La Nazionale di Totò
Cinque minuti. Tanto gli è bastato per mettere il suo sigillo contro la Spagna. Per chiarire alla nazione intera che lui di questa squadra non può essere una comparsa e che, finalmente, è pronto a caricarsi sulle sue spalle non solo l'Udinese.
Per Antonio Totò Di Natale quella di ieri potrebbe rappresentare la partita spartiacque della sua avventura con la casacca dell'Italia, una storia non particolarmente ricca di gioie fino a 24 ore fa. Una sfida dal duplice sapore. Il primo è sicuramente quello della vendetta, a quasi quattro anni dal rigore fallito proprio contro la Spagna che lanciò gli allora ragazzi di Aragonés alla conquista del vecchio continente. Erano i quarti di finale e la squadra di Donadoni riuscì a trascinare la nazionale iberica fino ai calci di rigore. L'errore di David Guiza aveva di nuovo messo in discussione il discorso qualificazione. Col gol di Di Natale l'Italia si sarebbe portata sul 3-3 nel conteggio dei penalty, ma l'attaccante campano non riuscì ad angolare troppo la sua conclusione favorendo l'intervento di Casillas.
Ieri, invece, il portiere del Real Madrid s'è dovuto arrendere al perfetto diagonale di Totò. Capocannoniere della Serie A in due delle ultime quattro stagioni, Antonio Di Natale ha certamente raggiunto tardi la sua piena maturità calcistica, ma - al contempo - dimostrato di avere qualità in zona gol sconosciute a tutti gli altri attaccanti della Nazionale. Nessuno, infatti, può vantare 92 reti messe a segno nel nostro campionato dopo quel 2008.
Il gol contro la Spagna, però, messo a segno con un casacca diversa da quella bianconera dell'Udinese, ha un sapore diverso. Vendetta, dicevamo, ma anche consapevolezza. Di Natale non è più il calciatore ammirato negli anni passati con la maglia della Nazionale. Ora è pronto a trascinare l'Italia, per la gioia di Prandelli che dopo tanti esperimenti ha finalmente trovato il suo punto di riferimento in attacco.