L'Anderlecht e i dolci ricordi del Milan campione
Se dovessimo attenerci al detto "non c'è due senza tre", il solo fatto che il Milan affronti l'Anderlecht vuol dire vittoria finale in Champions League. Guardando in faccia la realtà sappiamo benissimo che con molta probabilità questa regola verrà infranta. Troppo diverso questo Milan da quello del 1994 e anche da quello del 2007, che nonostante l'addio di Shevchenko si vide preso in spalle da un fuoriclasse soprannominato Kakà. Fu proprio il brasiliano a decidere la sfida del "Constant Vanden Stock Stadium", in una partita giocata per un tempo in 10 ma riuscendo a tenere in ogni caso il pallino del gioco. Una squadra solida, con giocatori che hanno fatto la fortuna dei rossoneri fino a qualche mese fa: Nesta, Seedorf, Gattuso, Inzaghi. Una squadra con uno dei migliori registi al mondo: Andrea Pirlo. Una squadra con leggende del calibro di Paolo Maldini, Alessandro Costacurta e Cafu. Una squadra che poteva anche scendere in campo con Ricardo Oliveira, tanto era forte. Quel successo servì a ipotecare la qualificazione agli ottavi di finale in un girone non certo ostico, con Lille e Aek Atene. Da lì in poi ecco i successi su Celtic, Bayern, Manchester United e Liverpool.
Anderlecht-Milan è anche la Champions League del 1994. Il torneo col nuovo formato è nato da un paio d'anni, a parteciparvi solo le squadre vincitrici del campionato nazionale. È novembre e a Bruxelles c'è la neve e un freddo cane: sembra la Siberia, è solo il Belgio. Il pallone è arancione, i coraggiosi allo stadio 28mila e il Milan la solita squadra decisa a imporre il suo gioco, incurante dell'atmosfera. Degli eroi di quella sfida alcuni erano presenti anche nel 2006: Maldini e Costacurta. Sono loro i leader insieme all'immenso Franco Baresi, in quella serata semplicemente insuperabile. Quell'Anderlecht è un misto di futuri "italiani", che giocheranno da noi con alterne fortune: Walem, Emmers, Versavel e Crasson. Vince il maltempo, il Milan non va oltre lo 0-0 ma tanto basta perché la vittoria all'epoca vale solo due punti e il primo posto, in un girone che comprende anche Porto e Werder Brema, non sfuggirà: da lì sarà Monaco in semifinale e la stupenda impresa di Atene col Barcellona in finale.
Chiedere lo stesso epilogo a questo Milan oggettivamente è impensabile. Ma, si sa, i rossoneri hanno un'anima europea e magari solo sentire l'inno del torneo può regalare un'altra squadra rispetto a quella vista finora.