Lazio, Caso: "Pioli è riuscito a dare un'identità alla squadra"
Bel gioco ma pochi punti raccolti. Due facce della stessa medaglia. L'ex allenatore della Lazio, Domenico Caso, ai microfoni di Radio IES, ha commentato l'inizio di stagione dei biancocelesti.
"Giocare bene se non arriva il risultato, putroppo, conta poco. Io preferisco sempre il bel gioco al risultato ma in Italia si guardano solo i punti. Mi piacciono le idee di Pioli ma una squadra forte come la Lazio non può permettersi di commettere errori tattici come quelli di Milano che sono costati una sconfitta. Contro il Genova la Lazio non ha perso per gli infortuni o la stanchezza. Ha perso perche aveva di fronte una formazione che ha saputo soffrire e coprirsi. Se giochi con difesa così alta devi avere difensori di alto livello ma devi anche capire quando è il momento di rividere qualcosa, anche a partite in corso. Ci sono momenti dove un allenatore deve essere pronto a cambiare atteggiamento. A Milano De Vrij sbaglia la lettura sul primo goal, tatticamente l'errore sta in partenza. Lui doveva essere attaccato all'avversario. A Genova è mancato il cinismo, un errore in zona goal cambia le storie delle partite. Pioli contro l'Udinese deve mantenere lo stesso atteggiamento perchè adesso è riuscita a trovare un'identità ben precisa. Però attenzione se si continuano a prendere certi goal si brucia tutto il lavoro fatto. Tatticamente non possono più essere commessi errori così macroscopici. Il pensiero di Pioli adesso è di non concedere campo e imporre il suo gioco. Per farlo la squadra deve seguirlo e supportarlo, i difensori devono essere sempre corti e attaccare sempre l'uomo che riceve palla. Si deve entrare in un'ottica di gruppo, tutti devono metabolizzare che per esprimere questo concetto di calcio devono essere tutti concentrati e fare ogni singolo movimento in chiave corale. Quando la squadra è proiettata in avanti i difensori devono rischiare attaccando ogni pallone nell'uno contro uno con cattiveria e personalità. L'esempio è quello della Roma che lo scorso anno giocava con due terzini molto offensivi. Castan e Benatia hanno dimostrato che se i centrali attaccano con ferocia l'avversario appoggiando la fase offensiva dei compagni si può giocare così. E' un rischio ma Pioli deve convincerli che è l'unico modo per sostenere il suo canovaccio".
Undici giocatori a disposizione, una squadra sull'orlo del fallimento e nessuna certezza. Era il 2004, la Lazio partì per il Giappone senza sapere se ci sarebbe stato un presente. A guidare quella squadra c'era Mimmo Caso: "Era una situazione complicatissima. Io accettai, per me era un'esperienza entusiasmante. Siamo partiti per il Giappone con la consapevolezza di poter ricevere in ogni momento una chiamata che ci annunciasse il fallimento della Lazio e noi eravamo pronti a tornare a Roma. Quei ragazzi da Peruzzi a Muzzi e tutti gli altri hanno voluto che fossi io l'allenatore. Io li ringrazierò a vita perchè non succede mai che siano i giocatori a scegliere l'allenatore. Invece loro chiamarono Lotito dicendo che volevano che ci fossi io su quella panchina. Porterò quell'esperienza sempre nel mio cuore per me fu un'avventura straordinaria".