ESCLUSIVA TMW - Bologna, Moscardelli: "Con Pioli rapporto vero"
E' un primo pomeriggio piuttosto freddo nei pressi di Bologna. A Casteldebole, sede del centro sportivo del club felsineo, il cielo sembra promettere da un momento all'altro una nevicata da ricordare. L'aria è fredda, di quelle che ti penetra nelle ossa. Dopo qualche minuto d'attesa dalla porta degli spogliatoi esce colui per il quale ci siamo presi il disturbo, e probabilmente un raffreddore: Davide Moscadelli. Giacca e pantaloni marroni, abbinati perfettamente, golf girocollo in tinta, barba pettinatissima e, udite udite, un nuovo taglio di capelli.
"Era una vita che avevo il codino - ha spiegato ai microfoni di TMWmagazine.com subito dopo le presentazioni di rito -. Ho pensato fosse arrivato il momento di cambiare".
Esplicate le ultime formalità previste ci sediamo, finalmente al caldo, per una chiacchierata in tranquillità. Pronti, attenti, via. Davide Moscardelli e il mondo del pallone.

Ricorda la prima volta che ha pensato di fare il calciatore? "Come tutti i bambini ho iniziato a giocare a calcio fin da piccolo e il sogno è quello di fare il calciatore. Più sono andato avanti con le mie esperienze e più in me è cresciuta la passione per quello che facevo. Dalla mia parte, poi, ho sempre avuto mio padre che mi seguiva e mi accompagnava ovunque".
E la sensazione che questa potesse essere la sua professione quando è arrivata? "Già dall'ultimo anno in Eccellenza. Mi sono reso conto di quanto fosse importante per me la competizione, la sensazione di raggiungere un traguardo importante. Una volta entrato nei professionisti sono arrivati anche gli stadi seri, i tifosi sugli spalti, eccetera. Lì ho capito che ero diventato davvero un calciatore".
Prima ha citato suo padre, ex ufficiale dell'aeronautica. Per "colpa" sua lei è nato in Belgio, a Mons... "E' vero. Era stato mandato lì per tre anni e così decise di portarsi dietro la famiglia. Diciamo che sono nato in Belgio per caso, anche perché ci sono rimasto solo per i primi tre mesi della mia vita. Non ricordo niente della cittadina in cui sono nato e non ci sono mai tornato. Non nascondo, però, che appena avrò un po' di tempo mi piacerebbe tornarci. Sono curioso di vedere, assieme ai miei figli, il luogo dove sono nato".
Nella sua carriera da calciatore ha calcato i campi di praticamente tutte le serie, tranne la vecchia C1. Tutte avventure con squadre del nord. Mai avuto opportunità con club del sud? "Una volta, a dire il vero, sono stato molto vicino ad una società del sud. Era il Palermo, nel gennaio del 2004. Io ero alla Triestina e i rosanero cercavano un attaccante per completare un reparto già composto da grandi giocatori come Luca Toni. Purtroppo, però, la trattativa non si concretizzò, per colpa di altre persone, e persi un treno importante per la Serie A. Il destino ha voluto che quello stesso treno arrivasse qualche stagione più tardi".

Un'altra possibilità che le si presentò per un radicale cambio di carriera fu durante i suoi due anni al Rimini quando bussò alla porta il Rubin Kazan. "In quel caso fui io a non spingere più di tanto per il completamento della trattativa. Il Rubin non era il club che è oggi, anche se a livello economico sarebbe stata un'opportunità importante. Con il senno del poi, forse rimpiango un po' di non aver colto quell'occasione. Visto il panorama generale del calcio italiano non sono mai stato uno di quelli che ha guadagnato tanto e non ho problemi a dirlo. A quell'epoca, però, ha vinto la voglia di coltivare il sogno della Serie A rispetto a tutto il resto".
Meramente sul piano dei risultati, invece, qual è il rimpianto maggiore? "La stagione di Cesena. Per me fu una delle migliori stagioni sul piano del rendimento personale, ma la squadra non riuscì ad evitare la retrocessione. Tutto andò storto. Avrei preferito qualche qualche gol in meno pur di salvare la squadra".
Dovendo scegliere una persona, un collega, con cui rappresentare e raccontare la sua carriera, viene facile pensare a Stefano Pioli. Cosa c'è alla base del vostro rapporto? "Siamo due persone vere, che si dicono le cose in faccia e che si rispettano l'uno con l'altro. Il resto viene da sé. Quando abbiamo lavorato insieme, poi, abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi prefissati. Per il resto bisogna chiedere al mister Pioli..."
Tecnicamente, anche se ha il fisico da centravanti di sfondamento, lei è una seconda punta con un'ottima tecnica. "Adoro toccare il pallone e gestire le mie giocate. Per questo ho sempre fatto l'attaccante, anche se in posizioni spesso diverse fra loro: da seconda punta classica con un trequartista alle spalle, a punta unica, fino all'attaccante esterno".

