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Pjanic tra lacrime e riscatti: il piccolo Principe ora è un Re

Pjanic tra lacrime e riscatti: il piccolo Principe ora è un ReTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
sabato 19 ottobre 2013, 07:002013
di Raimondo De Magistris

Ci sono giorni che non puoi dimenticare e lacrime che attendi da una vita. Momenti in cui anche davanti alle telecamere preferisci emozionarti e abbracciare l'intervistatore piuttosto che parlare della partita. Ci sono calciatori le cui storie non possono passare inosservate e video come quello in cui Miralem Pjanic scoppia in lacrime dopo la vittoria contro la Lituania che non puoi non vedere e approfondire se ami questo sport.
Perché 'Mira' quel momento lo aspettava da una vita, da quando a 13 anni prese un bus per fare un viaggio di circa 20 ore dal Lussemburgo alla Bosnia solo per andare allo stadio a vedere la Nazionale. Un momento chiave della sua vita e della sua carriera, quello in cui decise che non avrebbe giocato per altre nazionali (ha triplo passaporto) perché quella è la sua gente, anche se è andato via a due anni.

Anche per questo motivo quella di martedì scorso per Pjanic è stata una giornata indimenticabile. La grande festa di un popolo giovane che vive di calcio e che grazie al calcio ha vissuto giorni di riscatto e notorietà. La prima volta a un Mondiale 20 anni dopo un referendum che portò all'indipendenza, ma anche all'inizio di una guerra durata fino al '96.
Anni di assedi e stragi che Fahrudin Pjanic (a sua volta calciatore) decise di non far vivere alla sua famiglia trasferendola già nel 1991 in Lussemburgo.

FC Schifflange 95, Metz, Olympique Lione e Roma. La carriera di Pjanic è tutta qui, tra Lussemburgo, Francia e Italia, paese che in estate ha rischiato seriamente di lasciare. Era il 9 luglio quando la squadra si riunì a Trigoria e Pjanic risultò tra i calciatori più contestati. 'Te ne devi annà', fu uno dei commenti più garbati rivolti al calciatore mentre entrava nel centro sportivo Fulvio Bernardini. Le offerte non mancavano, la possibilità di un addio era reale. A salvare capre e cavoli fu Rudi Garcia che preferì nelle settimane successive il sacrificio di Erik Lamela a quello dell'ex Lione.
Da allora sono passati tre mesi e dieci giorni che somigliano a secoli. Merito del calcio, sport che se hai talento ti dà la possibilità di riscattarti in fretta. E a Pjanic - anche grazie all'aiuto della settimana perfetta - è riuscita esattamente questa impresa. Dopo aver contribuito al riscatto di un intero popolo per il bosniaco è arrivato quello tutto personale. Una punizione degna del suo maestro Juninho Pernambucano per aprire le danze, un rigore per chiudere i giochi e regalare alla Roma l'ottava vittoria in otto partite. Ora nessuno ha più dubbi su quale sia il ruolo del 'Piccolo Principe' in questa Roma: una pedina insostituibile e un campione da preservare. Magari con un rinnovo di contratto.