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Serafini: "Milan, i retroscena della conferma di Allegri"

Serafini: "Milan, i retroscena della conferma di Allegri"TUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
venerdì 16 novembre 2012, 09:562012
di Redazione TMW.
fonte Luca Serafini per milannews.it

Che cosa Berlusconi pensi Allegri possa ancora dare al Milan, non è dato sapere. Che cosa Allegri pensi il Milan possa ancora dare a lui, è forse più complicato ancora. La società lascia trapelare sui giornali, voci di rinforzi a gennaio ai quali è difficile credere, dopo l'estate pompeiana. L'allenatore non ha trovato alcun punto di riferimento sul quale fare affidamento con continuità, naviga a vista sperando nella resurrezione ora di questo, ora di quel'altro. Salvo poi, trovato almeno un Bojan vivo, lasciarlo fuori alla prima occasione. La Curva se la prende con una squadra senza spina dorsale, non avendo per statuto la licenza di prendersela con i veri responsabili della situazione. La squadra sarebbe una squadra se molti suoi giocatori indossassero ancora oggi le loro maglie di provenienza, Roma, Chievo, Villarreal, Genoa, Ajax, Portsmouth, City, Inter, e quella del Milan l'avesse addosso qualcun altro.
Ci accusano di essere pessimisti e distruttivi, come accusare un fotografo tra le rovine di essere stato lui a distruggere la città. Noi raccontiamo e basta, provando a indicare qualche plausibile via di ricostruzione. Questa è la differenza. Quindi ci interroghiamo sulla (ri)conferma di Allegri (la quarta almeno, da settembre), che cogliamo come un segno di debolezza in realtà e non affatto come una dimostrazione di forza e coerenza, di una società impegnata su altri fronti, assai distanti da scudetti e Champions, più vicina ai commercialisti che agli allenatori. Nella cena al solito ristorante milanese cui Allegri non ha partecipato affatto, nonostante le dichiarazioni concordate, Berlusconi ha ribadito a se stesso e ai suoi interlocutori di non avere alternative ad Allegri, che aveva deciso di esonerare già dopo la Lazio. Non si trova l'assistente di Tassotti, anche perché non lo si cerca.

Per di più, tra liquidazione del tecnico toscano e ingaggio di quello nuovo, lo scherzetto potrebbe costare più di una mezza dozzina di milioni. Non se ne parla: avanti così, scempio più, scempio meno.
In questo rigido clima di ristrettezze, come si può pensare all'ingaggio di Guardiola? Come si può pensare a un mercato di gennaio che metta qualche pezza a questo relitto? Dopo la cena di lunedì a pochi tavoli da Nesta (seduto con qualche compagno del Montreal e che poi ha ricevuto le visite gradite di Brocchi e Pirlo, proseguendo poco distante la serata con Inzaghi, Borriello e Ambrosini), si prosegue per inerzia: all'annuncio della (ri)conferma di Allegri, non è seguito quello più atteso ("A gennaio gli daremo una mano"), ma quello della visita di Berlusconi a Milanello. Così come è stata indotta a pensare la Curva, dev'essere la squadra, il problema. Non chi l'ha costruita né chi la guida con la tolleranza dei primi. Strategie.
Il presidente sale a Milanello per "motivare i ragazzi". Un equivoco per può scatenare ulteriore tensione intorno a loro. Fatte le eccezioni che sono sotto gli occhi di tutti, non è che ai giocatori manchino la voglia, o la volontà, o gli stimoli. Manca proprio il talento. Se da una parte Boateng, Robinho, Pato hanno le caldaie spente e nessun fuoco che arde, dall'altra non si può pensare né pretendere che Mexes, Acerbi, Constant (è forse uno che non si sta impegnando?), Flamini, Emanuelson, De Jong, Nocerino, Pazzini diventino "da Milan" dopo una visitina presidenziale o un ritiro prolungato. Qualcuno può accusare Abbiati, Abate, Bonera, Yepes, Antonini, Montolivo, Bojan di scarso attaccamento?
Ora ci sono Napoli, Anderlecht, Juventus, un trittico per cui sperare che le preghiere facciano almeno un miracolino su 3, oppure finire nelle sabbie mobili. In attesa della prossima, ennesima (ri)conferma.

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews