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Incredibile al Milan: due tesserati sono in posizione molto precaria. Conte, Marotta e tutto quel che non vi hanno detto sul rapporto privato tra i due bianconeri. Tre faccende spinose che fanno tremare l'Inter di Thohir. E sulla Roma...

Incredibile al Milan: due tesserati sono in posizione molto precaria. Conte, Marotta e tutto quel che non vi hanno detto sul rapporto privato tra i due bianconeri. Tre faccende spinose che fanno tremare l'Inter di Thohir. E sulla Roma...  TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 29 ottobre 2013, 00:002013
di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista tv per Sportitalia, Mediaset Premium e Telelombardia.

La storia di Vito Favadura ormai la conoscete un po' tutti. Rapido riepilogo per i pochi che ignorano la vicenda.
Il Favadura, soggetto dal nome importante, prende per il naso Conte sul profilo twitter di Stadio Sprint.

StadioSprint: "domande per Conte?"
Vito Favadura: "sì, che si tolga il parrucchino".
StadioSprint: "povero, con tutti i soldi che ha speso per il trapianto...".

Poi la pezza: "Stadio Sprint e il conduttore Enrico Varriale prendono le distanze da quanto postato oggi. Si è trattato di un'intrusione".

Due appunti al Favadura e poi andiamo al nocciolo della questione.
1) "Sì, che si tolga il parrucchino" non è una domanda, ma un ordine. Favadura, ti mancano le basi.
2) Il mio amico Franco Mezzamiccia chiede un incontro per un gemellaggio dell'ultim'ora.

Ora, il succo. Ci si chiede perché Conte sia incavolato con i media come un lupo maremmano. La risposta è tutta nella faccenda Favadura: Antonio sa che nei suoi confronti c'è una sorta di accanimento che va al di là dei presunti scontri con Marotta. Che i due abbiano idee e visioni diverse su quel che accade nel mondo pallonaro è un dato di fatto, ma è vero anche che solo per Conte si sprecano imitazioni di comici più o meno bravi, battute al veleno, generali rotture di balle. Consigliamo a Conte di farsene una ragione e evitare accuratamente l'accostamento con tal Josè da Setubal, per qualcuno San Josè. In fondo il mister sa bene che la stupidata detta dai più ("Antonio concentra su di sé l'attenzione per tenere al riparo la squadra") è, appunto, una stupidata.
La questione, al limite, è un'altra: quante possibilità ci sono di vedere Conte sulla panca bianconera anche la prossima stagione? Poche in verità, e questo a prescindere dalle (legittime) frasi di circostanza del sciur Marotta.
Non è più un discorso legato agli scudetti vinti e da vincere, ma un altro legato alle caratteristiche del mister tanto odiato dal Favadura. Conte non è tecnico della "stirpe Ferguson", del genere cioè che mette le radici; somiglia molto di più (e qui ci tocca riproporre l'accostamento) a Mou, che arriva, lavora, spreme e si spreme e, infine, deve cambiare aria. Non per mancanza d'amore, ma per mancanza di stimoli. In ogni caso ribadiamo il concetto: processare un tecnico che in 9 giornate ha messo insieme 7 vittorie e un pareggio sembra francamente un'esagerazione. La Champions? Chi scrive crede al passaggio del turno per tutte e tre le italiane.

