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TMWMagazine - Pescara, Perin: "Di Buffon ce n'è uno"

TMWMagazine - Pescara, Perin: "Di Buffon ce n'è uno"TUTTO mercato WEB
© foto di Aldomaria Canalini
lunedì 26 novembre 2012, 17:002012
di Chiara Biondini
fonte Di Alessandro Carducci per TMWmagazine.com

C'è chi lo paragona a Buffon ma appena glielo accenni lui subito si ritrae, come fosse intimorito dall'essere accostato ad un mostro sacro come il numero uno juventino. A soli 19 anni Mattia Perin è tra gli astri nascenti del calcio italiano. Gli allenatori con cui ha lavorato in passato sono sicuri che diventerà un campione mentre i giornali lo accostano da settimane alle big del calcio italiano: "Ma io finché non vedo non credo e penso solo ad allenarmi" assicura il giovanissimo portiere del Genoa, passato in estate al Pescara per farsi le ossa dopo l'esperienza a Padova. Ha un carattere esuberante, si definisce "estroso e positivo", forse "poco diplomatico" e per inseguire il suo sogno è andato via di casa a 13 anni: "All'inizio è stata dura ma poi è andata bene".

Perché hai scelto di fare il portiere? "Abitavo in un condominio ed ero il più piccolo di tutti. Quando giocavo con gli altri e mi passavano la palla la stoppavo con le mani e la giocavo. Allora mi hanno detto di andare in porta e da allora mi è sempre piaciuto fare il portiere. Mi piaceva essere preso a pallonate (ride ndr)".

I tuoi inizi? "Sono stato due anni al Latina e cinque al Nuovo Latina. Poi a 13 anni mi ha chiamato la Pistoiese e mi sono trasferito in Toscana".

Come hai affrontato il distacco da casa così giovane? "All'inizio bene poi ho avuto qualche difficoltà perché dovevo frequentare la scuola. Non avevo più i miei genitori ad aiutarmi ma il tutor ma, dopo un periodo di ambientamento, mi sono trovato sempre bene. Da allora ho preferito stare fuori casa: la famiglia è la cosa più importante della mia vita ma quando ti abitui a stare da solo poi è difficile tornare indietro e loro lo sanno".

Ed è anche per questo che chi ti conosce ti descrive come una persona matura... "Credo di sì. Andare fuori di casa quando sei giovane ti aiuta a crescere, inizi a risolvere le cose da solo senza l'aiuto dei tuoi genitori, nonostante loro mi siano sempre stati vicini".

Dopo la Pistoiese sei passato al Genoa: come è nata la trattativa con i liguri? "Avevo fatto alcuni provini, mi sembra con Fiorentina e Juve, ma non mi avevano preso. Il Genoa mi chiamò e provai anche con loro: stavo assieme ad altri portieri della mia età e, a turno, gli allenatori dei portieri degli Allievi, della Primavera della Prima squadra ci osservavano tutti. Alla fine dell'allenamento parlarono con Mazzoncini,l' allora responsabile del Settore giovanile della Pistoiese, dicendogli che avrebbero voluto prendermi".

A 17 anni il tuo primo successo: la vittoria dello scudetto con la Primavera proprio del Genoa... "E' stato molto bello: nessuno ad inizio anno pensava potessimo vincere ma avevamo in squadra El Shaarawy, Ragusa, Lazarevic, Boakye, Cofie, Polenta. Eravamo una bella squadra e abbiamo fatto vedere a tutti le nostre qualità con la vittoria dello scudetto".

Che rapporto avevi con El Shaarawy? "Si vedeva subito che aveva talento. Da ragazzo era un po' discontinuo ma le qualità le ha sempre avute e da quando ha giocato a Padova ha acquistato continuità. Siamo stati sempre amici, anche perché andavamo insieme in ritiro con le Nazionali giovanili. Partivamo da Genova, stavamo sempre assieme e anche ora abbiamo un bel rapporto. Quest'anno siamo andati anche in vacanza assieme".

