La Quaresima da percentuali di Galliani e le bugie del Milan
Quaranta giorni in un mercato non sono pochi. Soprattutto se è quello estivo, che sposta equilibri ogni due per tre, cambia tutto per cambiare tutto - e non come quel grottesco detto riconducibile a Tomasi di Lampedusa, di gattopardesca memoria e tanto caro alla cultura italica in più o meno tutti i campi - e da un momento all'altro si attendono botti da tempesta post quiete. Che Thiago Silva e Ibrahimovic potessero muoversi durante questa finestra lo scrivevo una Quaresima fa (il 4 giugno). Quando delineavo, non senza fonti, la necessità di vendere da parte del Milan - mentre il Borussia Dortmund no, visto che qualcuno accostava Hummels a qualsivoglia squadra - i suoi due campioni, gli unici sfruttabili economicamente e che avrebbero portato qualche soldo in cassa. Perché i rossoneri, al momento in cui scrivevo, avevano pochi giocatori vendibili: un altro è Alexandre Pato, con cui si potrebbe racimolare qualche quattrino, ma è troppo legato alla dirigenza per lasciarlo andare. Di più, si può puntare su di lui e sperare ritorni quel fantastico attaccante che è stato per i primi tre anni nella sua carriera milanista.
L'apice della vicenda lo si è raggiunto quando Galliani, il giorno dopo, sconfessò completamente ciò che avevo riportato. "Thiago e Ibrahimovic restano al 99%". Immagino che non fosse una risposta diretta a me - ne sarei onorato, ma sarebbe fin troppo presuntuoso pensarlo -, ma la linea era chiara e netta. Peccato che il 99%, come pensato appena dopo l'uscita pubblica del geometra di Monza, fosse ascrivibile a entrambi i giocatori. Per chi ha problemi di divisioni, Thiago e Ibra avevano il 49,5% di possibilità di rimanere in rossonero.
Come volevasi dimostrare.
Certo, Berlusconi aveva blindato Thiago - ma non può fare la stessa cosa con Ibra - temporaneamente. Sembrava propaganda, e lo è stata, perché quando poi è arrivata la seconda offerta, più succosa, tutto è cambiato e stavolta per cambiare, nonostante la prima parte di trattativa sembrava da Tomasi di Lampedusa. Il rinnovo poi del brasiliano appare uno specchietto per le allodole per gonfiare il costo di un'eventuale rinuncia alla proposta parigina. Prima Thiago Silva costava 24 in tre anni, dopo 60 in 5: impossibile rifiutare, che caspita.
In ogni caso, il Milan ha compiuto una manovra giusta. Aspettiamo il comunicato ufficiale che porterà anche Ibra agli sceicchi parigini (immaginatevi se dovesse saltare) e la possibile cessione di Robinho (altro stipendio pesantissimo), ma ora Berlusconi e dirigenza devono essere chiari, partire con un progetto di giovani di livello altissimo e ritornare sulla cresta dell'onda. Non sarà subito, difficilmente la Juventus sarà battibile quest'anno - anche se gli scenari, come il mercato, cambiano in un battito di ciglia -, e non sarà indolore. Gli ingredienti per fare bene però ci sono, a patto che il Milan si muova senza essere preso dalla pancia di una piazza molto pretenziosa. Ci vorrà del tempo prima di rivedere il Diavolo dei bei tempi andati, ma serve onestà. E, giocoforza, qualche bugia in meno.