche dal punto di vista del mercato. Poi tornerò nel mio paese per diffondere quel che ho imparato". Osservare, ascoltare e imparare, Derakhshan è uno scolaretto di 53 anni che non ha voglia di lasciare nulla al caso. È stato all'Olimpico da spettatore per Roma-Fiorentina e poi a Trigoria per prendere appunti sulla nuova 'società americana': "Non è un buon momento per la squadra giallorossa, ma sono stato accolto benissimo da tutto lo staff di Trigoria. - ha raccontato mister Derakhshan - Sabatini mi aspettava nel suo ufficio e mi ha dato modo di visitare tutto il centro sportivo". Il parere da allenatore non tarda ad arrivare. L'occhio critico è sempre in agguato e centinaia di partite alle spalle ne acuiscono sensazioni e percezioni. "Ho letto la tensione sul suo volto - spiega l'allenatore iraniano - quella tensione che ha un dirigente in un momento complicato per il proprio club. Sabatini sente di dover proteggere il suo tecnico, ma sa che è difficile". Un sorso di caffè fumante e una pausa per bilanciare le parole. Mister Derakhshan è un tipo posato, che misura pensieri e valutazioni. Accenna ad un sorriso, poi torna a parlare della sua giornata giallorossa: "Cosa penso della Roma di Enrique? Che è ad una svolta tutto dipende da queste partite. Mi spiego meglio. Non ho parlato con il diesse del futuro romanista, ma l'ho capito dal clima teso di Trigoria. Credo che Luis abbia poche possibilità di restare in sella. Ho la sensazione vedendo le partite dal di fuori che la squadra lo stia seguendo poco. Faccio un esempio. Conte con la Juve ha creato un rapporto simbiotico. Lui e la squadra sono un tutt'uno.
Si vede da come lottano e giocano. Sembra che i calciatori si battano anche per il loro allenatore. Luis Enrique invece deve fare un passo indietro per riconquistare l'ambiente. Deve cambiare qualcosa in campo anche a livello tattico, altrimenti per lui a Roma non ci sarà futuro". Paese che vai e usanze che trovi un tempo si diceva. Vero, verissimo, e se si discutesse di cibo, arte o politica anche Derakhshan sarebbe d'accordo, ma il calcio no, non cambia mai, almeno nelle valutazioni, nelle motivazioni e anche nelle sensazioni, sembrano sempre le stesse: "Capisco i tifosi della Roma. Ora sono amareggiati per il campionato deludente. Ero allo stadio e capivo il loro livore. Anche nel nostro Paese succede questo. Quando le squadre non vanno bene c'è contestazione, una contestazione che spesso porta all'esonero dell'allenatore e del Presidente. Infatti i club in Iran sono quasi tutti dello stato, così dirigenti e tecnici sono dipendenti soggetti al licenziamento". La curiosità di conoscere di più di uno sport che appassiona a tutte le latitudini è presto tolta: "Nella nostra Lega la Khalige Fars (Lega del Golfo Persico, ndr) giocano 18 squadre. Ci sono tanti club importanti come Sepahn, Traktorsazi, Esteghlal e il Persepolis. Inoltre contiamo molti giocatori di livello e tanti giocano in Europa, basti ricordare Rezaei, Mahdavikia o Karimi, ma ce ne sono anche altri". Un colpo di tosse e un altro sorso di caffè nero, prima di riavvolgere il nastro e tornare sulla Roma. L'allenatore iraniano che studia l'italiano prima di voltare pagina ha voglia di chiudere il discorso: "A proposito di calciatori iraniani - sorride mister Derakhshan - Io potrei consigliarne uno adatto al vostro campionato e anche alla Roma. Parlo di Karim Ansarifar del Saipa. Nel nostro campionato sta facendo sfracelli. Ha 22 anni ed è la copia di Milito. Alla Roma servirebbe una punta così, anche perché questo giovane è più forte di tutti gli attaccanti a disposizione della rosa giallorossa". Sicurezza che sa quasi di saccenza, ma se si parla di calcio Derakhshan, l'uomo che viene da lontano non teme nel dire la sua. Sogni e aspirazioni si moltiplicano nel pomeriggio romano trascorso all'ombra del ponentino. Roma sembra averlo stregato e non solo la Roma: "Questa città è bellissima. Gente magnifica ed ospitale. Ho incontrato tante persone qui nella capitale che sono state deliziose con me. E poi ho conosciuto la pasta, o meglio la carbonara..." Ride ed è la prima volta che sul suo volto fanno capolino i denti dalle labbra. Ora a mister Derakhshan non resta che sognare e sperare nel domani, prima di riprendere il tour dello stivale che lo porterà a Milano e poi a Torino: "Nella mia carriera mi sono sempre ispirato ad allenatori del calibro di Mancini, Ancelotti e Trapattoni. Per me che sono stato un attaccante la cura della difesa è la prima cosa. Vincono le squadre che incassano meno gol. Spero di conoscere tutti questi grandi tecnici e di imparare tanto da loro, e magari chissà diventare il nuovo Fatih Terim, però iraniano... ahaha (ride)". I sogni son desideri intonava la melodia di una favola antica. Oggi mister Hamid Derakhshan è pronto per scriverne una nuova. Una favola tutta sua.