Poi il passaggio al Padova, dove sei stato in competizione con Pelizzoli, così come quest'anno a Pescara. Come vivete la rivalità? "Siamo molto amici fuori dal campo, mi dispensa molti consigli. Lui è un portiere di esperienza, ha fatto anche la Champions, è stato in Nazionale e da lui ho da imparare tanto".

Due tuoi precedenti allenatori, Chiappino (Genoa) e Dal Canto (Padova), hanno detto che potenzialmente sei un campione e che sei il miglior giovane italiano in circolazione. Senti questa responsabilità? "Sono due allenatori che hanno creduto molto in me. Mi impegno sempre in allenamento, do il 100%, spero di realizzare quello che loro dicono".

Alcuni ti chiamano il nuovo Buffon... "Di Buffon ce n'è uno e ne nasce uno ogni 30-40 anni e, poiché non abbiamo tutta questa differenza di età, bisognerà aspettare un altro po'..."

Com'è nata l'idea di vestire la maglia abruzzese? "Conosco Immobile e Verratti molto bene e loro mi hanno detto che mi sarei trovato benissimo. Ho deciso quindi di venire anche perché c'è un grande stadio, sempre pieno, e c'è passione da parte della gente".

Il tuo rapporto con mister Stroppa? "Il mister dà molti consigli soprattutto a noi giovani. Consigli su come affrontare gli allenamenti, le partite, abbiamo un buon rapporto". Fuori dal campo che tipo sei? Esci molto o sei più riservato?"Prima di fidanzarmi uscivo tantissimo, sempre, ora invece molto poco: circa una volta a settimana".

I tuoi compagni di squadra li frequenti anche fuori dal campo? "Sì, sì. Caprari e Crescenzi più di tutti".

Oltre a quelle già citate, hai altre amicizie nel calcio? "No, quando posso vado a casa a Latina dai miei amici che conosco da quando sono piccolo. Ne ho tre in particolare e quando posso vado lì così vedo anche la mia famiglia".

Quanto è stata importante la tua famiglia? "Soprattutto per tutti i ragazzi che fanno parte del mondo dello sport è fondamentale. Ti dà i consigli giusti su cosa fare e cosa non fare. All'inizio mia madre non voleva mandarmi ma mio padre le disse «Pensa se un giorno poi ti chiederà perché non lo hai mandato». La famiglia è al primo posto".

La tua giornata tipo? "Dopo gli allenamenti vado a casa: ho un cane, un bovaro del bernese di 60 kg di nome Taz. È un po' come avere un figlio. Poi ogni tanto esco e vado al cinema, vado a cena fuori una o due volte a settimana".

Un hobby in particolare? "Il tennis: durante l'anno ci gioco pochissimo mentre l'estate molto di più". Tennista preferito? "Federer, solo lui". Come coniughi i doveri di un professionista con i bisogni e la vita di un diciannovenne? "Più che altro ci pensa la mia ragazza. Mi ha un pochino ammanettato ma mi ha aiutato molto a tranquillizzarmi. Convivo con lei, ho dei doveri e mi fa stare più tranquillo". Quello del portiere è un ruolo atipico: si dice che occorra essere o un po' matti o estremamente riflessivi. A quale categoria ti senti di appartenere? "Sono riflessivo". Sicuro? "Sì, sì. Sono riflessivo, tranquillo e pacato (ride ndr)".

C'è un video in cui, nell'intervallo di un Roma-Genoa, si vede che palleggi con un chewing-gum. Qualche mese fa poi hai ammesso di averne combinata qualcuna in passato. Puoi raccontarci qualcosa? "Quella di Roma-Genoa è stata una ragazzata. Poi il giorno prima della finale scudetto Primavera siamo andati a fare i trampolini elastici con le imbracature e siamo arrivati a 6-7 metri di altezza. Altre cose non si possono raccontare (ride ndr) ma ora ho messo la testa a posto".

