Milan, il ritorno di un guerriero con il cuore rossonero. Juve, l'attacco la tua condanna. Catania, senza Lo Monaco il progetto finirà. E sulle scommesse...
Mai fare previsioni ma, a guardare il calendario e la classifica, c'è il serio rischio che tra tre giornate avremo il Milan con già il verde del tricolore cucito sul petto. Per il bianco ed il rosso bisognerà attendere almeno un altro mese e mezzo. La Juventus è affetta da una sindrome da pareggio che non le consentirà di puntare allo scudetto. Allegri ha vissuto un periodo buio, ma adesso la luce in fondo al tunnel è sempre più vicina. Il + 4 sulla Juve inizia a dare delle confortanti garanzie, i quarti di Champions sono uno stimolo importante e non un peso per il campionato ma, soprattutto, conforta l'infermeria di Milanello che lentamente va svuotandosi, con l'ottimo lavoro svolto dai vari Tavana e Tognaccini. Aquilani, Boateng, Nesta e soprattutto Rino Gattuso stanno tornando; tutti insieme, come se nessuno di loro volesse perdersi l'appuntamento con un finale di stagione che si preannuncia elettrizzante. La copertina è per Gattuso, quel calciatore che ha vinto tutto quello che la sua vita gli ha messo davanti agli occhi. Quel ragazzo che si è guadagnato, con il sudore, fama e successo. Perché, se Messi nasce con quei piedi deve ringraziare Dio per la dote innata, se Gattuso nasce con quella testa deve ringraziare una famiglia intera che gli ha trasmesso sani principi e veri valori. Scrivere bene di Gattuso viene molto facile, la tastiera scrive da sola perché, se hai vissuto un anno in giro per ospedali e cliniche e hai ancora quella forza interiore, vuol dire che non sei appagato neanche dopo aver vinto 2 scudetti, 2 Champions, 2 Supercoppe italiane, 2 Supercoppe europee, 1 Mondiale, 1 Mondiale per Club, 1 Coppa Italia, 1 Europeo Under 21 ed 1 campionato Primavera. I luminari del mondo gli avevano diagnostico un male incurabile: "Che me ne frega del calcio a 34 anni, voglio solo andare a prendere a scuola i miei figli" avrà pensato Rino, in quel periodo in cui vedeva doppio e quegli occhiali servivano a vedere Ibrahimovic per così com'è e non diviso in 4. Poi a Parma, dopo un giro durato 4 mesi, gli hanno detto che sarebbe tornato, individuando la vera malattia, che non era quella tragedia diagnosticatagli precedentemente. E' sempre stato al fianco del suo Milan, sempre, anche quando il primo ad uscire dal tunnel non era lui. Il tunnel ormai è finito, lo vedremo presto ad incitare la curva. Tra il campo e Gattuso, di mezzo c'è solo una piccola pastiglia di cortisone. Entro 7 giorni avrà l'ok definitivo per giocare almeno 30 minuti. L'uomo più forte del calciatore, come quelli veri ha solo una parola. Il Milan gli ha sempre dimostrato affetto, ora dovrà essere lui a trascinare il gruppo verso il secondo tricolore consecutivo. Potrebbe sembrare uno spot, è una bella pagina del calcio da raccontare: ci saranno tutti per applaudire il suo ritorno in campo perché la pescheria di Gallarate, inserita addirittura nella guida Michelin, sarà pur bella da gestire ma non si possono prendere a calci scorfani e capitoni.
I dubbi sulla Juventus riguardano soprattutto l'attacco perché la difesa, anche senza tre centrali titolari (Barzagli, Chiellini e Bonucci), non prende gol. Matri, Quagliarella, Vucinic, Del Piero e soprattutto Borriello non trascinano una squadra con ambizioni da scudetto. A Borriello, mister 25 mila gol, Conte ne chiederebbe solo 4-5 ma neanche quelli riesce a garantire l'ex romanista, il quale - a fine stagione - potrà fare l'ennesima valigia. La Juve ha dato tanto finora, ma la benzina è finita e deve soprattutto conservare l'accesso diretto alla Champions League, comunque un gran risultato neanche preventivabile ad inizio campionato.
La scorsa estate pensavamo fosse finita senza strascichi la diatriba-lampo, a Catania, tra Pulvirenti e Lo Monaco. Oggi riferiscono di nuovi dissidi tra il Presidente vero ed il Presidente in pectore del club etneo. Non ne conosciamo i motivi, ma sappiamo perché da anni il Catania è in serie A e sappiamo anche perché a Catania è stato possibile costruire il centro sportivo più bello d'Italia. Ma come a Catania? Sì, dove tutti pensavano che fosse possibile mettere un solo mattone, Lo Monaco ha creato un impero. Una società, che non aveva neanche un calciatore, oggi ha un patrimonio. Se Pulvirenti crede di poter fare calcio senza il suo direttore, entro due anni se ne pentirà e si ritroverà a ripercorrere la carriera di due suoi altri colleghi: Cellino e Zamparini. Lo Monaco è il Calcio Catania e se dovesse andare sul mercato la migliore soluzione personale sarebbe prendere una squadra in C e portarla ai massimi livelli, senza collaborare con altri presidenti.
Una nota finale è dedicata alla triste e vergognosa vicenda del calcio-scommesse. Complimenti ai colleghi di "Repubblica" per l'esclusiva a Hristiyan Ilievski. Lo stanno cercando Polizia e Interpol, si legge nell'articolo, e come mai a trovarlo sono stati i giornalisti? Ilievski ha fatto luce su Lazio-Genoa dello scorso anno; a rivederla, qualcosa di strano si nota nel primo tempo. Si parla di Sculli, si scagiona Mauri. Perché fidarsi di un latitante? Giusto. Allora Cremona continui ad indagare e ci dia delle risposte definitive. L'iniziativa del Novara è interessante, senza precedenti. In quel Lazio-Genoa i flussi erano spropositati, ci dicono in quel pezzo, noi neanche sappiamo quelli di ieri, allora sarebbe giusto dare più credibilità ad un sistema che negli ultimi anni è stato preso a picconate.