La storia di Parra, Rey de Copa e nuovo centravanti dell'Atalanta
Nel calcio bastano pochi istanti per cambiare la propria vita. Un gol, una zuccata, un'ammonizione per avere mostrato un messaggio sotto la maglietta del club di appartenenza.
È la storia del prossimo centravanti dell'Atalanta, Facundo Manuel Carlos Parra (arrivato ieri alla Festa della Dea in mongolfiera in compagnia del presidente Percassi...), un carrarmato di 184 centimetri che nelle movenze assomiglia a German Denis (e ha qualcosa di Floccari) ed è esploso nell'Independiente proprio come il Tanque. Con la testa ha siglato la rete probabilmente più importante della carriera, quella che il 25 novembre 2010 contro l'LDU di Quito permetteva ai Diavoli Rossi di conseguire l'accesso alla finale di Copa Sudamericana: mischia in area, con la palla che ballonzola da sinistra verso destra, proprio sulla capoccia del numero 17 che la spinge in rete. La gioia è incontenibile, tanto più che «Facu» si toglie la casacca e fa vedere la maglietta che indossa, nera, con una scritta. «Max te amo». Una dedica al proprio cane, un labrador, coccolato alla pari di un figlio.
Quella segnatura fu un punto di svolta. Perché sei mesi prima Parra, da uomo copertina del Chacarita Juniors, aveva subìto la prima retrocessione in carriera. I suoi otto gol in diciannove partite non erano bastati a evitare un finale triste quanto annunciato, con dodici sconfitte nelle ultime tredici gare.
E perché il funerale dei becchini biancorossoneri («funebreros» in argentino, il Chacarita d'altro canto vede il suo stadio costruito vicino al cimitero) con conseguente trasferimento alla Doble Visera sembrava una maledizione per l'attaccante di Buenos Aires, rimasto a secco per più di sei mesi a causa di un problema alla schiena. Dal gol al Quito diventa «Rey de Copa»: altro nomignolo importante, perché è quello dell'Independiente, che non vinceva un trofeo dal 1995, un record negativo per chi era abituato a dominare in Sudamerica.
Sull'onda lunga di quella zuccata Parra diventa infermabile nel ritorno della finale: l'Independiente deve recuperare il due a zero ricevuto dall'ambizioso Goias nell'andata, e ci riesce grazie a due magie. La prima nasce da un rimpallo, ma è una stupenda rabona che infila l'incrocio. È il 2-1, manca solo una rete per andare ai rigori (nella Copa Sudamericana non esiste la regola del gol doppio in trasferta) e il «Facu» la inventa al 35': contrasto con un difensore avversario, entrambi i giocatori finiscono a terra ma lo scarpino del centravanti argentino accarezza il pallone che va a morire all'angolino. Il resto è storia, perché l'Independiente centra il trionfo ai rigori, Parra segna il suo e diventa un idolo assoluto.
Icona rilanciata nello scorso derby di Avellaneda, contro il Racing, con il prossimo attaccante dell'Atalanta che aveva promesso di rompere la gamba a Teofilo Gutierrez, goleador colombiano e provocatore seriale. Curiosità? Gutierrez è stato accostato alla società nerazzurra a marzo, quando il capo osservatore Beppe Corti ha girato l'Argentina alla ricerca di nuovi talenti.
L'ultima Clausura, per l'Independiente, è stata davvero complicata. Il rischio retrocessione era a un passo e la società ha deciso per un repulisti. Parra era al secondo anno di prestito e il riscatto fissato oltre i due milioni di dollari: troppo per un club deciso a rivoluzionarsi, come testimoniano gli addii di Carlos Matheu e Gabriel Milito (fratello di Diego).
In questo senso Pierpaolo Marino è stato più veloce di tutti e ha praticamente chiuso per il «Facu» che arriverà in prestito con diritto di riscatto (giovedì la firma). E chissà se si porterà dietro anche il cane...