Prima di arrivare al cuore di codesta articolessa, credo sia doveroso fare un passo indietro. Alla piccantissima faccenda Ventola, per intenderci. Molti di noi quando hanno letto la risposta di Thohir alla domanda "chi ti piace dell'Inter", hanno avuto reazioni scomposte, persino isteriche: c'è chi non ha ancora smesso di ridere, chi ha detto "grande intenditore il Thohir", chi ha aperto il cassetto dei ricordi per elencare pipponi a caso (Vampeta, Gilberto, Caio, Rambert e via andare...). Il sottoscritto molto banalmente aveva capito "Vendola", con la D, presidente di Sinistra Ecologia Libertà (non garantisco, ma forse qualche presenza l'ha fatta per davvero in tandem con Conceicao o Hakan Sukur). Lo stesso Ventola, alla notizia, pare sia trasalito: "Ha detto Vendola vero?". E la moglie Kartika: "Credo Flavia Ventola, la soubrette". E la madre indonesiana: "Ma no, ha chiesto informazioni sul tempo a Milano, c'è vento là?". E mio nonno, asmatico cronico e parecchio incazzoso: "Passami il Ventolin orcazozza!". Insomma, nessuno credeva alla faccenda Ventola, poi confermata con tutti i crismi.
La questione può apparire banale solo in apparenza e ben si sposa con Erick che si fa la foto ricordo assieme all'ex giocatore dell'Nba Iverson e la maglia numero 3 dell'Inter.
Ora, saranno anche dettagli, ma un patron che dice Ventola e non - chessò - Ronaldo o Djorkaeff (se proprio vuoi fare il naïf è concesso Recoba...); un patron che regala la maglia nerazzurra numero 3 senza sapere che la stessa è stata ritirata in ricordo di tal Giacinto Facchetti, deve far riflettere. Diciamola tutta: con buona probabilità Erick Thohir sa di calcio come il Favadura di galateo e bei cognomi. Che poi il problema non è neanche questo, in fondo l'indonesiano viene qui a fare affari, mica a vincere il quiz a premi sulla serie A. Il problema è che il calcio, in Italia, non è un affare. Non lo è mai stato, soprattutto per chi ha provato a vincere e magari qualche volta ha persino aperto la bacheca.
Thohir viene certamente con le migliori intenzioni, ma non è un "innamorato". Moratti lo era, anzi, lo è, e per l'Inter ha staccato assegni da far venire i brividi. Operazioni contro la logica, sia chiaro. Thohir non farà lo stesso perché per l'indonesiano l'Inter non è il cuore, ma il portafoglio. L'Inter, per Erick, deve diventare logica. Chi avrà il coraggio di dirgli che l'inno del suo nuovo club si intitola non per caso "Pazza Inter"? Il Favadura? Difficile.
E allora tocca sperare in Walter il mago, uno che qualche piccolo miracolo l'ha già fatto. C'è chi sospetta che il vecchio Jonathan sia stato rinchiuso in uno scantinato di San Siro per far giocare una controfigura del brasiliano. Lo stesso Nagatomo, in realtà, fa piadine in un baracchino a Cinisello. In campo c'è suo cugino forte, colpevolmente scartato al primo provino. Ma soprattutto pare che Mazzarri Walter alla fine del match col Verona, non sazio di imprese, abbia recuperato l'antico vaso dell'Amaro Montenegro. Gli archeologi ci provavano da anni ma ormai erano troppo sbronzi. Ci ha pensato Walter, che in caso di successo questa sera con l'Atalanta si offre di dipingere "la parete grande" del signor Pennello Cinghiale. Nessuno aveva mai osato tanto.

E ora basta cazzeggiare. Tocca dire qualcosa di serio sul Milan e soprattutto su Mario, perché un articolo senza Balotelli, nel 2013, non si può definire tale.
1) Mario c'ha la Ferrari con l'Arbre Magique e i macchinoni, ma non è che sia un gran pilota. Finché sfasciava auto in Inghilterra aveva la scusa della guida a destra, ma se tampona in centro a Brescia merita un esame supplementare alla scuola guida. Chissà a cosa pensava...
2) Con buona probabilità l'indolente bomberone aveva calcolato male la distanza di sicurezza, mentre Galliani misurava col centimetro i metri rubati da Parolo sulla fatal punizione di Parma. Legittimo, per carità, ma forse l'ad (o Allegri, per carità) farebbe meglio a bacchettare il bel Matri: non ci si sposta dalla barriera, che tanto alla Nargi il fidanzato piace lo stesso anche se si scompiglia l'acconciatura.
3) L'unico rossonero in palla sembra Kakà, che da par suo al momento pare un po' spaesato. Pare che in gran segreto abbia rivelato: "Ma non è che quando ho detto "voglio tornare a giocare in Italia" hanno inteso con la squadra dei Ringo Boys?".
4) Se non arriverà la scossa nelle prossime tre partite (Lazio, Fiorentina e Barcellona), per il Milan non ci sarà più speranza di rimonta. E questa volta Allegri rischierà davvero (Super Pippo si scalda...). E oltre a Max rischieranno tutti: niente Champions significa addio al pareggio di bilancio, una prospettiva che impone almeno un grande sacrificio. El Shaarawy a oggi è senza mercato, Balo dopo un grande Mondiale può valere oro. Raiola s'è già mosso, ma non è detto che sia lui a dirigere le operazioni. Al Milan delle balotellate sono parecchio stufi...

Ps. Con colpevole ritardo ringrazio l'ufficio stampa dell'As Roma - primissima in classifica - per avermi contattato in merito all'articolo in cui lisciavo il pelo al ds Sabatini dicendo "quanto è bravo, quanto è bello, mi par quasi un fotomodello" (cose che penso per davvero tra l'altro). Ringraziamenti davvero graditi (sarà che di solito mi chiamano per chiedermi se mangio pane e benziodiazepine).

Ps.2 Favadura, la mamma da piccino mi diceva "can che abbaia non morde". Arrenditi.