Conte, Strama e Allegri: tre punti di vista opposti sul tradimento
"Nella vita si può cambiare moglie, non la squadra del cuore". Aforisma mai più indovinato per introdurre un tema che in giornata ha turbato gli animi dei tifosi delle grandi d'Italia. Loro, i tifosi, sicuramente non avrebbero dubbi nell'opporre un secco "no" alla possibilità di cambiare la squadra del cuore. Un milanista non diventerà mai juventino. Uno juventino non diventerà mai interista. E così via. Discorso anche banale, che diventa però immediatamente interessante quando l'amletico interrogativo viene posto agli attuali allenatori delle squadre di cui sopra. Loro come risponderebbero? Detto, fatto.
Il primo a fare "outing" sulla questione è stato il tecnico della Juventus Antonio Conte, che alla vigilia della sfida con l'Inter ha spiazzato la stampa così: "Io come Lippi e Trapattoni? Nel calcio siamo dei professionisti, quindi mai dire mai in tutte le situazioni. Ribadisco un concetto: io sono tifoso della Juventus, sono l'allenatore della Juventus, ma se dovessi andare al Milan o all'Inter, diventerei il primo tifoso di quel club. Io sono un professionista: qualcuno ci gioca per attaccarmi, ma io sono il primo tifoso della squadra che alleno, come lo sono stato di Arezzo, Siena, Atalanta, Bari. Un domani sarò il primo tifoso della squadra dove andrò ad allenare. L'atteggiamento mio sarebbe uguale, farei di tutto per far vincere la squadra che alleno". Parole legittime, ma che alla vigilia di uno scontro diretto con il nemico di sempre avranno fatto forse storcere il naso ai tifosi bianconeri. Ma è questa la forza di Conte. Personalità e determinazione al servizio dello scopo finale. A prescindere dai colori, evidentemente.
Altra panchina - quella dell'Inter -, risposta differente. Andrea Stramaccioni, infatti, non pone limiti al futuro, ma pone una particolare eccezione: "Io sulla panchina della Juventus? Mi riesce davvero difficile immaginarlo, anche per la mia giovane carriera. Su un'altra panchina mi ci posso vedere, su quella della Juve no". Diplomazia o profonda convinzione? Impossibile saperlo. Di sicuro questa è una di quelle frasi da annotare su un post-in e lasciarlo in cassetto per vedere se il futuro riserverà sorprese.
Nel tormentone di giornata, inevitabilmente, ci è finito anche il rossonero Massimiliano Allegri che ha scelto una posizione meno netta: "Se direi no all'Inter? Io sono legato al Milan e ho dei pensieri che non voglio esternare. Una volta che sei stato al Milan per diversi anni è difficile immaginarmi in un'altra squadra. Mi piacerebbe giocare all'estero e rispetto a Conte ho meno carriera davanti. Mi piacerebbe anche la Nazionale. Un allenatore professionista non deve però mai scartare le ipotesi sul futuro". Come dare torto al povero Max: in tempi di crisi guai a precludersi alcuna possibilità lavorativa.