Torino, Bianchi va o resta? C'è il rischio telenovela anche quest'estate
Il buon senso dice che bisogna fare chiarezza sul fatto se Bianchi deve essere ceduto o deve rimanere fino alla scadenza del contratto, giugno 2013, in maglia granata. Ma il buon senso si scontra con l'opportunismo e i bilanci societari. La valutazione sull'uomo Bianchi non è in discussione, quella sul calciatore sì. Alla maggior parte dei tifosi ribolle il sangue se solo sentono parlare dell'eventualità che il capitano venga ceduto, anche se una buona metà dei sostenitori granata accetterebbe il sacrificio se il Torino, dando via Bianchi, facesse cassa e reinvestisse il guadagno per rafforzare la squadra, mentre l'altra metà, a prescindere, non vuole accettare che il capitano vada via.
Tornando alla lotta fra il buon senso che consiglierebbe una decisione rapida e definitiva senza strascichi di se e di ma da parte del Torino sulla questione Bianchi e i problemi che potrebbero nascere dalla cessione del capitano che frenano qualsiasi scelta, bisogna dire che non è facile arrivare a una conclusione che dia certezze di fare bene o male e che di conseguenza consigli di agire in un senso o nell'altro.
Analizzando la situazione in modo distaccato e razionale si parte dal fatto che Bianchi ha ancora un anno di contratto e che fra emolumenti e premi l'ingaggio del giocatore arriva a 1,9 milioni, cifra troppo alta per i tetti che si pongono la maggior parte delle società che potrebbero essere interessate al capitano granata. Tenere Bianchi e poi non utilizzarlo con continuità sarebbe un danno sia per la squadra sia per il giocatore e creerebbe sicuramente qualche strisciante e sussurrato malumore all'interno dello spogliatoio. Cedere Bianchi senza ricavarne un gruzzoletto non è ovviamente nelle intenzioni della società, ma se anche il Torino trovasse un accordo, magari inserendolo nella trattativa per l'ingaggio di qualche altro giocatore, rimarrebbe sempre il dubbio che se poi la squadra granata avesse qualche problema in termini di risultati, alla luce anche del passaggio di categoria, la piazza punterebbe subito il dito sul fatto che il capitano è stato ceduto, soprattutto se lui si mettesse in luce, si legga segni con continuità, nella nuova squadra.
Vista da tutte le prospettive questa sembra una situazione senza via d'uscita, ma non va dimenticato che prima di tutto bisogna pensare che l'obiettivo del Torino è quello di restare in serie A e che anche equivoci molto piccoli possono turbare gli equilibri rimanendo sopiti quando i risultati sono positivi, ma deflagrando appena c'è un periodo di difficoltà. Ormai è risaputo che Bianchi per caratteristiche tecniche non è l'attaccante più idoneo al gioco di Ventura e che il gioco del mister non esalta le caratteristiche di Bianchi, come è altrettanto risaputo che il capitano vorrebbe restare al Torino e che la società non da questa sessione di mercato offre a destra e a manca Bianchi e cerca di inserirlo in ogni trattativa. Alla luce di questi fatti incontrovertibili è palese che ormai il matrimonio fra Bianchi e il Torino è giunto al capolinea, bisogna vedere se le parti vorranno lasciarsi di comune accordo con reciproca soddisfazione oppure se si arriverà ad un braccio di ferro che senza ombra di dubbio alla fine scontenterà tutti.
Una cosa però non dovrà essere fatta: usare i tifosi per cercare di ottenere un tornaconto unilaterale, come troppo spesso avviene fra i coniugi nei confronti dei figli nelle cause di divorzio. Fare chiarezza subito per non avere rimpianti in seguito.