Ma il suo ruolo naturale qual è? "Non lo so più neanche io... (ride, ndr). Quello che serve lo faccio. Se fai il centravanti tocchi meno palloni ma segni di più, mentre se stai qualche metro più indietro hai maggiore possibilità di lavorare il pallone, puntando l'uomo, creando la superiorità numerica e aiutando così la squadra. La giocata bella da vedere mi piace farla, non lo nego, ma sempre al servizio del gruppo".
Qualche tempo fa Alessandro Costacurta dei suoi colpi disse: "In quanto a bellezza dei gol che realizza, Moscardelli non ha nulla da invidiare a Maradona o a Messi". Parole pesanti... "C'è chi crede che sia una cosa inventata, maCostacurta le ha fatte davvero quelle dichiarazioni. Ovviamente con le dovute proporzioni visti i mostri sacri che ha tirato in ballo".
Sarà per questo che ha scelto di prendere la maglia numero 10 del Bologna in questa stagione. Quella che fu di un certo Roberto Baggio... "Non c'entra niente. Più semplicemente mi sembrava strano che una squadra non avesse un numero dieci. Lo scorso anno lo aveva Gilardino che però se n'è andato. E' arrivato Bianchi, che ha voluto la nove, e a quel punto ho pensato "ok, ho capito. Mi sacrifico io". Avevo avuto il 10 già a Piacenza, ma mai in Serie A. E poi un 10 del genere, in una squadra come il Bologna che ha avuto nella sua storia tanti campioni. Chi me l'ha fatto fare? E' vero.. ma alla fine quando scendi in campo non pensi al numero di maglia che indossi".

Sul piano della scaramanzia, invece, com'è messo? "Niente di particolare. Ho solo due riti: quello di entrare in campo per ultimo e quello di mettere sempre il parastinco sinistro prima del destro. Per il resto non ho altro".
Neanche un'esultanza particolare? "Ne avevo preparata una, con un pettinino e un tonico che avrei dovuto prendere in panchina per sistemarmi la barba, ma quando poi ho segnato non l'ho fatta".
Finora abbiamo parlato del Davide Moscardelli calciatore. Chi è, invece, il Davide Moscardelli uomo? "Sono un ragazzo semplice, normale, che fa le cose che ogni persona della mia età fa quotidianamente. Abito a pochi passi dal centro sportivo del Bologna e con la mia famiglia vivo una vita normalissima in una città che ti aiuta molto sotto questo aspetto".
l suo peggior difetto? "Dovreste chiedere a mia moglie, ma sono bene cosa risponderebbe lei. Ovvero che sono come Furio, il personaggio di Carlo Verdone in "Bianco Rosso e Verdone": un po' pesante, attento a tutto, pignolo. E' vero che i dettagli spesso fanno la differenza, ma portata all'estremo è una cosa che può dar fastidio".
In linea generale un calciatore è sempre molto esposto ai mezzi d'informazione. Lei però attraverso i social network è diventato un vero e proprio fenomeno mediatico che su Twitter conta oltre 81mila follower. "Ho iniziato con Facebook, ma solo a livello personale. Tanto che non ho ancora un profilo ufficiale. Ci sto lavorando, lo seguo personalmente e presto arriveranno notizie. Su Twitter, invece, ho iniziato un po' per caso, senza neanche saperlo usare bene. Nel giro di breve tempo, però, fra la barba e qualche video simpatico pubblicato la scorsa estate tutto si è amplificato".

Lo stesso destino di "FlyBeard", la sua linea d'abbigliamento. "Anche in questo caso è stato tutto casuale. Assieme a mia moglie ci accorgemmo che giravano magliette con la mia faccia e la barba, così abbiamo pensato di creare qualcosa direttamente noi. Mia moglie ha sempre avuto il desiderio di portare avanti una linea d'abbigliamento, ma non ci saremmo mai aspettati che nei primi venti giorni sarebbero arrivate oltre 550 richieste di spedizioni. Povera lei... Non sapeva più come fare e siamo stati anche costretti a trasformare una delle camere dei bambini in un magazzino... (ride, ndr)".
C'è già in ponte qualche novità? "Non so se posso rispondere, dovrei chiedere a mia moglie. Diciamo che qualcosa c'è, di molto simpatico. Arriverà nelle prossime settimane".
E dei tifosi che espongono striscioni del tipo "Prandelli chiama Moscardelli" a molte gare della Nazionale che ne pensa? "Che si sta davvero esagerando... (ride, ndr)".