Due anni fa hai vinto lo scudetto Primavera, ora ti accostano al City, al Milan, alla Roma, al Napoli. Come vivi questa situazione? "Finché non vedo non credo. Tante volte escono delle voci non vere per cui continuo ad allenarmi e poi è difficile che ci pensi. Quando ci sarà qualcosa di concreto ci penserò".

Ovviamente ora sei concentrato sul Pescara ma per il futuro ha una preferenza? Una squadra dove ti piacerebbe giocare, una città dove vivere... "Mi piace tanto Genova e non lo dico perché il Genoa è la squadra che detiene il mio cartellino. Ho vissuto lì qualche anno e mi sono trovato benissimo".

Il tuo obiettivo sarà quindi quello di difendere i pali dei rossoblù? "Ora c'è Frey quindi non c'è niente da fare ma in un lontano futuro mi piacerebbe". Il tuo rapporto con lui? "Lo sento spesso: in ritiro stavamo vicini di tavolo poi condividiamo le stesse passioni, tra cui il tennis". Tecnicamente un tuo pregio e un tuo difetto "Mi sento sicuro in tutto e in niente. Non ho un aspetto in cui mi senta più tranquillo rispetto ad un altro.
Sono abbastanza equilibrato ma devo migliorare tutto, lo so. Cresci quando sei consapevole di dover migliorare in tutto".

Un tuo pregio e un tuo difetto a livello caratteriale "Sono sempre positivo, estroso, fantasioso mentre di difetti ne ho tanti: per esempio non mi tengo le cose dentro mentre alcune volte bisognerebbe farlo. Sono poco diplomatico, ecco". Ad agosto la prima convocazione di Prandelli per la partita contro l'Inghilterra: è vero che inizialmente hai pensato che fosse uno scherzo? "Sì, avevo appena terminato gli allenamenti e dovevo partire con l'Under 21. Il Team Manager Zucchini mi disse che non sarei più partito perché forse mi sarei aggregato alla Nazionale maggiore. Gli risposi di non prendermi in giro ma alla fine era tutto vero".

Come hai vissuto la prima esperienza in Azzurro? "Quando sei piccolo sogni di giocare in Serie A e di giocare in Nazionale. Ho avuto l'opportunità di essere convocato, seppur per un'amichevole e con molti miei compagni dell'Under 21, ed è stata un'esperienza emozionante, una cosa forte".

In Under 19 hai conosciuto Borini e Destro: entrambi, per motivi diversi, non hanno iniziato bene la stagione "Borini l'anno scorso ha fatto molto bene. Ora purtroppo si è fatto male ma poi tornerà ai suoi livelli. Su Mattia ho letto che a Roma non sono contenti di come abbia iniziato il campionato: quest'anno si sta sacrificando molto per la squadra e appena si sbloccherà e troverà il gol ne farà poi una caterva".

Il 20 aprile dello scorso campionato si è disputata Padova-Pescara, con l'allora squadra di Zeman che si è imposta per 6-0. Tu giocavi nel Padova ma sei stato dichiarato il migliore in campo dei veneti, nonostante il forte passivo. Come hai vissuto quella partita? Cos'è successo? "L'ho vissuta male, loro arrivavano da tutte le parti. Avevo un gran mal di testa a fine primo tempo".

A fine partita cosa vi siete detti? "Nulla, non c'era niente da dire. Dopo sei gol cosa ti vuoi dire? Dopo che hai toccato il fondo puoi solo risalire". Chiudiamo con una curiosità: perché hai scelto la maglia numero 77? "Mi piace molto ed è il simbolo delle gambe delle donne. A Genova ce l'aveva Milanetto e quando andai lì mi chiesero quale numero preferissi. Quando risposi che mi piaceva il 77 Milanetto mi disse: «Sì, sì, aspetta che te lo lascio» (ride ndr). L'anno scorso invece avevo il 73 per Alessio Scarpi, un maestro sia dentro che fuori dal campo".

© foto di Aldomaria Canalini
© foto di Aldomaria Canalini
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