Massimo Sandrelli: "Fiorentina, il mercato ruota attorno al futuro di Jovetic"
Il calcio è un'azienda che produce passione e quando al ritiro della squadra o allo stadio il tasso d'indifferenza sale, oltre la soglia limite allora siamo vicini al "fallimento sportivo". La Fiorentina non è ancora a questo punto. Lo dimostra la festosa assemblea per la presentazione delle maglie, peraltro vuote di novità. I bilanci (quelli sportivi) vanno impostati solo al termine di una campagna acquisti. Ciò che non è stato fatto per settimane può concretizzarsi negli ultimi giorni per cui guai a fare previsioni o predizioni funeste. Sarebbe di malaugurio oltre che scorretto. Ogni società imposta una propria strategia di mercato fatta di ipotesi, sogni e tante, tante verità nascoste, che alla fine somigliano in qualche modo alle bugie. Queste sono le regole del gioco. Dichiarare ora i propri veri obiettivi sarebbe suicida oltre che ingenuo.
I Della Valle hanno già fatto capire urbi et orbi che, in questo mondo del calcio, tanto follemente gestito, non intendono sprecar soldi. Hanno ragione. Di contro, va detto, che una società di calcio deve comunque allestire una squadra che possa perseguire gli obiettivi di programma. Nel caso della Fiorentina non è chiaro quale possa essere il programma. Si continua un po' vagamente a parlare di squadra competitiva senza porre un termine di riferimento. Compito di Pradè, Macià e del resto del direttorio è di mettere a disposizione di Montella e della sua foltissima schiera di collaboratori, una rosa di giocatori mediando fra la politica della lesina e le necessità tecniche.
Chiaro che senza lilleri non si lallera, il calcio è come il poker, al tavolo bisogna sedersi con dei soldi in tasca. La Fiorentina per ora veleggia tra qualche prestito, giocatori opzionati da qualche tempo e alcune possibilità di scambio. Ha, inoltre, la necessità di sbarcare "pesi scomodi" oltre che ingaggi imbarazzanti. Si vivacchia, insomma. Il punto di svolta sarà il destino di Stevan Jovetic. Il talentuoso ragazzo di Titograd è il pezzo pregiato. La Fiorentina l'ha dichiarato incedibile fino a 30 milioni di euro. Qualora nessuno si presentasse con il sacchetto di euro necessari (o anche con una proposta mista fatta di euro e contropartita tecnica) allora si procederebbe senza scossoni, sull'impronta della stagione passata. Se invece fosse possibile monetizzare il valore del montenegrino, allora Pradè potrebbe scatenarsi sul mercato per tentare un reale rafforzamento della squadra.
Agli occhi dei tifosi (ricordate la passione?) vivono alcuni dubbi. Ammesso che l'equazione: vendere per rafforzarsi si dimostri vera (non mancano peraltro esempi nella storia del calcio) la famiglia Della Valle autorizzerà le sue "guardie svizzere" a reinvestire tutto il ricavato o preferirà procedere sulla strada della spending review? E, ancora, là dove invece Stevan Jovetic resti a Firenze per indossare la nuova maglia viola made in Spain, la squadra figlia del mercato minore sarà in grado di cancellare la deludente stagione scorsa? Ecco, sono queste incertezze, unite al fatto che in questo periodo la Fiorentina sta sui giornali solo quando s'ipotizzano cessioni, che finiscono per spengere anche la più esile fiammella d'entusiasmo.
E' giusto preoccuparsi di conti, com'è giusto fidarsi delle capacità dei tecnici che sono stati assunti.
La verità vera la offrirà poi il campo, partita per partita, ma non bisogna mai dimenticare che se non si riesce a produrre passione ed entusiasmo, allora tutto l'impianto che è stato organizzato e che serve a pagare munifici stipendi ad allenatori, giocatori, dirigenti e perfino alle "guardie svizzere" crolla miseramente. Senza passione il mondo del calcio ricco e patinato torna malinconicamente ad essere un confronto tra uomini in mutande che rincorrono una palla.